Far luce su quei misteri bancari è sempre stata la sua ossessione

Nuova clamorosa pista nelle indagini sulla strage di Capaci, ma è polemica fra inquirenti CAPONNETTO RICORDA Far luce su quei misteri bancari è sempre stata la sua ossessione CRIVO queste prime valutazioni a caldo, e soprattutto su notizie ancora frammentarie e imprecise. Posso parlare di ciò che conosco, in riferimento a Giovanni Falcone e al suo lavoro. Che Falcone avesse indagato a suo tempo - e con un'attenzione particolare - sul segreto bancario e sui conti cifrati svizzeri, questo è accertato: Giovanni si batteva contro il fenomeno del riciclaggio dei denaro sporco, un tema che lo appassionava tantissimo e che giudicava molto importante, determinante, nella lotta alla criminalità mafiosa. A Weimar, il 22 agosto, ho analizzato nei dettagli questo impegno, intervenendo ad un convegno sulla mafia. I tentativi messi in atto da Falcone per rompere il segreto bancario svizzero - tentavo di spiegare in quel dibattito e per far sequestrare nei conti cifrati a Zurigo e altrove le somme spesso astronomiche provenienti dal crimine organizzato, sono stati numerosi, ma purtroppo in linea di massima inefficaci. E questo nonostante l'amichevole disponibilità prima del suo amico Paolo Bernasconi, procuratore di Sotto-Ceneri, e successivamente di Carla Del Ponte, procuratore di Lu¬ ^on Capon gano. C'è chi ritiene - dicevo già al convegno di Weimar - che i misteri dei conti segreti in Svizzera possano racchiudere la spiegazione della morte di Giovanni Falcone. Certo è che quando, nell'estate del 1989, si verificò l'attentato sventato in tempo sulla scogliera dell' Addaura a Palermo, Giovanni ospitava per l'appunto la Carla Del Ponte: e cercava di ottenerne la collaborazione nella sua ostinata caccia a quei conti cifrati esistenti in varie banche svizzere, che potevano far luce sugli illeciti e lucrosi affari di Cosa Nostra. Falcone ritenne sempre (e lo disse) che in quell'attentato avessero avuto parte i servizi segreti. Egli parlava di «menti raffinatissime»: a me spiegò personalmente che cosa intendeva con quell'espressione. i Paolo Oggi, sulla base di queste ultime e, ripeto, frammentarie notizie, ci si domanda se esista una connessione tra l'Addaura e Capaci. Io rispondo che un collegamento può esserci. Ma non va dimenticato che tra quel tentativo andato a vuoto e la strage di Capaci sono passati tre anni, durante i quali sono cambiate tante cose. Io ho sempre creduto e credo che la strage di Capaci sia una reazione alla sentenza emessa dalla Cassazione il i§Ìi 30 gennaio del 1992 che deludeva le aspettative dei boss mafiosi e li inchiodava alle loro gravi responsabilità. Può darsi che nella decisione della strage finale abbiano confluito altre motivazioni. Io non lo escludo. Ma solo chi ha le carte in mano potrebbe dirlo con certezza. A me spetta invece soltanto ricordare che l'interesse a far piena luce sui conti cifrati in Svizzera fu sempre un'ossessione per Giovanni Falcone. Per andare oltre, bisognerebbe conoscere questi nuovi elementi, se ci sono. Dunque è interesse di tutti, e sopra ogni cosa della verità, che nell'ovvio rispetto del segreto investigativo tutte le carte oggi vengano finalmente messe sul tavolo. Antonino Caponnetto tto j i§Ìi Caponnetto con Agnese Borsellino al funerale di Paolo

Luoghi citati: Falcone, Palermo, Weimar, Zurigo