Campiello i «Cavalieri» vincono sotto la pioggia

Campiello, i «Cavalieri» vincono sotto la pioggia A Crovi il premio veneziano, che per il maltempo abbandona Palazzo Ducale Campiello, i «Cavalieri» vincono sotto la pioggia • VENEZIA ■ N due, Tomizza e Crovi, il aspettavano di rompere I l'incantesimo, e vincere il dopo una estenuante anticamera il Campiello, il premio degli industriali veneti giunto alla trentunesima edizione. Ce l'ha fatta Crovi con La valle dei cavalieri (Mondadori, 98 voti), al termine di un appassionante braccio di ferro con Stefano Jacomuzzi [Storie dell'ultimo giorno, Garzanti, 63 voti) e Gabriele Romagnoli {Navi in bottiglia, Mondadori, 62 voti). Tomizza, smentendo i pronostici della vigilia, è rotolato al quarto posto con I rapporti colpevoli (Bompiani, 29 voti). Fanalino di coda del gran finale al palasport (la pioggia ha impedito che la cerimonia si svolgesse a Palazzo Ducale), Antonio Debenedetti con Racconti naturali e straordinari (Rizzoli, 13 voti). Il Campiello ha smentito tutte le previsioni, che vedevano un duello TomizzaCrovi. Lo scrittore friulano era per la quarta volta impegnato a scalare il Campiello, sfuggitogli nel '65, '74 e '86 rispettivamente con La quinta stagione, Dove tornare, Gli sposi di via Rossetti. 'l^^SSÈ Al terzo tentativo ^f:;/;p Raffaele Crovi (che è y anche consigliere i I culturale di Martinazzoli), dopo le delusioni riservategli da Ladro di ferragosto e Le parole del padre. Tomizza sull'orlo di una crisi di nervi: «Sarebbe una maledizione uscire ancora sconfitto da Palazzo Ducale» aveva dichiarato nei giorni scorsi e ha ribadito ieri mattina nella rituale conferenza stampa che funge da prologo alla serata. Ostinato Raffaele Crovi: «Perché demoralizzarsi? Non bisogna abdicare. Fabbricare libri, come editore e come autore, è il mio mestiere. Prima o poi i risultati arrivano». Tomizza, nei Rapporti colpevoli, psicanalizza un uomo che «soffre» tre donne, madre, moglie e figlia. Crovi, nella Valle dei cavalieri, esplora un secolo d'Italia, dal disastro coloniale di Dogali al terrorismo. Gabriele Romagnoli, 32 anni, «allievo» di Tondelli, giornalista a La Stampa, si prova a dimostrare che la realtà è superiore alla fantasia: centouno scommesse, tanti sono i quadri di commedia umana della sua opera d'esordio, Navi in bottiglia. (A proposito, Romagnoli indossava una cravatta intonata alla corrosiva e lillipuziana flotta, un veliero sotto vetro su fondo giallo). Antonio Debenedetti, che ha destinato il suo assegno (cinque milioni spettano a ogni finalista) alla ricostruzione dei monumenti danneggiati in luglio, affila in Racconti naturali e straordinari fantasmi classici e incubi contemporanei. Stefano Jacomuzzi indugia nelle Storie dell'ultimo giorno sul passo d'addio di Papa Marcello, tra Riforma e Concilio di Trento. Cinque titoli, due raccolte di racconti, un record. L'omaggio a un genere letterario avaro di presenze a Venezia: in cinquina (Landolfi, Tabucchi, Pressburger, Parise) e sul podio più alto (bisogna risalire al 1972, Mario Tobino, Per le antiche scale). Scelti in giugno a Belluno dalla giuria critica (presidente Vittorio Gassman, nuovi innesti: Isabella Bossi Fedrigotti, Stefano Giovanardi, Renato Minore), i «cinque» hanno visto lievitare il verdetto sulla lavagna. In palio: un assegno di dieci milioni e una «vera da pozzo» argento e vetro. Trecento i giurati popolari chiamati a indicare il supervincitore. Dalle attrici Monica Bellucci e Francesca Neri (cavallerizza acrobata nel film di Carlos Saura La tiradora, applaudito al Lido) a Stefania Beimondo (nazionale sci di fondo). Da Vittorio Feltri, direttore dell'Indipendente, a Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera. Da Giuseppe Ayala alla pasionaria veneta Rosy Bindi, a Mario Segni. A Gavino Manca, amministratore delegato della Pirelli. Dominanti, fra i trecento, gli impiegati e gli studenti (54 in totale), gli operatori economici (38), gli insegnanti (25) e i professionisti (26). Cinque i politici, o, meglio, quattro: il comitato tecnico del Campiello ha espulso il presidente della Lega Nord Franco Rocchetta per non gnoli : finale vincitore aver rispettato l'anonimato, di rigore fino all'ultima ora. Rocchetta si consolerà oggi, assistendo con Bossi alla Regata Storica. Fra gli illustri sotto i riflettori del Palasport: il presidente della Confindustria Luigi Abete, il presidente del Banco Ambrosiano Veneto Giovanni Bazoli, il presidente della Rcs editori Giorgio Fattori, il comandante generale dei carabinieri Luigi Federici, il vicepresidente della Mondadori Luca Formenton, Paolo Villaggio, Giuliana Benetton, il direttore di Raiuno Carlo Fuscagni. Latitanti o quasi i signori parlamentari. «Effetto tangenti», va da sé. I tempi sono mutati da quando Tommaso Landolfi in uno dei Tre racconti finalisti al Campiello nel 1964 (allora s'impose II male oscuro di Berto) poteva paragonare una donna a una tangente per evidenziarne la sfuggevolezza, temendo al massimo di apparire «buffo». Valletta, gesso e lavagna hanno mandato in soffitta il tabellone elettronico. Un passo verso l'austerità? Di sicuro, quest'anno, le palanche non abbondavano in San Marco: anche la tradizionale cena di mezzanotte e dintorni, è sfumata. Festeggiamenti sobri, privati per i «cinque», magari innaffiati dalla nobile (ancorché monacale) acqua Fiuggi, sponsor di un pre¬ mio toccato a Ferruccio Soleri. L'attore, una «anima» del teatro di Strehler, ha recitato una scena da Arlecchino servitore di due padroni, rendendo così omaggio a Carlo Goldoni, andatosene giusto due secoli fa. Aspettando il verdetto, Giuliano Montaldo, direttore artistico del Campiello '93, ha mandato in onda le interviste a cinque giurati popolari edizione '92, noti e no (da un operaio di Grosseto all'ammiraglio Buracchia): ovvero come si vive chi con ironia, chi con eccesso di pathos - la responsabilità di aggiornare l'albo d'onore veneziano. A Elisabetta Gardini, la signora del «Caffè italiano», il compito di fare spettacolo, alternando i «numeri»: tra letteratura (le interviste ai finalisti) e musica (Fiorella Mannoia, i jazzisti Piero Tonolo e Giovanni Tommaso), ballo (Marzia Falconi e prosa (il saggio di Soleri). In veste di spettatore d'eccezione, Vittorio Gassman, acrobata della parola di lungo corso. Un grande avvenire dietro le spalle, il settantenne mattatore genovese: da Shakespeare all'Armata Brancaleone, al recentissimo capitano Achab. Con una passione sempre più intensa per la narrativa: finalista allo Strega nel 1990 {Memorie del sottoscala), premio Hemingway 1993 (i racconti Mal di parola). Una curiosità: a Belluno, in giugno, semifinali del Campiello, Gassman dettò una cinquina comprendente Rea, Cassieri, Crovi, Tadini e Tomizza. Ragioni di salute hanno impedito a Dante Arfelli di ritirare il premio speciale della giuria (assegnato solo a Palazzeschi e a Bacchelli). Condannato dalla depressione a un silenzio quarantennale, lo scrittore romagnolo si è appena riaffacciato nella società letteraria con il diario Ahimè, povero me (Marsilio). La Serenissima gli giova. Nel '49, con I superflui (poi bestseller in Usa) aveva ottenuto il premio Venezia, antesignano del Campiello, il più ricco dell'epoca: mezzo milione. Ricorda Arfelli al telefono: «C'era Longanesi. E la rivista di Spadaro. Intimidito? No. Mi sentivo eccitato, allegro come se partecipassi a una festa fatta per gli altri, non per me. Gli stessi sentimenti di oggi». Bruno Quaranta Fra i 300 giurati SegnieAyala: espulso Rocchetta Suspense per Romagnoli l'autore-rivelazione: in recupero al gran finale testa a testa con il vincitore 'l^^SSÈ ^f:;/;p y i I Qui accanto, Raffaele Crovi, vincitore con «La valle dei cavalieri». Sopra, Gabriele Romagnoli: l'autore rivelazione di quest'anno Foto di gruppo per i cinque finalisti del Campiello: da sinistra Tomizza, Debenedetti, Romagnoli, Crovi e Jacomuzzi