I dolci killer della città d'Adamo di Mimmo Candito

1 dolci killer della città d'Aduni© 1 dolci killer della città d'Aduni© Tra i coloni, decisi a sparare sulla pace I FALCHI D'ISRAELE QIRYAT ARBA DAL NOSTRO INVIATO In questa piccola città quieta, di case di pietra bianca e di pini profumati, anche i ragazzi ancora in braghe corte girano con la pistola infilata nella cintura. La geografia della paura, in Israele, non ha grandi risparmi da fare sulla mappa gialla dello Stato: dalla frontiera con il Libano, a Nord, fino ai deserti polverosi del Sinai, nell'ultimo Sud, la vita di tutti, qui, si accompagna ogni giorno al fantasma dell'insicurezza. Non ci sono eccezioni possibili, per nessuno: da sempre quel fantasma è uguale per tutti, giovani o vecchi che siano. Il rabino Moshe Lavinger ascolta, e muove dubbioso la sua testa di vecchio arrabbiato: «Il Signore sceglie i suoi figli, dobbiamo rispettare il suo volere». Ma bisogna capire quale sia, questo volere: perché Lavinger non è affatto una pecorella mansueta; e nemmeno quei ragazzi dalla faccia mite e dalla pistola lunga sono gente mansueta. Qui i denti mordono brutto, questo è un mondo a parte. Qiryat Arba è una delle più grosse colonie isarealiane nei territori arabi occupati. L'ha fatta proprio Lavinger, 25 anni fa, forzando il governo che, a quel tempo, subito dopo la guerra dei Sei Giorni, non voleva affatto saperne: telefonò a Hebron, al padrone del vecchio Park Hotel, e gli si presentò come un ebreo americano che, con alcuni amici, voleva spendere qualche giorno a visitare la città di Abramo e Giacobbe; gli arabi gli fecero ponti d'oro, sorrisi, complimenti, ceste di frutti in regalo, e lui invece occupò l'albergo e non se ne andò più. O Rabin gli dava il permesso di fondare una colonia, oppure restava incollato lì a mettere in crisi la politica del governo. Basta guardare la faccia del rabbino per capire chi avrebbe vinto. Qiryat nacque che aveva 18 abitanti e 11 Bibbie. Oggi le Bibbie sono una intera scuola religiosa, e gli abitanti sono più di 10 mila. Quanto alle pistole, Munaeh Kamm, che fu uno dei primi coloni ad arrivare qui da Tel Aviv, e che oggi fa l'impiegato del piccolo ufficio postale, sorride e dice: «Io ho 10 figli. Sono 10 pistole in più». Israele è il pianeta della paura, ma le sue colonie sono il mondo della follia, una follia fredda, lucida, assolutamente razionale. Una follia inquietante, lunga quanto 120 mila persone e le loro armi e il loro fanatismo duro come la loro fede. Perché, se non hai quella fede lì, e quella follia lì, non riesci nemmeno a fare di una collinet¬ ta sabbiosa e appena accarezzata dal vento questa incredibile città autonoma - orgogliosamente autonoma - che è la colonia di Qiryat Arba, una sorta di Svizzera silenziosa e ordinata, con quattro sinagoghe, due ristoranti, un albergo, e tanti asili felici, buttata in mezzo all'inferno caotico del Medio Oriente. Qui un giorno nacque Adamo, da qualche parte sulla collina che si alza lentamente nell'altopiano della Giudea. Storia e leggende qui vanno sottobraccio, «ma la Bibbia racconta che noi ebrei siamo arrivati qui 3000 anni fa», dice la signora Shlomit Bar Dror, con la sua borsina di corda e qualche dente perduto lungo la strada del tempo. «E 3000 anni sono un diritto che nessuno può cancellare. Lo ha detto anche il rabbino, nel sermone di sabato: "Il Signore dà, solo il Signore può levare". Solo il Signore, capisci, non un ministro o un governo. Solo il Signore». Nello sgabuzzino tranquillo dell'ufficio postale, la gente va e viene. Sembra un vecchio film di Blasetti, con queste facce che sanno di antico, e i vestiti che sono di altri tempi. Un piccolo mondo fermato nel tempo, con tutti che salutano tutti, come una volta si usava anche da noi. «Io sono approdato qui 15 anni fa, in America ero un giornalista - dice Gary M. Cooperberg, che ora fa le pubbliche relazioni per la scuola giudaica di Qiryat -. Sono venuto qui, e non ho nessuna intenzione di andarmene: questa è la mia terra. E questa è la mia pistola. L'accordo di pace è soltanto una truffa: ora gli danno Gerico e Gaza, poi gli daranno Hebron e Qiryat, in ultimo gli daranno tutto il paese. No, no, questi signori vanno fermati e noi li fermeremo». La piccola platea che soffoca l'ufficetto quasi lo abbraccia. Fuori, nelle strade silenziose ombreggiate dai pini, decine di giovani mamme portano a spas- so le cucciolate dei bimbini appena nati. C'è aria di montagna, siamo a mille metri e non un filo di fumo sporca il cielo. «E io ci sono venuto anche per questo, perché non ne potevo più di smog, di traffico bloccato, di macchine che strombazzano, di gente che grida e strepita», racconta Ilon Kaplan, che ha 22 anni e, prima, abitava a Tel Aviv. Se tutti hanno la pistola, lui, oltre alla pistola, se ne va in giro anche col mitra: è nella riserva, gli tocca. «Sto arrivando da Gerusalemme, dall'università; ma queste armi le sento e anche le voglio, perché senza armi non ci può essere nessuna pace. Anzi, sai che ti dico, che la pace non ci sarà mai, che la pace è solo un sogno dell'uomo e la porterà, nell'ultimo giorno del mondo, l'arrivo del Messia». Passa uno con la barba, tutto vestito di nero sotto il sole che cuoce. Getta lì una parola: «Questo è un paese di pazzi, perché solo ini paese di pazzi può aprire al nemico la porta di casa». E se ne va. Ilon, che pare Superman coi muscoloni gonfi sotto la maglietta di cotone, sorride solo con le labbra: «Ma come si fa a credere agli arabi... Dicono una cosa e ne pensano un'altra. No, noi non crediamo a loro e non crediamo nemmeno a voi Gentili: ma voi che parlate tanto, dov'eravate voi Gentili quando Hitler ne bruciava nei forni 6 milioni, di noi? No, no, non ci date nessuna garanzia; la sola garanzia è questa, vedi, le pallottole che sputa questa». Qiryat Arba è protetta da una barriera di filo spinato, come un'isola che si escluda dalla malvagità del mondo di fuori. «Là, fuori, c'è solo il governo di Vichy - dice Ilon che all'università studia storia e sa le cose -. Ma noi troveremo il nostro De Gaulle, il nostro Malraux. E se questo significa violare la legge, io ti giuro nel nome del Signore che violerò la legge». L'autista arabo, che ha dovuto aspettare fuori dal cancello, si era addormentato nel sole. All'improvviso le cicale hanno cominciato a cantare. Come se fuori dal cancello fosse davvero un altro mondo. Mimmo Candito Estremisti ebraici

Persone citate: Blasetti, De Gaulle, Gary M. Cooperberg, Giacobbe, Hitler, Kaplan, Malraux, Rabin, Shlomit Bar Dror