Socrate Michelangelo e altri «scarti sociali»

Socrate, Michelangelo e altri «scarti sociali» Hiib- ili» LETTERE AL GIORNALE IL LUNEDI' BI O.d.B. Socrate, Michelangelo e altri «scarti sociali» Questo lunedì non mi è possibile mettere insieme il consueto campione di lettere su un solo tema. Non voglio, infatti, ritardare l'evasione di varie lettere interessanti. [o.d.b.l Oggi avremmo bisogno Caro Del Buono, ricordo che nei primi tempi della mia collaborazione a La Stampa, un giovinetto aveva chiesto aiuto allo «Specchio dei tempi» perché, disperato di essersi scoperto «diverso», intendeva suicidarsi. Poiché preti e medici lo avevano rincuorato con sgridate e terapie, mi ero permesso, come poeta, di tranquillizzarlo, inviando al giornale un nutrito inventario di sessualmente predestinati come lui. Non fu pubblicato. Non so se il fanciullo si è tolta la vita, ma so chi lo ha fatto in un simile caso, beffato nell'anima dalla teologia e dalla scienza. Colgo l'occasione per inviare alla signora, inorridita dal capo rabbino inglese che vorrebbe scientificamente concellare la «diversità» sessuale, alcuni nomi di quel famigerato elenco, compagni di strada di tanta vergogna. Credo che il suo orrore aumenterà: Giulio Cesare, Socrate, Saffo, Solone, Platone... e perché no? Federico il Grande, il principe Eugenio, Cristina di Svezia, e... si tenga forte, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Caravaggio, Shakespeare... per non dire oggi: Rimbaud o Palazzeschi, Ravel o Cocteau, Verlaine o Penna, Saba o Radiguet, Byron, Foster, V. Wolf, Yourcenar, e il Nobel Yeats, ecc. Mica male come «scarti sociali da tener lontano»! Ho pensato un attimo a Lord Jakobovitz che «elimina geneticamente» il suo correligionario Léonard Bemsteln, o al cardinal Ratzinger che «discrimina civilmente» Sant'Agostino e a Hitler che gasa nei forni F. Schubert o Stalin che infoiba Ciaikovskj; tutti geni invertiti! Se non ci fosse da piangere per tante mostruosità naziste, bolsceviche e bibliche, ci sarebbe da crepar dal ridere (come Voltaire) per tanta imbecillità umana. Diceva il grande Hòlderlin che dal cuore della diversità nasce lo spirito severo. Se è vero che la cultura della civiltà è dovuta per metà a personalità omosessuali, quei «sciagurati della normalità» (vedi Voltaire) andrebbero rinchiusi in una caverna. «Un giunco piegato dal vento dirà forse al giunco vicino, piegato nel senso contrario: "Striscia come me miserabile, o presenterò una rimostranza perché ti si strappi e ti si bruci"?». (Dia. Pfufosoph. alla voce «Tolleranza»). Oggi avremmo bisogno di qualche professor Voltaire in più, altro che di professori Miglio e di cardinali e rabbini di tal fatta! Gian Piero Bona, Moncalieri Modi di spiegare Caro OdB, ci stupiamo molto dei «delitti dell'estate». E ce ne chiediamo la ragione, scomodando psicologi, sociologi, esperti di varia natura. Basterebbe rileggere Anthony Burgess che in un recente saggio così scrive: «Modi di spiegare il crollo dell'ordine ce ne sono tanti, ma alla base di tutto sembra esserci la scoperta fatta nel XX secolo che reprimere in noi il lato atavico non fosse cosa buona. E con l'eliminazione dei tabù sessuali si apriva la strada alla libera espressione di altri-affini-impulsi primitivi»! Posso aggiungere che, se si ritiene che sia bene essere sessualmente liberi, altrettanto si debba essere aggressivi, intolleranti e - perché no - omicidi. Naturalmente abbiamo delle giustificazioni ideologiche, anarchia bakuniniana, fondamentalismo religioso e chi più ne ha ne metta. Il fatto è che vogliamo fare quel che ci pare (l'inizio è attraversare con il semaforo rosso) e al diavolo la repressione e, quindi, an¬ che l'idea di civile convivenza, base di qualsiasi società o comunità che dir si voglia... Livio Bumato, San Gillio Nessun gesto nessuna parata Gentile Sig Del Buono, dopo le visite dei manicomi di Siracusa, Messina, Rieti, Napoli, Trapani, Girifalco (Cz) e Aversa, desidero fare un breve sommario. Spesso mi sono sentito rivolgere la domanda: «Qual era il peggiore?», «Questo, lo trovate migliore rispetto agli altri?». La prima tentazione è quella di dire: «Il posto X era più sporco, là si mangiava un po' peggio...». Ma per farlo sarei costretto a rivedere le immagini di quei luoghi, a ripercorrere lo squallore, la miseria, la disperazione di uomini e donne dalle vite sprecate. Allora mi accorgo che è un po' come chiedere se si stava meglio a Auschwitz o a Buchenwald. La vera risposta è che la sofferenza, i campi di concentramento e i manicomi sono cose brutte e basta. La prima, purtroppo, è parte della nostra vita, ma delle altre due cose possiamo fare a meno. Troppo spesso il discorso si accentra sulle condizioni igienico-sanitarie, sui vetri rotti o sui muri cadenti. Ci si dimentica di sottolinea¬ re le cose più gravi, più evidenti: la reclusione e i trattamenti psichiatrici subiti durante i decenni di internamento. Lo ripeto ogni volta. Se dessimo loro edifici nuovi, lenzuola pulite, stanze arredate in altri istituti, non avremmo fatto altro che spostare il problema. Certo è diritto di ogni essere umano avere un luogo decente dove vivere, ma è molto più importante il diritto di non subire torture, di essere libero, di potere avere una vita al di fuori delle mura, belle o brutte, di un manicomio. Dozzine di elettrochoc hanno distrutto il cervello e la memoria di coloro, che là rinchiusi, cercavano di far valere questi diritti. Oggi i neurolettici (gli psicofarmaci più potenti) tengono tranquilli e inebetiti i nuovi pazienti psichiatrici nei reparti ospedalieri. La lingua gonfia, la saliva che esce, le mani che tremano e la sensazione di non essere più capaci di fare e di sentire nulla sono alcuni degli effetti collaterali. Nessun gesto, nessuna parola: E' ovvio che, dopo tanta umana distruzione, il recupero e il reinserimento di questa gente nella società sia difficile, spesso quasi impossibile. Ma vi sono ancora speranze concrete perché queste azioni di recupero al di fuori dei manicomi sono state effettuate con successo in alcuni luoghi (Autogestito di Imo- la, alcune esperienze in Sicilia, ecc.), la cosa più importante è che i manicomi e qualsiasi cosa che vi assomigli, per quanto bella e pulita, cessino di esistere e non possano mai più venire ricostruiti. Rimangono i fantasmi di un triste passato, di un incubo costato letteralmente la vita a decine di migliaia di persone e di assassini che non hanno mai pagato per le torture inflitta e per le esistenze cancellate... dott. Elia Roberto Cestarì, Milano presidente Comitato dei cittadini per i diritti dell'uomo Mi scuso per aver dovuto tagliare questa lettera. La rubrica del lunedì è l'unica in cui posso dare spa¬ zio alle lettere più lunghe, ma quando sono troppo lunghe (non per quello che dicono, bensì per la loro estensione) oltre che rinunciare alla mia risposta, che, del resto, non mi è richiesta, non so che fare. Vorrei tanto che i lettori che hanno davvero qualcosa da dire tenessero conto di restare il più stringati possibile perché il loro messaggio sia in grado di raggiungere il maggior numero di lettori. Grazie [o.d.b.] La frase esatta di Beria d'Argentine Nella mia lettera al direttore pubblicata ieri sulla Stampa, essendo stato omesso, probabilmente per un errore tipografico, un «non», l'ultima frase risulta di significato opposto a quello voluto. La frase esatta era: «Non ricordo di aver detto che il presidente Pajardi era favorevole alla nomina di Curtò a presidente vicario del tribunale di Milano». Adolfo Beria d'Argentine