«Contro questa Quercia giocheremo d'astuzia»

«Contro questa Quercia giocheremo d'astuzia» Maroni, un leghista al Festival dell'Unità «Contro questa Quercia giocheremo d'astuzia» BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO Quando arriva al cancello della festa, da bravo leghista si mette il distintivo all'occhiello. Ed è la prima sorpresa, non è l'Albertino da Giussano ma un cuore rosso con nota musicale nera. E così Roberto Maroni, ambasciatore di Umberto Bossi, fa capire le sue tre passioni: la musica, il Milan e la sinistra. Seconda sorpresa, il primo impatto è un abbraccio festoso. «Sono Enza, la leghista di Sant'Ilario...». Ah, Maroni, si è portato la claque, fa un giornalista. «Macché, sono venuto da Varese con il mio amico Sassi,- un vecchio comunistone..». Lo accoglie Riccio, il responsabile delle feste dell'Unità, «piacere onorevole, venga onorevole...». Per un festival dell'Unità è il debutto della Lega. Maroni, che Bossi vuole alla guida della «sinistra federalista», invitato a discutere con Claudio Petruccioli e Carlo Ripa di Meana su un tema che lo diverte: «Servono ancora i partiti nazionali?». E il tendone è pieno già mezz'ora prima dell'inizio, con Maroni che aspetta al bar. Brusio: «E' il leghista? Gli darei una martellata in testa...», ma è l'unico. Poi, si sa, siamo in Emilia, e sul cognome Maroni equivoci e battute son troppo facili. Ma è tranquillissimo, l'ambasciatore rosso. «Sassi - dice all'amico - se tirano pomodori poi facciamo una spaghettata». Che accoglienza s'aspettava? «Curiosità, interesse a capire. Ho una grande simpatia per il popolo della sinistra, è un avversario intelligente». Ma il popolo di sinistra non ha grande simpatia per la Lega. «Capisco, ma dovrai pur conoscerci. La sinistra federalista non è ancora nata, ma vedo che se ne parla già abbastanza». Maroni, ma il leghista di sinistra chi è? «Uno come me. Che ha studiato alla Statale di Milano negli Anni 70, che si è preso le sprangate dai fascisti, che tiene nell'armadio il vecchio eskimo. Non si sa mai...». E il leghista della sinistra federalista? «Questo lo deciderà il congresso della Lega Nord, a gennaio e proprio qui a Bologna». Bossi l'ha lanciata, sarà lei il capo, un'idea l'avrà già. «Per adesso mi sento come Davy Crockett, un esploratore che tasta un terreno finora trascurato». L'obiettivo qual è? «La Lega è un'Armata federale con tante giubbe di colore diverso. Noi siamo le giubbe rosse. Esplorare il terreno dei valori positivi della sinistra storica, e al primo posto metto l'utopia della rivoluzione possibile». Cosa salva della sinistra storica italiana? «A parte Daniela-Vergara del Tg3, la cocciutaggine, la tenacia e l'entusiasmo di quegli illusi di Rifondazione. In un certo senso sono anche loro dei duri e puri». Siamo alla Festa dell'Unità, del pds salva qualcosa? «Il segretario, perché è la certezza vivente che questo pds non potrà mai cambiare seriamente, un Giano bifronte con un tiepido sguardo verso il liberismo e l'altro fisso sulle macerie del socialismo reale». Ha parlato con Bossi prima di arrivare a Bologna? «No. Non ci crederà nessuno ma è così. Forse non lo sa nemmeno». E alla platea pidiessina cosa vuol lasciare? «Non son venuto a scoprire le carte. L'esperienza che abbiamo avuto nella guerra di posizione con la de ci ha insegnato che le truppe democristiane sono mercenarie, quando vedono approssimarsi la fatai sconfitta girano le chiappe e spariscono. I quadri della sinistra, invece, oltre ad essere molto preparati ci credono. Con loro la battaglia sarà più dura ma più stimolante. Ci vuol cautela...». Tattica diversa, ma sempre guerra di posizione resta. «Con la de è bastato un "buh!" e si son squagliati, con la sinistra e la Quercia la lotta non sarà solo di muscoli, ma di astuzia». Lega federalista, pds statalista. A quando lo scontro? «E' già iniziato, siamo già alle prime schermaglie. Vedo che l'Unità parla della "sinistra federalista" con preoccupazione e non più con ironia. Vedo che, a differenza dei de, mi sembra non stiano commettendo l'errore di sottovalutarci». Giovanni Cerniti Bossi invia a Bologna il suo ambasciatore «Finché c'è Occhetto, un Giano bifronte, il pds non cambierà» Uno degli stand gastronomici alla Festa dell'Unità di Bologna