Eltsin conquista l'Ucraina a suon di rubli di Cesare Martinetti

Accordo a Yalta disinnesca le tensioni sul Mar Nero: Mosca paga il debito estero dei vicini e si prende le navi RUSSIA Accordo a Yalta disinnesca le tensioni sul Mar Nero: Mosca paga il debito estero dei vicini e si prende le navi Eltsin conquista l'Ucraina a suon di rubli Kiev cederà i missili e metà flotta MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Stretta da una crisi economica gravissima e da un deficit energetico drammatico, l'Ucraina ha deciso di cedere le ambizioni da grande potenza in cambio di denaro: i 176 missili strategici armati con mille e 800 testate nucleari ereditati dall'ex Unione Sovietica saranno smantellati. La Russia si incaricherà dell'operazione riprendendosi le armi e lasciando a Kiev l'uranio arricchito da destinarsi ad uso civile. Anche metà della flotta del Mar Nero sarà venduta a Mosca come compensazione di parte o tutto (il conto preciso non è ancora stato fatto) del debito di Kiev che ammonta grosso modo a 3 miliardi di dollari. Nella fatale Yalta, in una «casetta da caccia» costruita nel '48 per Stalin, ieri, Boris Eltsin e Leonid Kravchuk, presidente ucraino, dopo cinque tentativi falliti in un anno e mezzo, hanno forse trovato la via di un'intesa. Il condizionale è d'obbligo perché molti dettagli dell'opera- zione sono ancora da precisare e perché i due rispettivi parlamenti dovranno ratificare l'accordo. Ed è una ratifica tutt'altro che scontata visti i burrascosi rapporti che dividono ormai da mesi i due presidenti dalle assemblee elettive. Ancora a luglio, dopo il precedente incontro tra i due, l'intesa è naufragata nel giro di poche ore. Ma questa volta l'incontro tra i due capi di Stato sembra aver posto basi molto concrete. La questione più importante era quella dei missili strategici rimasti sul territorio ucraino allo scioglimento dell'Urss. La neorepubblica indipendente si è trovata un patrimonio bellico immenso che ha usato come arma di ricatto nei confronti della Russia e come carta da giocare nelle trattative internazionali. Finora infatti l'Ucraina aveva rifiutato di firmare gli accordi sul disarmo Start 1 e Start 2 siglati tra Mosca e Washington. La minaccia ucraina preoccupava gli Usa e costituiva per Eltsin un imbarazzo alle porte di casa. Ma priva di risorse energetiche autonome e devastata dalla crisi l'Ucraina ha alla fine ceduto in cambio di una soluzione dalla quale apparentemente ha tutto da guadagnare. Infatti con l'intesa di Yalta riesce a scambiare la sua santabarbara col carburante nucleare di cui ha disperato bisogno. La questione della flotta aveva minori conseguenze internazionali, ma rappresentava per Eltsin un groviglio interno complicato da suggestioni nazionaliste. Quando l'Urss venne sciolta, Mosca e Kiev decisero di spartirsi le trecentocinquanta navi con base in Crimea, cioè in territorio ucraino. Una soluzione che di fatto rimase sempre in sospeso. Quest'estate si è svolta una silenziosa rivolta degli equipaggi di molte unità ucraine che hanno provocatoriamente esposto la bandiera russa. Ora Eltsin ha accettato di acquistare da Kravchuk l'altra metà della flotta riportando a casa l'orgoglio di un mito. Ma anche in questo caso l'unico a guadagnarci sul serio sembra il presidente ucraino. Ed è questo che Eltsin dovrà spiegare ai suoi tanti nemici di Mosca. Cesare Martinetti Il leader ucraino Kravchuk si è accordato con Eltsin su flotta e missili