E il giudice scoprì lo sciopero di Roberto Beccantini

Nessuna multa Nessuna multa E il giudice scoprì lo sciopero Il giudice sportivo Alberto Fumagalli non ha multato le società per il ritardo di trenta minuti con il quale domenica, a causa dello sciopero proclamato dal sindacato calciatori, erano cominciate le partite di serie A. E' la prima volta che succede, visto che in passato c'erano stati altri ritardi e le ammende, per quanto modeste, erano regolarmente fioccate. Ma è soprattutto la prima volta che, nel dispositivo della sentenza, si parla di sciopero e si riconosce che «deve ritenersi legittimo esercizio di un diritto costituzionalmente garantito». E che «la fattispecie integra comunque un'ipotesi di causa di forza maggiore, determinata da comportamenti di tesserati disciplinarmente non censurabili». In situazioni analoghe (14 aprile 1974, 3 ottobre 1976, 6 maggio 1984), l'inflessibile giudice Barbe aveva saltato a pie' pari il valore giuridico della protesta, mai citato il termine «sciopero» nei comunicati, e ridotto il tutto a una banale negligenza delle società, «salassate» di conseguenza. A noi sembra, questo del giudice Fumagalli, un significativo passo avanti, e pazienza se qualcuno, al contrario, lo interpreterà come la firma in calce a un'occasione sprecata, dal momento che i calciatori, pur scioperando, non hanno recato alcun danno ecomonico ai propri datori di lavoro. Nello stesso tempo, ci andremmo piano a considerarlo un gesto inutile, come è stato scritto, se è vero che Matarrese: primo, si è affrettato a convocare Campana a Roma (martedì); secondo, ha convinto l'attuale presidente del Livorno, Achilli, a onorare le pendenze super-arretrate; terzo, ha ricevuto ieri il presidente del Bologna, Gazzoni Frascara, invitandolo a riesaminare il dossier dei giocatori licenziati dal cura-" tore fallimenfere (Baroni, Gerolin, Incocciati: erano quattro, ma Pazzagli si è già sistemato alla Roma). Non sarà facile, neppure per Campana, venire a capo del problema. «Per fare un piacere al presidente federale», Gazzoni si è detto disposto a convocarli e proporre loro una nuova transazione, superiore a quella già avanzata e dagli interessati definita «irrisoria»: ma che non sarà mai, parole testuali, del 50 per cento, come reclamato dall'Aie, anche perché «quando presi il Bologna, mi dissero che costava otto miliardi e che "quei quattro non c'erano più"». Baroni, ricordiamo, ha un contratto di 1460 milioni, Incocciati di 935, Gerolin 636. Se mai ci sarà una coda al caso, insomma, «sarà una codina». Gazzoni ha rammentato come Pazzagli avesse chiesto e ottenuto una liberatoria per poter essere ingaggiato dalla Roma, e che «dall'operazione il Bologna non ha ricavato una lira». Domenica si gioca in orario, martedì Campana tornerà a Roma, da Matarrese. Che sia la volta buona? Roberto Beccantini

Luoghi citati: Campana, Roma