Tramonta la boutique di lusso

Molti negozi chiudono, altri si riciclano Il cuore commerciale si trasforma, trionfano i punti a ingresso libero Tramonta la boutique di lusso Molti negozi chiudono, altri si riciclano Il calo dei consumi costringe diversi punti vendita alla chiusura e favorisce un altro tipo di commercio, quello dei prodotti economici: al posto della boutique d'alta moda trionfa la jeanseria e sulle ceneri di molte gioiellerie d'alto livello proliferano le botteghe di bijoux semi-preziosi. Basta dare un'occhiata alle vie centrali di Torino per rendersene conto: negli ultimi due anni il cuore commerciale della città ha dato molto più spazio alle attività «a ingresso libero» (è finita l'epoca dei negozi santuario che mettevano soggezione soltanto a varcarne la soglia) dove il prodotto più costoso si aggira intorno alle 150 mila lire. In via Roma, soltanto nell'ultimo anno, sono nati sette nuovi negozi di abbigliamento casual: metà di queste rivendite per giovani hanno sostituito boutique di lusso. Un caso per tutti: il negozio Benetton si è insediato al posto della boutique di biancheria chic Sanfer in via Roma 365. Un altro settore «miracolato» dalla crisi è la rivendita di bijoux «per tutte le borse». Se il settore gioielleria soffre di un calo di vendite, il giro d'affari di questi negozietti specializzati nell'oggetto placcato d'oro va a gonfie vele: «Le nostre botteghe non hanno mai venduto così bene come in questo ultimo anno - dice uno dei titolari della catena Castoro (13 negozi sparsi per Torino e provincia) -; forse la ricetta del nostro successo sta proprio nell'offrire oggetti regalo semipreziosi, a partire dalle 20 mila lire racchiusi in bellissime confezioni». I punti vendita del Castoro hanno privilegiato zone commerciali decentrate come S. Salvario o Campidoglio, ma anche in piazza Castello o in via Po si moltiplicano i maxi-empori di gioiellini a basso prezzo come Blue Spirit e Personal Gold. Anche i negozi di alta moda del centro sono costretti a ricorrere a qualche trucco anti-crisi per attirare più clienti: è il caso di Venderne, in via Bogino, che da qualche mese ha attivato un intero piano di «saldi permanenti», dove si possono acquistare tailleur firmati a metà prezzo: «Quest'anno poi abbiamo privilegiato il settore prèt-à-porter a quello dell'alta moda», dice il titolare. E mentre la città resta orfana di un artigiano come Aldo Sacchetti (noto in tutta Italia per la produzione di calzature-opere d'arte) il suo negozio di via Pietro Micca è ancora in cerca di acquirenti: «Non abbiamo ancora trovato chi possa comprarlo: è troppo piccolo per un emporio del casual, troppo caro per un privato che voglia aprire una boutique», dice la moglie Angela. Oggi chi voglia avventurarsi nel settore commercio deve amare il rischio: più o meno tutte le attività soffrono di un notevole calo del giro d'affari. Secondo una recente indagine della Camera di Commercio una delle categorie più toccate dalla crisi è proprio il settore abbigliamento: negli ultimi sei mesi a Torino e provincia il 4,4 per cento delle boutique ha chiuso i battenti. Preoccupante anche la situazione dei negozi di calzature: da gennaio a oggi il 3,5 per cento degli esercizi è fallito. Analogo l'andamento del settore mobili (meno 3,8 per cento). La parola d'ordine dunque è puntare sul prodotto che offra un buon rapporto qualità-prezzo. Se il portafoglio si fa più sottile bisogna offrire creazioni meno care. Emanuela Minucci NEGOZI IN ATTIVITÀ1 A TORINO E PROVINCIA 1 ° Sem estre 10 Sem estre Differenza settori '92 '93 alimentare 11.267 10.774 -4,4% abbigliamento 7925 7649 -3,5% calzature, pellett. 953 917 -3,8% mobili 2888 2789 -3,4% auto, m0t0, barche 738 733 -0,7% VARIE [articolisportivi, armi, fiori e piante, animal i,giardinaggio] 3009 3056 +1,6% I I ai

Persone citate: Aldo Sacchetti, Castoro, Emanuela Minucci

Luoghi citati: Italia, Torino