Imprenditele italiano nelle mani della guerriglia

Imprenditele italiano nelle mani della guerriglia L'uomo, originario di Bergamo, aveva costruito in America Latina un impero nel settore alimentare Imprenditele italiano nelle mani della guerriglia Rapito da un commando in Colombia per ottenere il riscatto BERGAMO. Nessuna richiesta di riscatto finora alla famiglia bergamasca dei Sesana, a Bogotà, dopo il sequestro - avvenuto sabato pomeriggio - dell'ultimo dei fratelli, Giovanni, di 51 anni, sposato, padre di due figli, socio della maggiore azienda agro-alimentare della Colombia (con i fratelli Arturo e Lorenzo), personaggio di primo piano nell'imprenditoria dell'America Latina, già corridore motociclista ed automobilista. Giovanni Sesana è stato rapito a Melgar, una cittadina di 10 mila abitanti a circa 250 chilometri da Bogotà. Si trovava a Melgar per passare il fine settimana nel controllo della costruzione di un complesso residenziale dove sarebbe andato ad abitare. Sesana risiede a Bogotà, così come i suoi fratelli. D'un tratto hanno fatto irruzione una quindicina di guerriglieri, uomini armati in tenuta da combattimento, i quali hanno caricato su una loro auto l'imprenditore bergamasco portandolo via. Da quel mo¬ mento sono scattate le ricerche in tutta la Colombia ma senza esito. Si sospetta che gli autori del gesto siano elementi di sinistra impegnati nel cosiddetto «settembre nero», appartenenti al Fare, Forze armate rivoluzionarie colombiane, il maggiore dei gruppi di questo tipo nel Paese. Ma non vi è certezza su questa circostanza. E' sicuro invece che non risulta arrivata nessuna richiesta di pagamento di riscatto. Giovanni Sesana appartiene ad una famiglia orobica che più di ogni altra forse ha conquistato nel mondo un ruolo di grandissimo rilievo, particolarmente nell'America Latina. I tre Sesana - dapprima Arturo, il più anziano, fondatore del gruppo, poi Lorenzo e quindi Giovanni hanno «creato» con una serie di società la produzione di un alimento che rappresenta il cibo base del popolo colombiano, la farina precotta per la preparazione della cosiddetta «arepa». La farina precotta era alla portata di tutte le tasche e riscattava finalmente - grazie all'introdu¬ zione produttiva dei pastifici Sesana - le donne da una schiavitù quotidiana che le piegava a lavorare su un pugno di mais. Oggi i Sesana sono i titolari della «Promasa», il nome della loro maggiore azienda, che controllerebbe più del 60 per cento della produzione di farina nel Paese. Attualmente essi posseggono fabbriche, mulini, pastifici (il più noto è il Doria, in omaggio al famoso incrociatore italiano); le loro attività fatturerebbero - come si legge nel volume di Ferruccio Arnoldi «Cinquanta storie di bergamaschi nel mondo», una delle quali è centrata appunto sui Sesana - «miliardi ogni anno dando lavoro e benessere a migliaia di cittadini colombiani». Giovanni Sesana - tuttora molto conosciuto a Bergamo - ha lasciato questa città nel 1970, dopo aver avviato per alcuni anni un'affermata attività meccanica in via Galgario ed essere stato anche un promettente corridore motociclista. Ora Giovanni è non solo un imprenditore di grande no¬ me ma anche un corridore automobilista. Anni addietro era considerato il «numero uno» dell'automobilismo colombiano e per cinque anni aveva vinto regolarmente tutti i campionati nazionali a cui aveva partecipato. Dal libro di Ferruccio Arnoldi si apprende che Giovanni Sesana è attualmente il responsabile della manutenzione di tutti i macchinari delle aziende del gruppo e della qualità dei prodotti. La fortuna dei Sesana è iniziata nel 1952 quando il fratello maggiore Arturo, ha lasciato Bergamo in compagnia di un concittadino, partendo per la Colombia - di cui aveva sentito vagamente parlare - portando con sé - come si legge nel volume di Arnoldi - «quattro soldi, tante speranze e una piccola macchina per la produzione della pasta». Proprio da questa macchina è partita poi la creazione del colosso industriale agroalimentare più importante della Colombia. Amanzìo Possenti