Chiudere l'Istituto case popolari? Un errore

Mondiali di sci, aiuti del governo al Piemonte Il commissario dell'ente replica alla civica amministrazione: «Lo Iacp deve essere rilanciato» Chiudere l'Istituto case popolari? Un errore L'assessore: «Ci sono delibere vecchie, deciderà il Consiglio» Il Comune vuole sciogliere l'Istituto case popolari (Iacp) e il Consorzio intercomunale per la casa (Cit), ed è polemica. Il commissario straordinario dell'Iacp, Paolo Corradini, domanda: a chi giova? Il vice presidente del Cit, Raffaele Giangrande, convoca una conferenza stampa per lunedì: «Ho avuto numerosi colloqui con il Comune - afferma nessuno mi aveva inai parlato dell'atto di morte del Consorzio». L'assessore allo Sviluppo, Giovanni Ferrerò, che giovedì aveva presentato la relazione in giunta, non fa marcia indietro, ma precisa i particolari delle due operazioni, in attesa che ne discuta il Consiglio. Scrive il commissario dell'Istituto Case popolari: «Ho appreso dai quotidiani che fra le proposte dell'amministrazione civica per migliorare la funzionalità dell'edilizia pubblica si chiede lo scioglimento dell'Iacp con lo scopo di trasformarlo in società per azioni. Ma io, assunmendo l'amministrazione strordinaria dell'ente, non ho avuto mandato di. chiuderlo, bensì di risanarne le finanze e di renderlo operativo. In modo che la gestione del patrimonio (26 mila alloggi, più del doppio di quelli in carico al Comune e al Cit) e la costruzione di nuove case siano all'altezza delle necessità». Solo la Regione ha voce in capitolo sullo Iacp. E la Rergione recentemente l'ha trasformato in «Agenzia territoriale per la Casa» senza cenni a eventuali chiusure. Le ipotesi di scioglimento avanzate da Palazzo Civico, secondo Corradini, nascono «da qualche grosso e non voluto equivoco», perché, anche a giudizio del Comune, le ipotesi di privatizzare l'Istituto si sono dimostrate più costose rispetto alla sua riorganizzazione. L'assessore Ferrerò riconosce che la posizione del commissa- rio dell'Iacp è condivisibile: «L'ho scritto nel documento che giovedì la giunta ha inviato all'esame del Consiglio» dice. E chiarisce: «I rapporti tra Comune e Iacp, dopo il commissariamento, sono migliorati. Ci sono però alcune deludere, approvate durante la gestione Malpica, che puntano su un Istituto gestito da privati. Non posso ritirarle,l'ultima parola spetta al Consiglio». Stessa situazione per il Cit: è l'assemblea della Sala Rossa che deve dare l'avallo al suo eventuale scioglimento. Spiega Ferrerò: «Nei colloqui che ho avuto con il vicepresidente del Consorzio, Giangrande, non ho mai parlato del problema. Non potevo farlo senza averne prima discusso almeno in giunta». Giangrande rinvia la polemica alla conferen" stampa di lunedì. Parla, .' vece, il missino Martinat, amministratore del Cit e consigliere comunale: «Chi programmerà i piani casa per l'area metropolitana senza il Cit? Chi terrà i rapporti con i Comuni che partecipano al Consorzio? Se lo facesse la giùnta direttamente, chi potrebbe dire che non è una trattativa di parte, senza il controllo dell'opposizione?». Giuseppe Sangiorgio L'assessore Giovanni Ferrerò

Persone citate: Corradini, Giangrande, Giovanni Ferrerò, Giuseppe Sangiorgio, Malpica, Martinat, Paolo Corradini, Raffaele Giangrande