8 settembre «Roncalli voleva la riconciliazione»

8 settembre, «Roncalli voleva la riconciliazione» Monsignor Capovilla rivela un inedito del futuro Papa Giovanni, mentre infuria la polemica 8 settembre, «Roncalli voleva la riconciliazione» Stretta di mano fra partigiani e repubblichini? Scalfaro tace ROMA. Otto settembre senza riconciliazione tra partigiani e repubbuchini di Salò? Dopo la lettera «pacificatoria» scritta a Scalfaro dal generale Poli (per chi ha combattuto la guerra di Liberazione) e Cesco Giulio Bagnino (leader dei reduci della Repubblica sociale), si attende la decisione del Capo dello Stato. Ma il Quirinale tace e non è chiaro se domani dovremo registrare la storica stretta di mano tra il rappresentante dei combattenti per la libertà e quello degli ex militanti della Rsi. Infuria, invece, la polemica, con reazioni negative di partigiani e storici, mentre monsignor Loris Capovilla, già segretario particolare di papa Giovanni, fa conoscere una lettera scritta nel 1955 dall'allora cardinale Angelo Roncalli, favorevole ad una «pacificazione». «Francamente non vedo cosa ci sia da riconciliare - sostiene Luciano Lama (pds), vicepresidente del Senato -. Auspico che il Presidente della Repubblica non dia seguito a una "riconciliazione" di questa fatta che è da escludere e da evitare». Ed ai missini Rauti e Tremaglia favorevoli alla stretta di mano, Lama replica sottolineando: «Si pensa di costruire una sorta di "nuova destra" per le prossime elezioni e si cerca la benedizione dell' antifascismo». «Decisamente contrario a un simile gesto demagogico e propagandistico» è anche il senatore Ugo Pecchioli (anch'egli della Quercia), ex comandante partigiano: «E' un maldestro tentativo di revisionismo alla De Felice». Netta contrarietà viene espressa, infine, dai presidenti delle associazioni partigiane Gerardo Agostini, Arrigo Boldrini e Paolo Emilio Taviani, che ringraziano fra l'altro Norberto Bobbio, Leo Valiani e Alessandro Galante Garrone per le prese di posizioni contro «una antistorica riconciliazione con il fascismo». Interventi che non sono piaciuti a Cesco Giulio Baghino: «La richiesta di udienza al Capo dello Stato era provocatoria? Comunque - sostiene - è fatta senza rinunce, senza rivendicazioni, senza volere rinfacciarsi torti o prepotenze. A questo punto cosa possono fare i due combattenti proponenti? Attendere una voce dal Quirinale». Ma Scalfaro tace e non vuole pronunciarsi nemmeno Francesco Cossiga, che ricaccia la patata bollente fra le mani del suo successore: «Io, repubblicano per convin¬ zione, professione e tradizione, per una cosa sono monarchico: così come diceva Vittorio Emanuele II, cioè che "in Casa Savoia si regna uno per volta". La mia tesi è che nella Repubblica italiana si è presidenti uno per volta; quindi, questo è un problema di Scalfaro». La lettera del cardinale Roncalli, futuro «Papa Buono». In uno scritto inedito, datato 9 aprile 1955, il porporato caldeggiava all'arcivescovo di Udine, monsignor Nogara, il suo modus vivendi: «Quanto alle vittime (della guerra civile, ndr) troverei bello e confortante per tutti gli italiani un solenne atto di preghiera e di suffragio, a propiziazione di tutte queste anime che si sono sacrificate da una parte e dall'altra della barricata. In faccia alla morte quelle sono anime di fratelli e sono placate. E' giusto che i superstiti approfittino spiritualmente dei frutti dal loro insegnamento e dal loro sacrificio» Quale decisione prenderà Scalfaro in queste ultime ore? [m. tor.l Papa Roncalli In una lettera del 1955 sosteneva l'opportunità di una riconciliazione fra combattenti per la libertà e repubblichini

Luoghi citati: Roma, Udine