LUIGI EINAUDI diario dell'Italia che rinasce

inediti. Dalla Liberazione a De Gasperi, gli appunti segreti fra il '45 e il '47 del futuro Presidente inediti. Dalla Liberazione a De Gasperi, gli appunti segreti fra il '45 e il '47 del futuro Presidente LUIGI diario déìtdia che tinmce AL '45 al '47, mentre il Paese si risollevava dalla catastrofe del fascismo e della guerra, uno dei protagonisti annotava ogni giorno, sul suo diario, incontri e impressioni. Era Luigi Einaudi, destinato a diventare il primo presidente della Repubblica, e allora governatore della Banca d'Italia. Sono anni difficili dal punto di vista istituzionale, politico, economico. E dagli appunti di Einaudi emergono le preoccupazioni per l'avanzata a Nord delle sinistre, per l'inflazione, per la ricostituzione dell'apparato produttivo, ma anche penetranti giudizi sui leader politici, da Togliatti a Pani, sugli esponenti di casa Savoia e sugli intellettuali, primo fra tutti Benedetto Croce. Pur nella tensione dei grandi impegni quotidiani, l'economista piemontese non dimentica i piccoli particolari rivelatori della vita privata: un'occhiata ai mobili, al servizio in casa, ai tic e alle abitudini di tutti i protagonisti di quegli anni eroici. Questi diari, che dobbiamo alla cortesia del professor Mario Einaudi, sono rimasti inediti per 46 anni.conservati fin'ora nell'archivio della Fondazione Luigi Einaudi di Torino. Verranno presto pubblicati da Laterza nella collana storica che la Banca d'Italia ha promosso in occasione del centenario, a cura di Paolo Soddu. Una casa meravigliosa Domenica 28 gennaio '45 Alle 13 in casa Levi (imprenditore torinese. N.d.r.). Il padrone di casa è sordo come una campana e bisogna gridare per farsi sentire. Adesso si occupa di progetti per la costruzione di case operaie e contadine con un piccolo tratto di terreno attorno, più o meno grande, a seconda della dimensione della famiglia. Legge i giornali e si fida delle notizie che vi sono contenute intorno alla possibilità di produrre quantità smisurate di ogni prodotto agricolo (...). Chiede, come tutti, come salveremo la lira. Astrazione fatta da ciò ha una casa meravigliosa, costrutta con materiale di prim'ordine, con soffitti ed affreschi autentici trasportati da edifici antichi, con mobilio e tappezzerie stupefacenti. Lui non sa dir niente delle provenienze di ogni oggetto. La signora un poco di più, ma non moltissimo. Il buon gusto eccezionale della casa deve essere in parte dell'architetto che la costruì e l'arredò ed in parte ad Accorsi che^ sapevamo già - aveva procurato* maggior parte delmoBffiÒ,: dèi quadri e'degli altri oggetti d'arte. Vi è una camera da letto con porte e sovraporte del Rapouss è con quadri del..., che è veramente eccezionale. Si può credere che col prezzo a cui oggi costa la roba, quella che potrebbe essere venduta, il proprietario potrebbe recuperare le somme spese nell'acquisto del terreno e nella costruzione della casa. La cortesia dei tedeschi Venerdì 2 marzo '45 La sera, a pranzo da mons. Barbieri, dove ci sono anche Sforza e Soleri con le signore. (...) Sembra che Pani sia stato trasportato a Verona e sia trattato bene come se fosse un generale. Ciò è indice di cortesia da parte dei tedeschi e la cortesia dei tedeschi significa soltanto che essi ormai sono persuasi di essere battuti. Il gran problema interno è quello delle reali intenzioni dei comunisti. Togliatti è un vero enigma. Cortesia squisita ma impenetrabilità sostanziale. Parecchi sono persuasi che questo suo contegno derivi dal fatto che egli non ha deliberazioni sue, ma riceve ordini (...). Il principe, dopo l'uscita del Re e di Badoglio da Roma, fu consigliato nella casa della duchessa di Bovino a ritornare. Egli non rispose, osservando che la decisione spettava al padre. Eppure - osserva Sforza aveva 39 anni. Sforza ebbe a vederlo in qualità di Luogotenente, non mancò di esprimere apertamente il suo parere su quello che egli avrebbe dovuto fare. Il principe: «Sì, lei dice bene, ma lei non è figlio di mio padre». Si ricorda lo scetticismo ed anzi il cinismo del Re: non solo è anticlericale, ma manifesta in modo volgare il suo anticlericalismo. Durante le messe, alle quali è costretto ad assistere, non fa altro che chiacchierare coi vicini e quando vede un prete fa gli scongiuri. In viaggio verso il Nord Giovedì 17 maggio '45 Alle 8,30 adunata al Grand Hotel dove il tenente Adkins fa una prima chiamata. Noi due (Einaudi e la moglie Ida. N.d.r.) non siamo nella Usta, ma in due foglietti separati che il tenente tiene in tasca. Si parte per Ciampino dove si assiste ad una lunga discussione per sapere se Cattani (Leone Cattani, allora segretario del pli. N.d.r.) può sabre. (...) Nasce una rissa o contesa vivace perché Cattani, il quale aveva avuto affidamento sia dalla presidenza, come dagli alleati, di entrare all'ultimo momento, non è sulla lista, né il tenente possiede alcun foglietto. Poiché egli aveva espresso l'opinione che in tal modi si facesse torto ai liberali e che Brosio dovesse unirsi a lui nella protesta, Brosio con la signora discendono dall'aeroplano già carico e in procinto di partire. Altri negoziati e telefonate, La Malfa s'inquieta e pare diventi iracondo contro Cattani. Alla fine tutto si accomoda, i due Brosio e Cattani entrano nell'aeroplano e si parte alle ore 11 meno dieci. Volo magnifico con l'Italia sotto gli occhi. Si alternano le campagne coltivate come un giardino e gli Appennini brulli. (...) All'arrivo folla abbastanza numerosa, ma siccome non c'è Togliatti, il quale ha preferito venir su in automobile, una compagnia di partigiani con le cravatte rosse, grida: «Vo-glia-mo To-glia-tti», ripetendo le parole ritmicamente come si usava al tempo in cui si pronunciavano altre parole. Altri in ordine sparso applaudono ai democratici cristiani ed ai liberali, i quali stanno scendendo. Colazione ivi in compagnia della sig.ra Sforza, assai gentile e pronta alle lacrime. Alla fine arriva Roberto (Il figlio. N.d.r.), il quale non pare mutato da due anni addietro. Sempre del suo umore allegro e noncurante: le bambine bene ed anche il maschietto. Devono aver fatto se non dell'appetito almeno del mangiare assai noioso: patate sotto tutte le forme, tal che la Roberta (la nipotina. N.d.r.), a cui era stato promesso che finalmente le si sarebbe dato da mangiare quella sera del pollo e si vede messe innanzi le solite patate, aggiustate a forma di pollo, disperata concluse piangendo: «Vedo bene che nemmeno quando sarà finita la guerra non mangerò mai più pollo». Alle 16 adunanza alla Banca d'Italia dei banchieri per il prèstito. Parla Soleri, dico qualche cosa anch'io. Mattioli espone anche argomentazioni a favore del prestito allo scopo di impedire l'inflazione, insistendo sull'idea che il costo del 5% o 6,15 non può essere discusso separatamente dallo scopo a cui intende il prestito, di evitare una inflazione ed una svalutazione che renderebbe il 6,15 una quantità molto a buon mercato. (...) La sera vengono a casa Lenti, Di Fenizio, De Maria, Baffi. Di Fenizio fa parte del comitato economico presieduto da Merzagora. Questo, composto di persone più ragionevoli, persuas[e] del vicolo cieco in cui, se si continua, si va a cacciarsi. Si continua nel divieto già posto dai neo-fascisti di licenziare il personale cosicché vi sono numerose imprese, le quali o si consumano le riserve per le disponibilità liquide esistenti in Banca, anche se non appartenenti all'azienda o necessarie per la ripresa; accanto a molte altre imprese, le quali non hanno né riserve, né disponibilità liquide e che non si sa come facciano a pagare i salari agli operai che non producono. In queste condizioni è evidente che si va incontro ad una inflazione crescente contro una produzione stazionaria. I dati raccolti da Baffi sono preoccupanti: nel periodo repubblicano sono stati pagati ai tedeschi 189 miliardi di lire, sono stati emessi 110 miliardi di biglietti nuovi e la circolazione di assegni e di vaglia è cresciuta sino a 22 rnihardi di lire. Merzagora ha mandato una lettera di dimissioni motivata, assai vivace, scritta sulla falsariga di una ancora più esplicita che era stata combinata dal Di Fenizio. Pavese e la finanza Lunedì 21 maggio '45 (...) Si passa anche alla casa editrice. Balbo, indifferente, si intrattiene alcuni minuti perché deve andare ad un'adunanza alla Camera del Lavoro. Accenno a Pavese di ciò che mi aveva detto il dott. Camillo Venesio, amministratore delegato della Banca Anonima di Credito di Torino, nella seduta dei banchieri tenutasi a Torino sabato, che cioè egli - Venesio - aveva curato assai il risanamento della casa editrice convertendone la situazione passiva ad un'attiva. Pavese non aveva mai sentito ricordare quel nome. Ma una signorina, o signora, che stava lì, se ne ricordava. Pavese ne concluse soltanto che si poteva mandare un biglietto di ringraziamento. Tutti questi letterati non hanno la più lontana idea delle cose finanziarie. I problemi dell'epurazione Giovedì 31 maggio e venerdì 10 giugno '45 Al mattino di giovedì e nel pomeriggio di venerdì sedute alla Farnesina per la epurazione dei vecchi soci dell'Accademia dei Lincei. Presiede Croce, assistono Orlando, Rizzo, Giuseppe Levi e Castelnuovo, oltre a me. (...) Rizzo ci tiene a mettere bene in luce tutte le fasi della discussione precedente, le quali hanno condotto alle dimissioni di De Sanctis per non avere voluto accedere al principio che dovessero essere eliminati tutti i soci i quali avevano preso parte alla se- duta di Firenze dell'Accademia d'Italia. Orlando, avendo ricevuto, come noi tutti, una lettera da parte del matematico Severi, sente ingiustamente degli scrupoli intorno al procedimento tenuto di eliminare senza sentire gli accusati. Rizzo ha un grande incarto dal quale ogni tanto trae documenti intorno all'opera passata di questo o di quell'altro accademico. Si finisce per far tre categorie: i confermati, gli esclusi ed i sospesi. Per questi si farà una nuova seduta quando si siano raccolte informazioni. Croce rassicura Orlando osservando che l'Accademia potrà sempre in avvenire tornare a rieleggere uomini oggi esclusi quando le passioni si siano calmate e gli esclusi potranno dimostrare di fare ammenda degli errori commessi in passato. Venerdì sera a casa Bonomi, Facchinetti con la signora. La preoccupazione intorno a quello che sta accadendo al Nord è generale. Scendendo, non si ricorda se a Mantova od in altra città Bonomi si vide dinnanzi un giovanotto scamiciato con il fucile mitragliatore, il quale gli chiese: «Chi siete voi?». Alla risposta che si trattava del presidente del Consiglio, si mansueto alquanto (...). Le trattative per il governo Mercoledì 20 giugno '45 I cattolici stavano in una stanza; Pani stava in un'altra stanza; tra i due La Malfa faceva la spola. La questione si accettava esclusivamente non a proposito di chi doveva essere nominato, ma quale partito lo dovesse designare. Pani non manifestò mai il desiderio di vedere lui, che era il candidato dei cattolici. Sembrava che la questione della designazione potesse anche esser [risolta] attraverso la conoscenza della persona ed alla discussione del programma dei candidati. Ci sono cattolici e cattolici, liberali e liberali, socialisti e socialisti: pure appartenendo allo stesso partito gli uomini sono assai diversi. Nulla di tutto questo. La decisione si riferiva unicamente a qual partito doveva avere il ministero. Anche Reale è d'accordo che i governi di coalizione costituiti in quel modo non possono funzionare. In Svizzera è pacifico che gli uomini chiamati al governo dimenticano la loro appartenenza a questo o a quel partito e cercano di lavorare d'accordo. Così soltanto possono funzionare le coalizioni in regime di proporzionale. Un pranzo con i Croce Domenica 21 luglio '45 Restiamo a pranzo dai Croce. Non si può dire che la povera signora sia bene aiutata. Ha una persona di servizio sola che deve essere alta 1,50, ma ci sono parecchie donne le quali stanno a tavola e che devono mettere mano nell'ordinamento di quella immensa casa: una marchesa, che se ne va domani mattina, la bibliotecaria, che è in permanenza e che sta compilando un nuovo catalogo alfabetico della biblioteca, ed un'altra signorina di cui le mansioni sono incerte. Delle figlie c'è la signorina Lidia, che Ida dice essere malvestita. Non si sa se quest'anno andranno a Pollone. Croce dice di non volere abbandonare la posizione anche perché non vorrebbe che i suoi gli ficcassero in casa degli estranei e coabitanti. La sera a mangiare in una trattoria sul mare a Posillipo. Il Vesuvio non fuma, pare, da parecchio tempo, con grande rammarico dei napoletani, ma il paesaggio è sempre meraviglioso. Prima delle 7 avevamo fatto un giro vicino a Posillipo e poi in alto a S. Martino per finire nella parte bombardata dagli alleati. Vi sono grandi distruzioni, ma è rimarchevole il rimovimento delle macerie. Lati negativi: la sede della Banca è veramente scandalosa e la camera dell'albergo Miramare è soffocante. Luigi Einaudi «Togliatti è un vero enigma. Cortesia squisita impenetrabilità sostanziale» BBIiiBHi «Bonomi si vide dinanzi un giovanotto scamiciato con il mitragliatore che gli chiese: Chi siete voi?» «II re manifesta anticlericalismo in modo volgare. A messa parla sempre e se vede un prete fa gli scongiuri» Luigi Einaudi: a destra, durante una cerimonia, a sinistra negli ultimi anni, con la moglie Ida, nella campagna di Dogliani. In alto, l'economista durante una vacanza in Val d'Aosta. Sopra, Benedetto Croce