L'emigrante assassino racconta di Marco Neirotti

L'emigrante assassino racconta Fuga dalla Caienna, vite di minatori, madri di guerra: Pieve Santo Stefano premia i diari L'emigrante assassino racconta E dalla Costa d'Avorio narrano il sogno italiano II PIEVE S. STEFANO ANNO titoli evocativi (L'isola della Quarantina) o segreti (Giornale intimo), ispirati al buon popolare (Nulla nuova, nuova) o allegri ed eni- senso buona gmatici (Cacridobò). Sono i fina listi del nono Premio Pieve-Banca Toscana, organizzato dalla Fondazione archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano (Arezzo), per promuovere, ma soprattutto salvaguardare attraverso riscoperta e conservazione, un settore letterario quasi sempre anonimo e umile, sospeso tra il personale e l'osservazione minima, laterale, di un periodo: i Diari, appunto, recenti o ripescati in soffitte, cantine e cassetti. Domani sera, a Pieve, sarà scelto il vincitore fra i dieci finalisti che, con le loro pagine, coprono spezzoni di due secoli di vicende umane e storiche. Saverio Tutino, il giornalista che ha inventato nell'84 Archivio e premio, commenta: «Ho voluto recuperare rispetto per la gente che scrive la sua vita nel tempo reale oppure come bilancio finale. C'è una costante: l'ingenuità. Uno scrittore, un intellettuale di professione che si dedichi alla propria autobiografia vorrà sempre dare a tutto un sapore d'arte, ma la mediazione artistica falsifica». Eccole, allora, le dieci storie, che arrivano da Lazio, Toscana, Piemonte, Friuli, Lombardia, Emilia, Calabria e, perfino, Costa d'Avorio. C'è l'itinerario di un handicappato fisico grave alla ricerca della propria individualità dal dopoguerra a oggi. C'è la corrispondenza di una madre con le figlie all'inizio del '900, tesa con una, sposata di nascosto, e lieve con l'altra, la prediletta. C'è l'ispettore scolastico che, nella seconda metà dell'800, si sposta per l'Italia da poco unita, annotando problemi politici e civili fra le pieghe dei quali non mancano difettucci come quelli che oggi chiamiamo «tangenti». E ancora. Quattro ragazze romane, profondamente amiche, scrivono le loro esperienze a partire dal '33, proseguendo poi nell'amicizia e nel diario comune. Manovale e minatore a cavallo del secolo, un uomo di Pordenone narra la battaglia per la sopravvivenza sua e della sua famiglia. Un «informatore confidenziale» di inizio '800 manda note riservate, infarcite di osservazione della quotidianità, a un illustre personaggio perugino. La montanara madre di sei figli che impara tardi a leggere e scrivere raccoglie i suoi ricordi dal '36 al '44, con un suo filtro di fronte all'eccidio di Marzabotto. Picaresco è il diario d'emigrante di «Colibrì», ultimo di sei figli, che parte bracciante a quindici anni, ramingo da un paese all'altro tra fine '800 e inizio '900, finché in Francia uccide un disgraziato come lui, finisce alla Caienna e di qui fugge, silenzioso Papillon che stenderà i suoi ricordi finendo di scontare la pena a Perugia. Dall'avventura del passato all'intimo di oggi con la donna che cerca una ragione di convivenza con un marito di diversa religione, confrontandosi con la profonda amicizia con una amica. E le tensioni attuali affiorano, come in una torre capovolta, nella corrispondenza tra il ragazzo della Costa d'Avorio e una donna di Pisa: lui non parte, rinuncia al sogno italiano e apre una piccola impresa nel suo Paese. Fra queste dieci storie (che domani sera saranno lette dagli attori della compagnia La Classe) la giuria (Beppe Del Colle, Vittorio Dini, Raffaele Fiengo, Giorgio Galli, Carlo Ginzburg, Mario Isnenghi, Vivian Lamarque, Rosetta Loy, Dacia Maraini, Roberta Marchetti, Corrado Stajano e Saverio Tutino) sceglierà il vincitore. Alcune opere saranno pubblicate da Giunti nel «Diario italiano». Dice Tutino: «Non cerchiamo una nuova forma letteraria, ma la salvaguardia di ciò che è stato scritto. In fondo, nell'era dei computer, continuiamo a cercare geroglifici». Perciò, la prima selezione delle opere l'ha fatta gente del posto, senza pretese ambiziose: il bidello e il veterinario, il commerciante e il critico. E proprio l'assenza di grida, di inni al capolavoro, salvaguarda l'innocente dignità di questi scritti: 1762 lavori raccolti negli anni, 160 in quest'ultima edizione. Un po' divertito e un po' commosso, Tutino ricorda il diario di un illustre intellettuale trovato in una casa in demolizione in Brasile: «Era una limpida storia d'amore di tantissimi anni fa. L'ho portato ai figli. Si sono stupiti e inteneriti: e chi se l'immaginava! Hanno detto no alla pubblicazione, sì alla conservazione. E così è stato». Marco Neirotti