Murialdi: basta sprechi Altre teste cadranno di Lorenzo Del BocaPaolo Murialdi

Murialdi: basta sprechi Altre teste cadranno Murialdi: basta sprechi Altre teste cadranno NUOVO CORSO CON POLEMICHE BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO «E' caduta una testa in Rai ma altre dovranno seguirla. Non si può pagare lo stipendio a chi non lavora o a chi non serve: il debito dell'azienda non consente altri sprechi». «Non è stata presa nessuna decisione circa il futuro dell'informazione pubblica, ma non ci sarà un unico tg e non ce ne saranno tre», dal che sembra di capire che il destino dei tg è di essere due. E' risoluto il Paolo Murialdi che si presenta come amministratore dell'ex impero Rai. Determinato, combattivo, incurante delle critiche e, tuttavia, non ansioso di essere un bersaglio di maldicenze. Dunque questa Rai? «E' in una situazione ancor più disastrosa di quanto si potesse pensare. Il deficit sarà superiore ai 350 miliardi, il che toghe ogni possibile illusione sulla possibilità di procedere con cautela. Occorre una cura drastica. Non si può fare come una volta quando i dirigenti andavano dai governi per chiedere un "una tantum" e mettere delle toppe. I tempi sono grami per tutti. Soldi non ce ne sono nella finanza pubblica, ce ne sono pochi in quella privata e pochissimi nelle tasche della gente. Bisogna risparmiare a tutti i costi». Sacrifici che rischiano di essere mutili? «No, questo no. Ce la faremo. E' una situazione difficile, ma non catastrofica. Quella che abbiamo davanti e che ognuno di noi ha accettato, è una scommessa: deve essere giocata in due anni, non di più, ma le premesse per riuscire ci sono. Si può farcela davvero». La politica della lésina? «C'erano 56 centri di spesa autonomi e indipendenti fra loro. Non esisteva una figura di controllore dei conti in grado di verificare compatibilità economiche. Sia chiaro: non penso ad un ragioniere che faccia i tg. Ho tanto rispetto per rinformazione e per il lavoro dei direttori. Loro faranno i tg, ma un signore che dica se i soldi ci so¬ no o no, quello deve esserci». Una Rai con dei buchi nel personale è una novità? «La Rai ha una struttura dirigenziale da far spavento. Ho chiesto che si facesse una delibera di una riga: è vietato avere più di un vice. Quando uno non aveva più ruolo, veniva assegnato al direttore o al presidente. Dematté ha messo per iscritto che tutta quella gente non gli serviva. Poteva fare l'assistente di se stesso». E per i giornalisti? «Per i giornalisti ho chiesto che venisse fatta chiarezza ad una serie di situazioni anomale di chi aveva un doppio incarico. Alcune situazioni sono brutte, come, per intenderci, chi aveva lo stipendio Rai per lavorare altrove». Quanti sono? «L'ho fatta anch'io questa domanda e mi hanno risposto 11 o 12. Troppi. Questi hanno comunque già ricevuto una lettera in cui si chiede loro di spiegarsi, di scegliere, insomma di mettersi a posto. O dentro o fuori. "L'Indipendente" ha titolato con un "Finalmente"». Ma, contemporaneamente, «Il Giornale» ha criticato. «Mi ha criticato "Il Giornale" e una buona parte della redazione del Tg3, per cui alcuni hanno avuto modo di complimentarsi: voleva dire che stavo facendo bene». E il questionario? «Tutto un equivoco: è passato per questionario un documento che questionario non era». Cominciamo da capo. «Dovendo preparare una proposta di riassetto dell'informazione nelle sue linee generali ho iniziato dalle consultazioni fin da luglio. Sono venuti a trovarmi direttori e redattori, alcuni mi hanno dato dei suggerimenti per così dire morali ed altri li hanno messi per iscritto. Longhi ha firmato tre paginette, Curzi una con la proposta di realizzare un telegiornale rosa. Era appena morto Baldovino e diceva che avremmo potuto realizzare uno splendido servizio su Paola di Liegi. Per la pubblicità si fa di tutto: in questo non c'è differenza tra pubblico e privato». E dopo? «Dopo ho riunito una quindicina di colleghi che conoscevo come persone interessate al problema dell'azienda o che mi erano state indicate come tali. Si sa: c'è chi si impegna e chi se ne frega. Ho consegnato loro un papiro pregandoli di fare delle fotocopie nelle reda¬ zioni, distribuirlo e invitare i colleghi a fare delle proposte». Il testo indica la necessità di una informazione pluralista ma poi si accenna alla possibilità di due Tg. «E' una cosa che ha spaventato e. fatto scalpore. Però bisogna precisare che decisioni non ne sono state ancora prese. Mettetemi pure sotto la macchina della verità e verrà fuori quello che sto dicendo proprio adesso. Non c'è niente e di certo il Tg non verrà unificato». Quanto al Tg3? «Conosco il Tg3 e l'audience che al Tg3 viene assicurata. Sarei pessimo amministratore se non ne tenessi conto. Ma tre tg non sono una risposta giusta alle necessità della libera informazione e dell'informazione pluralista. Il pluralismo deve essere assicurato in altro modo. Intanto perché va oltre il numero di tre e se ci si ferma a tre tanti sarebbero esclusi. Noi dobbiamo creare nuove regole per dare un futuro sicuro alla Rai che ieri era addirittura compromesso e per fare in modo che questa nuova Rai renda possibile il diritto di informazione di tutti i cittadini». Lorenzo Del Boca Paolo Murialdi, consigliere di amministrazione Rai: «I Tg non saranno più tre»

Persone citate: Curzi, Dematté, Longhi, Murialdi, Paolo Murialdi

Luoghi citati: Bologna