Che guerra la vita ragazze di Lietta Tornabuoni

In concorso «Cowgirls: il nuovo sesso» di Van Sant e «Uno due tre, stella!» di Blier In concorso «Cowgirls: il nuovo sesso» di Van Sant e «Uno due tre, stella!» di Blier Che guerra la vita, ragazze Avventure on the road e mali di periferia VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO Una bella bionda fornita di pollici spropositati, grandi come zucchine e vagamente fallici, che hanno fatto di lei la migliore nel chiedere passaggi («incarno lo spirito dell'autostop»), una inquieta perenne viaggiatrice «uscita da un oracolo zen con il piede sbagliato». Un'apparizione fugace ma significativa di William Burroughs, lo scrittore più elegante del mondo, nelle vie di New York. Una aristocratica russa bianca, nata per caso maschio omosessuale americano, che è John Hurt detto «Contessa», supertruccato, con le unghie smaltate di rosso e la dentiera instabile. Un ranch che serve da Beauty Farm, espugnato e occupato da una banda di cowgirls che usano come arma il proprio nauseabondo odore corporale (non si lavano, apposta, da una settimana). Un vecchio guru asiatico, molto piccolo di statura e sentenzioso ma simpatico, che vive sulle più alte montagne o nella caverna che ospita una antica nuova etnìa, il Popolo dell'Orologio. Uno stormo di preziose gru, variante in estinzione che le cowgirls inducono a diventare stanziali anziché migratorie drogandole con il peyote. Amori tra ragazze (l'amata si chiama Bonanza Jellybean), scontri a fuoco con la polizia, voglia di movimento, di libertà. «Even Cowgirls Get the Blue» (Cowgirls: il nuovo sesso) di Gus Van Sant, protagonista Urna Thurman, è un film d'epoca, tratto dal romanzo di Tom Robbins pubblicato nel 1976 e divenuto negli Stati Uniti un libro di culto per la sua capacità di condensare nel grottesco tanta parte dei tic della controcultura Anni Sessanta e Settanta: viaggio, pulsioni di fuga, vita «On the Road», rivolta contro il sistema sociale, ecologia, animismo, femminismo e rivendicazione d'autonomia anche eroticamente autosufficiente da parte delle donne, paura e rifiuto delle donne da parte degli uomini, antropologia lirica, mito d'Oriente. Il film semplifica e rende sin troppo concrete le fantasie brillanti e travolgenti del romanzo riducendole talvolta a scherzo goliardico o manierato. Non si può dire riuscito, spesso neppure è divertente, ma fa piacere vederlo: la memoria d'un periodo di tale libertà intellettuale e creatività esistenziale è talmente cara, quel periodo vitale e innovativo e scemo sembra talmente favoloso nella tetraggine contemporanea. In «Un, deux, trois soleil» (Uno due tre, stella!) di Bertrand Blier, altra madre atroce (stavolta psicotica, resa pazza magari dalle troppe gravidanze), altra famiglia terribile, altre-vite dannate: il ritratto femminile (ragazzina, ragazza, donna) in un quartiere orrendo di Marsiglia consente alla compagna del regista Anouk Grinberg una buonissima prova d'attrice (anche alla maniera di Giulietta Masina), permette a Marcello Mastroianni che è il padre alcolizzato della protagonista una interpretazione di carattere precisa e toccante, conferma la bravura di Myriam Boyer che recita la madre. Se il personaggio della protagonista è forte e ben costruito, l'ambiente sociale in cui si muove è il solito. Com'è la periferia di Marsiglia? Abietta, lurida, delinquenziale, multirazziale. Com'è la vita in periferia? Schifosa. Cosa fanno gli studenti? Abusano sessualmente e minac¬ ciosamente della professoressa. E la professoressa? Ci sta. E la polizia? Se interviene, le mettono paura e rubano la macchina. Cosa fanno i bambini quando non sono a scuola? Rubano e mendicano da mangiare. Cosa fa una bambina appena pubere? Adopera il sesso per cercare affetto, fa l'amore con tutti e con molti insieme. Chi è il suo principe azzurro? Un bel rapinatore. Come sarà il suo futuro? Squallido. Il regista, fedele al proprio stile, mescola vivi e morti, commedia e dramma, passato e presente, volgarità e preziosismo, salti di tempo e battute indirizzate alla macchina da presa, dialogo realistico e suono irrealistico: il risultato conserva un'impronta di ovvietà e insieme di artificiosità. Lietta Tornabuoni Urna Thurman in «Cowgirls: il nuovo sesso» di Gus Van Sant, e Marcello Mastroianni con le ragazze di «Uno due tre, stella!», ultimo lavoro di Blier. Nella foto in alto a destra: Clint Eastwood

Luoghi citati: Marsiglia, New York, Stati Uniti, Venezia