Licenziato giornalista del Tg1

Contratti esterni e rimborsi spese nel mirino: linea dura di Demattè-Locatelli Contratti esterni e rimborsi spese nel mirino: linea dura di Demattè-Locatelli Licenziato giornalista del Tgl «Avviso» a capostruttura di Rai 2 ROMA. Un avviso di garanzia ha raggiunto il capostruttura di Rai Due, Pierguido Cavallina, responsabile per i programmi «I fatti vostri» e «Il coraggio di vivere». Cavallina sarebbe indagato nell'ambito dell'inchiesta aperta sette mesi fa dalla procura della Repubblica di Roma sui contratti stipulati dalla Rai dall'85 al '92. Sette anni in cui si nasconderebbero episodi da chiarire e che potrebbero aprire un nuovo clamoroso capitolo di Tangentopoli. La notizia dell'informazione di garanzia al capostruttura di Rai Due, ancora non confermata, si è aggiunta ieri a quella del licenziamento di un giornalista del Tgl Enrico Massidda. Una decisione del nuovo consiglio di amministrazione che dopo il licenziamento di Alberto Luna, ex amministratore delegato della nuova Eri, taglia un'altra testa. Enrico Massidda, inviato degli esteri sarebbe «colpevole» secondo l'azienda, di aver presentato note spese «truccate». Un sospetto, quello dei conti di viaggio gonfiati, che gli 007 dell'ufficio del personale avevano da tempo. E forse non solo su di lui. L'indagine sulle note spese, un controllo a campione nel triennio '90-'93, riguarderebbe infatti una lunga lista di giornalisti. E voci non confermate parlano di cinque redattori Rai particolarmente «a rischio». La pratica Massidda, che ha ricevuto la lettera di licenziamento il 3 settembre, è stata per Locatelli e colleghi un'eredità della reggenza a viale Mazzini di Pasquarelli. Dall'ex direttore generale è stata infatti firmata la prima lettera di contestazione delle accuse al giornalista. Cauto il commento dell'Usigrai: «L'unica cosa che possiamo fare - dice il segretario Giorgio Balzoni - è chiedere che queste indagini vengano fatte secondo le regole e a tutti i livelli». Il comitato di redazione del Tgl ufficialmente ancora non sa niente. «Non ci è stato comunicato niente - spiega Giulio Borrelli - né dall'azienda, né dall'interessato. Massidda risulta in ferie». Ma probabilmente oggi all'assemblea di redazione del Tgl, convocata per parlare del piano di ristrutturazione dell'informazione Rai, il licenziamento dell'inviato entrerà a far parte dell'ordine del giorno. Lui, Massidda, si prepara a dar battaglia. L'avvocatessa, Gianna Sangiovanni, ha già pronta l'impugnazione del licenziamento: «Chiederemo la reintegrazione nel posto del lavoro e i danni». L'inviato definisce tutta la storia «ridicola». «Mi hanno contestato persino una ricevuta del Polo Sud», si difende. E racconta che le contestazioni che gli fa la Rai riguardano soprattutto biglietti aerei. E proprio mentre la notizia dell'allontanamento di Massidda si diffondeva nelle redazioni dei Tg e dei Gr arrivava la tanto «attesa» lettera firmata da Locatelli che fissa le regole di comportamento per i dipendenti. Una sorta di bon ton aziendale con cui il direttore generale ricorda che «l'ufficio stampa è il solo autorizzato a svolgere il ruolo di portavoce ufficiale della Rai». E questo per tagliare di netto l'usanza di parlare tutti e di tutto che finora ha regnato incontrastata a viale Mazzi¬ ni. E soprattutto per avvertire le numerose «gole profonde» che «la comunicazione all'esterno delle decisioni aziendali dovrà essere di competenza del consiglio, del presidente e del direttore generale». Dovrebbe finire, quindi, l'era delle interviste allegre, degli scontri fra colleghi del video sulle pagine dei giornali e del divismo patinato di molti mezzibusti. Sempre nella stessa lettera Locatelli ricorda, caso mai qualcuno avesse fatto orecchie da mercante, la delibera del eda che dettava uno stop ai doppi incarichi. Per questo il direttoI re generale ha invitato i re¬ sponsabili di tutte le strutture della Rai a «comunicare entro e non oltre il 15 settembre al supporto del personale tutte le situazioni in atto di incarichi esterni, anche temporanei o non retribuiti di cui essi siano venuti a conoscenza». Qualcuno ha letto in queste righe un invito alla delazione. E in molti hanno storto la bocca. A difendere Locatelli scende però in campo l'Usigrai: «Sarebbe sbagliato - commenta il segretario Balzoni - leggere la nota come un invito alla delazione tra colleghi perché se così fosse sarebbe inaccettabile». Maria Corbi Fissate le nuove regole per i dipendenti: rivelare tutti i doppi incarichi Il direttore generale Rai, Gianni Locateli) (a lato). Sotto, il presidente Claudio Demattè

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