Il Papa: «Prego anche per gli atei» di Marco Tosatti
4. Dalla Lituania una mano tesa alla Russia: pace all'interno e all'esterno dei suoi confini Il Papa; «Prego anche per gli atei» Sulle tombe delle vittime dell'Urss VILNIUS DAL NOSTRO INVIATO Da Vilnius Papa Wojtyla bussa alle porte della Russia (e degli altri Stati dell'ex Unione Sovietica), speranza di viaggi futuri, a lungo desiderati. A più riprese ieri Giovanni Paolo II ha teso una mano ideale verso Mosca, il suo popolo e la sua religione maggioritaria, l'ortodossia; e Alessio II, Patriarca di Mosca, ha voluto ricambiare con un segnale di amicizia e rispetto. Timidi segnali di disgelo. Il Papa ha parlato a lungo in russo, ieri, all'Angelus. Senza timore di irritare le decine di migliaia di lituani che sotto la pioggia gelida e battente lo ascoltavano al «Vingio Parkas». «Da queste terre, che formano un ponte naturale tra l'Europa del Centro e del Nord e quella dell'Est, rivolgo uno speciale saluto alla vicina Russia, e in particolare alle comunità cristiane tra cui, per la sua importanza storica e la rilevanza di una gloriosa tradizione, emerge la Chiesa ortodossa a cui presiede nella carità il venerato Patriarca di Mosca». Il conflitto fra greco-cattolici e ortodossi in Ucraina, e l'entusiasmo imprudente di alcuni gruppi cattolici sbarcati in Russia dopo la fine del comunismo hanno avvelenato i rapporti fra Mosca e Roma. Ma ieri all'incontro ecumenico, oltre agli ortodossi lituani, c'era anche un dignitario del Patriarcato di Mosca, il pope Zablaiev, per portare il saluto di Alessio II al Papa. Afferma il filosofo, e amico del Pontefice Stanislaw Grygel, che questa visita «annuncia i suoi pellegrinaggi negli altri Paesi dell'ex Unione Sovietica, dove lo aspettano uomini che, in questo orribile campo, sono sopravvissuti nella fedeltà a Dio». Ora i. tempi sono cambiati. «Tutti seguiamo con partecipe interesse gli sforzi che la Russia sta compiendo per entrare in una stagione di sempre più salda libertà e solidarietà interna e internazionale - ha detto Papa Wojtyla -. I membri della comunità cattolica non mancheranno, ne sono certo , di contribuire assieme alle altre Chiese cristiane al raggiungimento dei traguardi di prosperità e di pace da tutti auspicati per la Russia in quest'ora tanto significativa della sua storia». E ha auspicato che il Paese ex egemone trovi «pace all'interno e all'esterno dei suoi confini». Il viaggio della rivincita si sta rivelando una richiesta sempre più pressante di riconciliazione e di tolleranza. E in questo il Papa appare in sintonia con il Paese, che vede nei mercati dell'Est Europa, più che a Occidente, un futuro di prosperità economica. Nel pomeriggio ha incontrato la ventina di ambasciatori accreditati a Vilnius, (fra cui quello italiano, Franco Tempesta) e ha difeso il diritto delle minoranze. In questa parte del mondo sono soprattutto russe, immigrate da secoli o da decenni, durante i ricorrenti tentativi di russificazione zaristi o di regime. «Sofferenze, ferite e incomprensioni sono da deplorare in una prospettiva di fraternità e di amicizia», ha detto il Papa, aggiungendo che «da parte di tutti è necessario che ci siano richieste ragionevoli, che si ascoltino le richieste delle altre parti in causa e ci si sappia disfare sia dello spirito di rivincita che della tentazione di ottenere con la forza quello che può essere stabilito in maniera duratura solo col buon senso e con le trattative». E' uno strano viaggio, dove il quotidiano neocomunista «Tiesa», «Verità» (ricordate la «Fra-, vda»?) titola a tutta pagina, «Invoco Dio per il mio viaggio apostolico e vi benedico tutti cordialmente». E dove Giovanni Paolo II, visitando il cimitero di Antalknis, dove sono sepolti 17 dei lituani uccisi dai paracadutisti sovietici nel gennaio 1991, ha affermato: «Prego anche per coloro che sulla tomba non hanno il segno della tua Croce». Sono molti, all'ombra degli alberi secolari: atei dichiarati, funzionari e militari sovietici. Il Papa vi si è recato ieri mattina presto, prima della grande messa (a cui ha partecipato anche mons. Paul Marcinkus, giunto con una delegazione di sacerdoti statunitensi). Ha incontrato i familiari dei caduti, ha posato fiori e pregato: «Il legno di queste croci, Signore, è ancora fresco, perché esse sono state piantate di recente». Ma ha chiesto di «ripudiare la tentazione della vendetta che sempre conduce negli sterili labirinti dell'odio». «Guardo commosso i vostri occhi abituati alle lacrime» ha detto poi ai rappresentanti della cultura di un popolo che ha molto sofferto. Marco Tosatti Una donna con un'Icona e il Papa sulle tombe delle vittime della repressione sovietica del '91 [FOTO ANSA] La folla ascolta il Papa sotto la pioggia a Vingio Parkas A destra il saluto e la benedizione a una bambina [FOTO ANSA-EPA)
Persone citate: Franco Tempesta, Giovanni Paolo Ii, Papa Wojtyla, Patriarca, Paul Marcinkus
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