Officia Papa Wojtyla concelebra Marcinkus

Il Pontefice a Kaunas: no al consumismo Il Pontefice a Kaunas: no al consumismo Officia Papa Wojtyla concelebra Mardnkus KAUNAS Giovanni PaoloDAL NOSTRO INVIATO E chi c'è alla destra del Papa? Proprio lui, Paul Marcinkus, alla sua prima uscita ufficiale dopo quei lontani giorni del 1982, quando fu costretto ad abbandonare il posto che aveva fatto la sua fortuna, di organizzatore dei viaggi papali, prima di Paolo VI e poi di Giovanni Paolo II. Fino a quando lo scandalo dello Ior, i mandati di cattura, il rifugio nelle mura vaticane e infine l'«esilio» in una tranquilla parrocchia di Phoenix, New Mexico, «in cura d'anime» lo hanno fatto sparire dal palcoscenico vaticano. L'ex presidente della banca vaticana, di genitori lituani, è giunto per la prima volta della sua vita nel Paese dei suoi avi, insieme a una delegazione di sacerdoti statunitensi. Viene con deferenza annunciato nelle cerimonie, come «sua eccellenza l'arcivescovo Paul Marcinkus, con i cari ospiti dall'America»; concelebra, e ieri troneggiava, il fisico gigantesco ben tenuto in forma dai campi di golf di Phoenix, in zucchetto viola fra un bouquet di cardinali, arcivescovi e vescovi. Giovanni Paolo II ha altri pensieri, e li ha espressi ieri a Kaunas, la capitale «provvisoria» ai tempi (Anni 20) dell'occupazione militare polacca, il cuore del Paese. Lo attendeva un benvenuto singolare, che ha provocato grande costernazione nella sicurezza. Mentre il corteo papale procedeva dall'aeroporto al Parco Santaka, dove i fiumi Neris e Nemunas mescolano le proprie acque su fondali di betulle e pini rossi, un uomo di 42 anni, Albertas Gruzackas, dalla sua finestra ha sparato un razzo con una pistola da segnalazione. Non si può sapere se Gruzackas volesse attualizzare la profezia di Nostradamus (il sangue di un Papa versato alla confluenza di due fiumi) perché la polizia, che ha subito fatto irruzione nel suo appartamento, l'ha trovato in uno stato profondo ed evidente di ubriachezza, e non ha potuto «avere nessuna ragione plausibile del suo gesto». La pioggia e il freddo hanno inseguito Giovan¬ a Kaunas ni Paolo II fino a Kaunas, e l'hanno finalmente raggiunto nel pomeriggio. Nella città che, secondo il cardinale Sladkevicius, «è il simbolo dell'identità nazionale, della sua dignità e della sua libertà», Giovanni Paolo II ha lanciato il suo allarme più nuovo, lo slogan della crociata a Occidente. La Lituania, ha detto, «dopo aver subito gli influssi deleteri dell'ideologia marxista affronta ora l'impatto con un altro tipo di cultura, apparentemente meno aggressiva, ma in realtà non meno insidiosa, perché attraversata da un materialismo pratico che attenta alle radici stesse dell'esperienza religiosa». Dice Sigitas Tamkevicius, uno dei preti deportati in Siberia, ora vescovo: «Abbiamo riconquistato la libertà. Ma se per qualcuno la libertà ha voluto dire poter espandere il proprio orizzonte, altri hanno pensato che potevano evitare ogni responsabilità di fronte a Dio e agli uomini. I nostri giovani, nella loro sete di libertà, cercano avidamente qualunque cosa venga dall'Occidente». E' uno scenario già vissuto, la bruciante delusione patita dal pontefice nella «sua» Polonia. «La felicità - ha ammonito i giovani ieri - è cercata invano da chi ascoltando i richiami di falsi profeti, si incammina sulla strada del consumismo, del permissivismo morale, dell'egoismo coltivato come stile di vita, dell'indifferenza religiosa. Cercano invano la felicità e si espongono a gravi delusioni quanti sperano di trovarla nelle sette che manipolano l'uomo, proponendo forme di magia». Tutto il mercato dell'Occidente - anche quello spirituale - si riversa oltre i muri abbattuti; ma ha detto il card. Sladkevicius, i bisogni primari sono più elementari. «Le difficoltà provate nella transizione da un sistema sociale all'altro hanno obbligato anche cristiani sinceri a occuparsi sempre di più di ciò che si mangerà. Non ogni giorno ci ricordiamo che l'uomo non vive di solo pane». Marco Tosarti Giovanni Paolo II a Kaunas

Persone citate: Giovanni Paolo Ii, Paolo Vi, Papa Wojtyla, Paul Marcinkus