Fabbri: me lo chieda Ghali di Andrea Di Robilant

I nigeriani accusano i nostri: ci hanno lasciati massacrare. Nella notte rappresaglia americana Fabbri: me lo chieda Ghali «Se nati ritiriamo, non siamo pendolari» IL MINISTRO REPLICA ROMA. «Adesso le Nazioni Unite vogliono che gli italiani rimangano a Mogadiscio? Allora ce lo deve chiedere personalmente il signor segretario generale Boutros Ghali. Non ci basta una semplice richiesta del generale turco sul campo: l'Italia è un Paese che va rispettato e i nostri soldati non sono dei pendolari che possono essere spostati avanti e indietro come se niente fosse». Per tutto il giorno il ministro della Difesa Fabio Fabbri si è tenuto in contatto con i capi di stato maggiore e con il comando italiano a Mogadiscio. A tarda sera ha lasciato il ministero decisamente agitato. Ha continua a ripetere di non voler alimentare polemiche con le Nazioni Unite, ma non è riuscito a trattenere tutta la sua rabbia per come stanno andando le cose in Somalia. «Siamo molto preoccupati: le notizie che arrivano da Mogadiscio sono veramente drammatiche: oggi un altro massacro e mi dicono che la tensione continua a crescere». Ma è vero, come dicono alcuni soldati nigeriani, che gli italiani non si sono mossi per proteggerli? «Escludo nel modo più assoluto che i nostri soldati abbiano evitato di soccorrere i nigeriani, almeno nei casi in cui questo era possibile. Insisto: continueremo a prestare soccorso di emergenza ad altri contingenti in quella zona fino a lunedì a mezzanotte, momento in cui dovrebbe cominciare il nostro avvicendamento». Ma come? Il comandante dell'Unosom, il generale Cevik Bir, ha chiesto ieri che il contingente italiano rimanga ancora qualche giorno a Mogadiscio. Non è sufficiente questa richiesta per rimandare l'avvicendamento? «Nossignore! La notizia di questa richiesta l'ho letta sulle agenzie di stampa poco fa. Non è sufficiente. Abbiamo convenuto con Boutros Ghali una serie di procedure formali nel caso ci si chiedesse di rimanere più a lungo. Vogliamo una richiesta dal segretario generale: del resto questa posizione è stata confermata dal governo nella riunione di venerdì a palazzo Chigi». Altrimenti cosa succederà? Si andrà avanti con l'avvicendamento, spostando il contingente italiano a Nord di Mogadiscio, contro il parere del comandante dell'Unosom? «Noi non abbiamo interrotto i preparativi per l'avvicendamento e lo spostamento dei nostri uomini. Lunedì a mez¬ zanotte procederemo con i piani prestabiliti. A meno che non arrivi una richiesta formale dal segretario generale delle Nazioni Unite». Alcuni dicono che gli incidenti sono scoppiati perché le fazioni somale non volevano che il contingente italiano lasciasse Mogadiscio. E' vero? «Non lo so. Io guardo ai fatti e i fatti mi dicono che quando ci stavamo noi, lì non si sparava. Adesso, dopo questo nuovo massacro, dobbiamo tutti ri¬ flettere: perché i soldati a Mogadiscio continuano a morire mentre i risultati, in termini di pacificazione, non si vedono». Signor ministro, vuole tornare a far la guerra alle Nazioni Unite? Le sue dichiarazioni hanno sempre un po' il tono del «ve l'avevamo detto». «Ma no, non è proprio il caso di recriminare: i fatti s'incaricano di dimostrare chi ha ragione. Dico soltanto che noi avevamo indicato una via e che questa via non è stata seguita. Per questo abbiamo chiesto di poter rischierare i nostri uomini a Nord di Mogadiscio e le Nazioni Unite ci hanno detto di sì. Adesso c'è stato un altro massacro e vogliono che noi rimaniamo ancora per un po'. Allora ce lo devono chiedere in maniera formale. Non solo: ci devono anche spiegare cosa dobbiamo fare visto che la via da noi suggerita non hanno voluto seguirla». Andrea di Robilant Il ministro della Difesa Fabio Fabbri chiede che sia Boutros Ghali a chiedere agli italiani di restare a Mogadiscio

Persone citate: Boutros Ghali, Cevik Bir, Fabio Fabbri, Ghali