IL PAPA NELLA TERRA DI NESSUNO

La base ciellina «Non dategli spazio» Il direttore «Collaborazione burrascosa» IL PAPA NELLA TERRA DI NESSUNO carica evangelica e della sua intuizione politica. E' ormai evidente che il suo prossimo e maggiore obiettivo, dopo aver messo piede nella Lituania ex sovietica, sarà di recarsi per così dire in partibus infidelium, nel cuore della Russia ortodossa, nella Mosca scismatica e mistica di Dostoevskij, dove per secoli il Papa cattolico veniva considerato come l'incarnazione dell'Anticristo. La simbologia delle grandi riconciliazioni, nel cui solco oggi più che mai sembra muoversi il Pontefice venuto dal freddo, non s'arresta comunque al tentativo d'instaurare una più profonda pace cristiana fra le Chiese d'Oriente e d'Occidente. Punta al tempo stesso al conseguimento di una più profonda intesa politica, in tutto il mondo dell'Est, fra ex comunisti e anticomunisti, fra nazionalisti e liberaldemocratici, fra clericali e secolarizzatoli egualmente fanatici. Ciò che è avvenuto nella sua Polonia, dove il parroco ha spesso ritenuto di poter sostituire pari pari il segretario comunista locale, provocando sempre più diffuse reazioni anticattoliche, non ha soddisfatto Wojtyla; così come non lo può soddisfare completamente ciò che sta avvenendo in Lituania, dove l'ex comunista Brauzaskas ha sostituito al vertice dello Stato il nazionaldemocratico Landsbergis e dove un clero cattolico di frontiera, isolato e culturalmente impoverito da decenni di persecuzione, oggi assume spesso atteggiamenti rozzi e dannosi alla coesione sociale di una nazione vulnerabile appena risorta dalle ceneri. Restaurare i valori cristiani significa anche, per questo Papa che esorta i fedeli in lituano, in polacco, in russo e bielorusso, instaurare la tolleranza verso i comunisti vinti ricordando però ai comunisti riciclati come Brauzaskas che, per rendersi credibili, devono espiare il passato con un'azione democratica improntata a franchezza e onestà. Wojtyla, che è di quelle parti, sa e vede benissimo che l'universo ex comunista dell'Europa orientale è entrato da qualche anno, con rischio d'incancrenirvisi, nella palude del post-comunismo: una specie di terra di nessuno, senza Marx e senza Cristo, dove la malavita e il delirio razzista, le pulsioni genocide e il revanscismo ideologico in chiave delittuosa assediano e minaccia¬ no l'integrità delle nuove nazioni liberate dal comunismo e dalla dominazione straniera. Restaurare Cristo, cattolico od ortodosso che sia, in questa palude dilagante, non sarà opera di un giorno. Come ha detto Landsbergis: «Speravamo che la partenza dei russi ci portasse verso una società migliore, ma si fa strada una nuova disperazione e una nuova malattia che si chiamano mancanza di fiducia, di responsabilità e di attenzione per il prossimo». In una parola, mancanza di cristianesimo autentico. Ecco perché, fra l'altro, sarebbe stato meglio che nel coro dei personaggi accorsi ad ossequiare Giovanni Paolo U a Vilnius non vi fosse stata la stecca di quell'ambiguo vescovo Marcinkus, americano d'origini lituane, più noto come «banchiere di Dio» e come perseguito dalla magistratura italiana per il crack dell'Ambrosiano. Marcinkus a suo modo è un tipico sicofante da palude postcomunista. Proprio perché l'impegno del Papa nella bonifica dell'Est è così alto e così sofferente, avremmo preferito, per il rispetto che gli portiamo da sempre, che quel Marcinkus per l'occasione fosse rimasto in America, a migliaia di miglia lontano dal Baltico. Enzo Bettìza

Luoghi citati: America, Lituania, Mosca, Polonia, Russia, Vilnius