Il pentito aveva un chilo di eroina di Angelo Conti

Condannato a 17 anni ha ceduto al «richiamo della giungla» come tanti altri collaboratori della giustizia Condannato a 17 anni ha ceduto al «richiamo della giungla» come tanti altri collaboratori della giustizia Il pentito aveva un chilo di eroina Boss dei catanesi era stato assunto dal Comune Serial-killer, pentito prezioso, collaboratore della giustizia «modello» sino ad essere inserito nel mondo del lavoro come dipendente comunale, all'archivio del Politecnico. Vincenzo Tornatore, 37 anni, figura di primissimo piano nel clan dei catanesi, ha perso il pelo ma non il vizio: è stato arrestato dai carabinieri mentre stava trasportando droga, un chilo di eroina. Era destinata a piccoli e medi spacciatori della zona di Mirafiori, dove l'ex killer vive da tempo, dopo essere tornato in libertà (nonostante una condanna a 17 anni). Con lui, è stata arrestata la convivente, Maria Loreta Ghilleri, 32 anni, che ha evitato il carcere perché incinta. Era lei in possesso della droga, nascosta nella borsa della spesa. Altra è stata recuperata nell'alloggio superprotetto dove viveva il pentito. L'arresto di Tornatore è una nuova dimostrazione di quanto sia difficile strappare alla crimi¬ nalità gente troppo abituata ad altri regimi di vita. I magistrati hanno già coniato un termine per indicare questo ritorno alle origini: il richiamo della giungla. «Quando trafficavo in droga ero un nababbo, adesso sono un barbone» disse una volta Giuseppe Muzio, corriere dell'eroina per conto del clan, ora cameriere (con nome e faccia nuovi) in un Paese del Sud America. «Avevo il mondo ai miei piedi, mia moglie era omaggiata come una regina, i negozianti le regalavano tutto. Da quando collaboro con la giustizia nessuno più la riverisce, la nostra vita è quella dei pezzenti» ha raccontato Ciccio Miano, l'antesignano dei pentiti dopo essere stato un indiscutibile boss. Muzio e Ciccio Miano, nonostante tutto, non sono ricascati nel crimine, ma proprio il disagio che hanno descritto ha indotto altri a farlo: Angelo Neirotti e Tommaso Biemonti, scarcerati per un permesso e subito dopo rapinatori all'estero, accusati poi anche di un omicidio in Italia; Roberto Miano, fratello del boss, bloccato dalla polizia mentre assaltava un'agenzia di pratiche auto; Antonino Saia e Roberto Randelli, che avevano costituito una agguerrita gang di rapinatori, responsabili di almeno una decina di colpi. Questi ultimi sono stati al centro di una vicenda brutale e clamorosa: nel maggio '91 avevano rapinato l'esattoria comunale di Viareggio, Saia era però stato bloccato dalle forze dell'ordine mentre Randelli era riuscito a fuggire con 65 milioni. Il primo, una volta tornato in libertà, pochi mesi dopo, chiese al complice di spartire il bottino, ma il complice tergiversò. L'epilogo della controversia la sera del 30 novembre, quando Saia si presentò nella cascina del Randelli, a Serralunga d'Alba, e lo uccise assieme alla convivente, Nunzia Strano. Per quel delitto l'ex pentito è stato condannato a 30 anni. Anche la convivente di Tornatore, Maria Loreta Ghilleri, ha un passato turbolento. Nel giugno dell'anno scorso è stata condannata a quasi 7 anni per concorso nell'omicidio del tappezziere Claudio Bodo. Per quel delitto in precedenza era stato condannato in Assise, a 24 anni, anche Ignazio Mavilla. Il Bodo aveva avuto un furibondo litigio con la Ghilleri dopo un incidente stradale: l'uomo le aveva anche sputato in faccia. Un affronto che andava in qualche modo la vato: la donna, assieme al Mavilla, si recò dal tappezziere «per riceverne le scuse». Finì invece con un omicidio in piena regola. I magistrati che hanno condannato la donna hanno parzial mente accolto la sua tesi difensiva: «Non sapevo che il Mavilla fosse armato, non era quella la vendetta che volevo». Angelo Conti Vincenzo Tornatore ha una condanna a 17 anni di carcere Con lui è stata arrestata la convivente subito lasciata libera perché incinta

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