«Arrossisco ma non mollo» di Roberto Beccantini

32 Contro la Juve il tecnico giallorosso prova a riscattare il crollo di Genova «Arrossisco, ma non mollo» Mazzone scuote la Roma UN MARTELLO PERLA CAPITALE ROMA DAL NOSTRO INVIATO Città a volte sin troppo aperta, Roma è già sotto tiro. In un calcio che non ha la pazienza di attendere una giornata, dicasi una, per far rotolare la prima testa (Radice), figuriamoci che cosa potrà succedere se, dopo due, le squadre della Capitale saranno ancora lì a macerarsi e gingillarsi fra gli ori del mercato e l'eventuale chincaglieria di settembre. La Roma è reduce da una bruciante sconfitta a Genova, e ospita la Juventus. La Lazio viene da un pari sofferto col Foggia, e va a Reggio senza Gascoigne e Signori. C'è tensione, soprattutto sotto la tenda di Dino Zoff. La stampa romana soffia sul fuoco, incoraggiata dalla tiepida solidarietà della banda Cragnotti. A Trigona, in compenso, spira un venticello subdolo. Ma l'Olimpico, oggi, ribollirà di popolo e di passione, gli abbonamenti hanno superato quota 33 mila, i paganti dovrebbero sfiorare i 70 mila, l'incasso i due miliardi e mezzo. La romanità di Carletto Mazzone non è crassa né pelosa. Siamo noi i debitori, scandisce, e non i tifosi. Per i ritmi che il circo impone ai suoi acrobati e ai suoi elfi, la società dei due padroni (Sensi e Mezzaroma), dei due manager (Mascetti e Moggi) e del presidente genera¬ le (Di Martino) non può permettersi un altro patatrac. Così la sfida con la Juve sa già di espiazione. Spulciando fra i libri, si scopre che proprio all'avvento di Madama è legata l'ultima vittoria casalinga in campionato il 28 febbraio. Finì 2-1. Allenatore Boskov, che la piazza ha scaricato con frenesia quanto meno superficiale. Dopo di allora, sei pareggi e un rocambolesco k.o. con il Torino. Mazzone è un grillo saggio. Non declama la formazione, nella speranza che Garzya, problemi alla coscia destra, recuperi in extremis. Ci sono poi Bonacina e Comi sulla rampa di lancio: dovrebbero avvicendare Carboni, con il riciclaggio di Mihajlovic a sinistra, e Benedetti, con lo spostamento di Lanna da libero a stopper. Il tecnico ammette che, sì, sperava di essere più avanti. Definisce la Rometta straziante di Genova un inno al vorrei-ma-nonposso. E restringe i tormenti del gruppo alla sfera mentale, della concentrazione e della determinazione, più che all'olio di ricino introdotto nel menù atletico. Se a Tor di Quinto i giornalisti sono stati messi in gabbia, a Trigoria possono anche uscire di «cella», ma guai se valicano le fatali transenne che dividono il sacro dal profano, loro da noi. Mascetti, in ufficio, aspetta Berti Vogts, il et tedesco, per proporgli «sconti» sul nazionalimpiego di Haessler. Di Moggi, nessuna traccia. Gira al largo, le schegge d'inchiesta che rimbalzano da Torino gli hanno consigliato parsimonia e luci soffuse. Mazzone, lui parla affettuosamente del Trap e di un calcio che entrambi vivono e vedono dalla stessa trincea e con le stesse lenti. «Ci stimiamo molto. E poi, sul suo conto, ho letto giudizi farseschi. Macché difensivista. La sua Juve applica il 5-3-2 e fa la zona integrale. Zona che Trap già praticava all'Inter, quando, in campo, si basava su un unico marcatore centrale». Mazzone esagera per troppo amore, così come i pasdaran dello schema trascendono per eccesso di fanatismo. E' schietto e sanguigno, invece, allorché prende posizione sull'assenza di Fortunato e Kohler: «Qualche mio collega avrebbe la spudoratezza di dire che non cambia nulla, e invece no, cambia molto. Se Fortunato non gioca, ci guadagno io e ci guadagna Haessler. Potrà spingere di più, dovrà rinculare di meno. Dite niente?». Fuori gli attributi, è l'ordine di Mazzone. E usare la testa. Ce ne vorrà tanta, sibila, per battere una Juve tatticamente più logica, «i cui campioni, Baggio, Moeller, Vialli, sono finalmente entrati in sintonia, e in amore, con la vecchia Signora». Carlo Martello sogna una Roma capace di modificare in corsa spartito e atteggiamento, a seconda del risultato e dei tranelli. Il modulo non si tocca: 3-5-2 in fase di spinta, 5-3-2 in fase d'arrocco. L'eventuale rinuncia di Garzya salverebbe il posto a Benedetti. Haessler lamenta problemini a una coscia, retaggio di una botta in allenamento. Decisione in mattinata, come per Garzya, ma lo staff medico è ottimista. Mazzone teme le girandole di Moeller, Vialli e Baggio 1: gli interscambi dovranno essere rigorosi e puntuali. Bonacina ha tutta l'aria di diventare la pedina chiave, specialmente se verrà dirottato sui sentieri del Codino. Al principe Giannini, 45 gol in 245 partite di serie A, si chiede una prestazione che riassuma e infiocchetti la voglia di riscatto che anima la squadra. «Di solito, sorride Mazzone, ho costruito i miei successi dopo le sconfitte». A Genova ha perso male. Una spanciata terribile. «Dovrei vergognarmi nel presentarmi al pubblico di Roma. L'ho detto a mia moglie: per farmi perdonare non mi resta che ritrovare le palle, e^arle ritrovare ai miei». Oggi, tanto per cambiare, conta solo il risultato. Siamo appena alla seconda giornata. Ma siamo sempre in Italia. Coraggio. Roberto Beccantini Prima di approdare alla sua Roma Carletto Mazzone ha allenato l'Ascoli (in due fasi) Fiorentina Catanzaro Bologna Lecce, Pescara e Cagliari; oggi affronta l'amico Trapattoni all'Olimpico