Ughi e Mintz incanto di violini

Concerti al Lido per i giovani, aspettando la popstar protagonista di «Occhi di serpente» Settembre Musica: e questa sera al Teatro Regio Brahms diretto da Lorin Maazel Ughi e Minti, incanto di violini Due straordinarie personalità al servizio dei compositori TORINO. Due tra i massimi violinisti del mondo hanno suonato a Torino nello stesso giorno, invitati entrambi da Settembre Musica. Giovedì pomeriggio, al Conservatorio, si è esibito Shlomo Mintz; la sera, al Regio, abbiamo ascoltato Uto Ughi con l'Orchestra Filarmonica Ceka diretta da Gerd Albrecht. I due solisti mostrano personalità tecniche ed espressive assai diverse e tali da suggerire un confronto istruttivo. Ughi ha un modo di suonare molto virtuosistico ed esplicitamente funanbolico; dietro di lui c'è la tradizione italiana di Vivaldi, di Tartini e di Paganini, l'idea dell'arte come «cimento dell'armonia e dell'invenzione» e gara vittoriosa contro le difficoltà: mentre un fuoco divorante pervade tutto, sia i passaggi in cui le acrobazie violinistiche sembrano accedere ad un'altra dimensione della esistenza, sia le melodie semplicissime che sembrano sgor¬ gare dalla immediatezza stessa della natura. Impiegando una distinzione abusata si potrebbe dire che Ughi è un temperamento dionisiaco, mentre l'arte di Shlomo Mintz si iscrive piuttosto nella sfera dell'apollineo. L'idea generatrice del suo violinismo è infatti la bellezza del suono, un suono purissimo, morbido, filante in ogni registro. L'inizio della «Sonata in Sol maggiore op. 162» di Schubert mozzava letteralmente il fiato: difficile credere die quel suono fosse prodotto dallo sfregamento di un arco sulle corde del violino e non piuttosto da qualche strumento di origine angelica capitato per caso sul palcoscenico del Conservatorio. Mintz, comunque, ci ha convinto che neppure gli angeli, per loro fortuna, sono immuni dalle passioni, eseguendo, insieme all'ottimo pianista Itamar Golan, una «Sonata a Kreutzer» tra le più trascinanti che si possano oggi ascoltare; piena di conturbante e tolstojana eccitazione, senza che ne venga mai scalfita la bellezza del suono che negli interpreti di questa statura (Karajan ha insegnato) non è un semplice dato esterno ma diviene, per così dire, un elemento formante di tutto il discorso musicale. La sera, al Teatro Regio, Uto Ughi ha suonato il «Concerto in La minore» di Dvorak, vivificandolo in ogni particolare, ritmico, timbrico e melodico, e plasmandolo di getto con rapsodico vitalismo: ossia inserendosi perfettamente nello spirito con cui questa musica viene trattata dal direttore Gerd Albrecht a capo dell'Orchestra Filarmonica Ceka. Orchestra andata incontro, durante l'ultimo viaggio aereo, ad uno spiacevole contrattempo, per cui, oltre al frack di molti professori, mancavano, prima del concerto, anche alcuni violoncelli e contrabbassi: ma la «famosa improwisa- zione italiana», come ha detto il direttore rivolto al pubblico, ha ovviato al secondo inconveniente, permettendo di rispettare il programma concluso con la «Settima Sinfonia» in re minore di Dvorak. E' questo un lavoro poco generoso sul piano delle belle melodie che abbondano, invece, nella «Sinfonia dal Nuovo Mondo», ma molto vario nella successione dei quattro movimenti: come un paesaggio non bellissimo ma capace di interessare l'osservatore per l'irregolarità dei suoi profili e la varietà delle sorprese. Così l'ha inteso, op¬ portunamente, il direttore Gerd Albrecht, mettendo in massimo risalto le spezzature ritmiche, i contrasti di colore, la magistrale orchestrazione e portando avanti il discorso con giovanile freschezza. Quella stessa che ha animato l'esecuzione di una Danza Ungherese di Brahms. Paolo Gallarati Stasera, ore 21, il Teatro Regio ospita la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks diretta da Lorin Maazel. In programma la Prima e Quarta di Brahms. Lorin Maazel stasera al Regio per il Settembre dirigerà la Prima e la Quarta di Brahms

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