« L'Onu finanzia Aidid » di Fabio Galvano

« « L'Onu finanzia Aidid » Un giornale: per proteggere i convogli DOLLARI AL NEMICO LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Per mesi le Nazioni Unite hanno pagato vaste somme di denaro al generale Aidid, che venivano utilizzate dal «signore della guerra» di Mogadiscio per acquistare armi e combattere i Caschi blu inviati dalle stesse Nazioni Unite. «Era pura e semplice estorsione», conferma Peter Schumann, responsabile dell'Orni per il programma di aiuti e di sviluppo in Somalia. Ma nessuno aveva il coraggio d'interrompere i pagamenti, per paura di pericolose ritorsioni. Le bustarelle si sono interrotte soltanto la settimana scorsa; e ora tutti gli organismi impegnati nell'assistenza umanitaria in Somalia si domandano se l'assenza di quella remunerata «protezione» è destinata - nell'instabile situazione somala a intralciare o a compromettere definitivamente la loro attività. In origine i pagamenti, che secondo il Sunday Times superavano i 100 mila dollari mensili, dovevano servire ad Aidid per pagare il personale incaricato di garantire la sicurezza dei convogli con gli aiuti umanitari. Ma dal dicembre scorso, quando gli americani sbarcarono in Somalia, gli uomini di Aidid non hanno più scortato nessuno. E mentre i Caschi blu davano la caccia al «signore della guerra», questi si serviva liberamente dei fondi per lubrificare la sua macchina militare. Anche quando Aidid è diventato l'aperto obbiettivo dei Caschi blu, nel mese di giugno, i centomila dollari hanno continuato a entrare regolarmente nelle sue casse. Per la «protezione» di Aidid l'Unicef pagava 40 mila dollari al mese a un collaboratore del generale, conosciuto unicamente come «Mad Abd», il folle Abd. Altre agenzie umanitarie erano costrette a versare somme più contenute, ma che nell'insieme costituivano un bel gruzzoletto. Tali agenzie, ha rivelato ieri il Sunday Times, avevano chiesto all'ammiraglio Jonathan Howe - il comandante americano delle operazioni Onu in Somalia - di fornire loro una lettera con l'autorizzazione a sospendere quei pagamenti e con l'impegno ad attuare rappresaglie militari in caso di attacchi di ritorsione da parte degli uomini di Aidid. Quella richiesta, ha affermato Schumann, è stata respinta: «Avevamo bisogno di agire collettivamente - egli ha detto - ma il comando militare sembrava preoccupato dalle ripercussioni. Alla fine abbiamo deciso, la scorsa settimana, di procedere per conto nostro e di sospendere i pagamenti. Stiamo aspettando, per vedere che cosa accadrà». Una fonte militare Onu a Mogadiscio ha ammesso di essere al corrente dei pagamenti, ma di non avere mai ritenuto prudente la loro sospensione unilaterale: «Sarebbe stato come aprire un secondo fronte». Pare di capire che siano stati i militari americani, alla fine, a convincere il Pentagono che era necessario esercitare pressioni a livello politico sull'Onu, per porre fine a quella «incredibile storia». In ogni caso Aidid continua a trarre beneficio economico dalla presenza dei Caschi blu e delle organizzazioni umanitarie in Somalia. Alcuni fra i suoi più noti sostenitori continuano ad assicurarsi vantaggiosi contratti con le forze internazionali. Uno dei suoi più alti uffi¬ ciali, inoltre, sta facendo una fortuna affittando case ai funzionari delle organizzazioni internazionali. Il comando militare americano ha finalmente ottenuto dall'Onu che tali questioni siano tutte esaminate da una speciale commissione. «Le Nazioni Unite - ha detto un portavoce - hanno dato troppo ad Aidid. Dobbiamo prosciugargli le entrate». «E' proprio quello che abbiamo sempre desiderato - ribatte Schumann - e che avrebbe dovuto essere fatto molto tempo fa. Ma sono sempre stati i militari a opporsi». Fabio Galvano Il signore della guerra somalo il generale Mohammed Farah Aidid Secondo il Sunday Times sarebbe sul libro paga dell'Onu

Luoghi citati: Londra, Mogadiscio, Somalia