Country attenti ai nuovi cowboy

Country, attenti ai nuovi cowboy 8 DISCHfl Country, attenti ai nuovi cowboy e E c'è uno stile musicale che porta con sé l'idea del viaggio, dei grandi spazi da percorrere in auto, questo è il country. Mai l'aggressività di heavy metal o punk andrebbe d'accordo con le regole di prudenza del codice della strada. L'house music è fin troppo narcotizzante, la disco alienante, i ritmi caraibici eccitanti. No, il country è l'ideale compagno di viaggio con l'autoradio. E quindi, per i viaggi di fine estate, ecco alcune alcune novità discografiche in tema. Primo fra tutti un personaggio che nell'ultimo quarto di secolo ha dominato questo genere musicale: Kenny Rogers. Barbetta bianca, capelli brizzolati, ha continuato a cantare con la sua voce da baritono dolce e fluente per la classe lavoratrice bianca. Conservatore, temi intrisi di saggezza e malinconia esistenziale, ha continuato a disegnare novelle da rotocalco. Poi ha allargato i confini e si è spinto a utilizzare le coralità del gospel e l'orecchiabilità del pop. «If only my heart had a voice» (GianVBmg, 1 Cd, Lp, Me) è l'ultimo album. Dieci canzoni, una sola con la sua firma tra gli autori (quella che dà il titolo al disco). Tutte addobbate di riflessioni e buonsenso, ma con una novità: un ritorno alle più schiette atmosfere country, ad un uso tradizionale della chitarra acustica. Tipica è la ballata «Reason to go». Anche se non ha del tutto rinunciato ad inserimenti pop, come quei tocchi di tastiera e batteria elettronica in «If only my heart had a voice». Un piglio molto più moderno lo mette in mostra Bill Ray Cyrus con «It won't be the last» (Mercury, 1 Cd, Lp, Me). Poco più di un anno fa, questo ragazzotto con uno stile un po' da truzzo e una spiccata somiglianza con il tennista Agassi, era uno dei tanti giovani che si riversano a Nashville con un pugno di canzoni e tante speranze. Sperando di imitare gente come Elvis Presley, Willie Nelson, Hank Willimas. A Bill Ray Cyrus è andata di lusso. Quel grappolo di composizioni sono diventate un album, «Some I gave all», che ha venduto oltre I 12 milioni di copie, raccolto onorificenze prestigiose nel settore country. «It won't be the last» ha i tratti dell'autobiografia. In undici brani Cyrus ripercorre le sue delusioni, le sue passioni, i suoi successi e le sue sconfitte private. La vita gli ha sorriso un anno fa dopo tanti schiaffi: la separazione dei genitori a 5 anni, un repentino divorzio, tante porte sbattute da discografici, che ora stanno maledicendo il loro errore. Ma alla fine, come nella migliore tradizione hollywoodiana, che succede? Arriva il messaggio positivo, quello classico, ottimista del «sogno americano» che si realizza. Padroni di crederci o di sospettare l'opera di un abile addetto stampa. Resta il fatto di un disco con buona musica, interpretata da Cyrus con bravura, con uno stile ancora un po' acerbo. Il suo è un country moderno, spesso venato di blues a dare profondità e a sottolineare momenti drammatici. E complessivamente il disco non ha momenti deboli o, peggio ancora, cadute di tensione. Una conferma delle qualità dell'artista, che sa ben usare tonalità non proprio tradizionali del country. Prima si è evocato un grande che ha calcato le strade di Nashville, Elvis Presley. Ed ecco quattro Cd che ripresentano il «bacino più mobile della storia del rock» nelle sue esibizioni canoro-cinematografiche. «Elvis in the 90's» (Bmg Ariola) è il titolo della collana che ripresenta rimasterizzate novanta canzoni su cui è basato il mito di Presley. Da «Viva Las Vegas» a «Hey little girl» una raffica di motivi che hanno composto le colonne sonore di «Girls! Girls! Girisi», «Fun in Acapulco», «Harem Holiday», «Girl happy», «It nappened at the world's fair», «Love in Las Vegas», «Kid Galahad», «Roustabout». Alessandro Rosa >sa^J

Luoghi citati: Las Vegas, Nashville