NOMI E COGNOMI
=1 NOMI E COGNOAAB =1 Disturbatori incastrati basta bluff in assemblea L grido: «Si vergogni, signor Bava!» il clima di Mani pulite ha fatto finalmente irruzione nelle assemblee societarie, generalmente futili e osannanti rituali ad uso del parco buoi della Borsa. Il signor Marco Bava è un azionista della Ferfin, ma non un qualunque piccolo risparmiatore ansioso per il destino del suo investimento. Appartiene, piuttosto, a quella nutrita schiera di «professionisti» detti disturbatori o topi d'assemblea, che prendono la parola per torrenziali e capziosi interventi oratori, disposti però a tacere^ immediatamente o addirittura a magnificare le doti preclare degli amministratori, in cambio di un obolo. La storia delle società per azioni italiane è infestata da orde di topi d'assemblea, ma non si ricorda il caso di uno di loro cacciato a pedate. A memoria d'uomo, soltanto quattro (Agazzi, Bertuzzi, Caradonna e Jarach) sono stati condannati per i loro interventi ricattatori nei confronti del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, e non per iniziativa degli amministratori della società. Ciò significa che le Spa, piuttosto che andare incontro a grane, hanno sempre preferito dispensare qualche pezzetto di formaggio ai loro fastidiosi roditori. Ecco perché il grido che martedì scorso è uscito dal cuore del presidente della Ferfin Guido Rossi può diventare una pietra miliare nel costume societario italiano, fin qui assai poco castigato. «Basta con questo malcostume assembleare - ha esclamato il professor Rossi -, lei Bava ci ha fatto una lezione su come leggere i bilanci, lei che negli anni passati taceva e incassava quattrini come consulente di questo gruppo. Si vergogni!». Insomma, alla Ferfin e alla Montedison, dove in folte schiere sono ingrassati per decenni, i ricattatori finalmente non sono più ammessi. E gli imitatori del professor Rossi di certo non mancheranno. Sembrerà niente rispetto ai dissesti finanziari e alle riprovevoli abitudini del capitalismo italiano che ai a I ripr I capi giorno dopo giorno vanno emergendo. Ma non è così. Per la prima volta dal lunedì nero del 19 ottobre 1987, la Borsa italiana è in crescita, anzi, insieme a quella di Madrid, registra il più elevato incremento delle quotazioni tra le Borse mondiali. La ragione è evidente: dopo la sbornia di finanza degli Anni Ottanta c'è stato un ridimensionamento che ha reso i prezzi convenienti. Adesso va reso conveniente il costume. E' vero che Mani forti, come si dice, possono ancora pilotare il titolo Ferfin in pieno e totale anonimato alla rincorsa di chissà quale speculazione. Ma è altrettanto vero che, attratti dalla convenienza dei prezzi, gli americani, pur abituati ai rigori della Sec che in Italia ha nella Consob soltanto un pallido surrogato, si sono riaffacciati sul nostro mercato. Forse il grido del professor Rossi servirà a trattenerli più dei meritori sforzi dell'onorevole Berlanda, impegnato a ridisegnare un organismo di controllo che spesso - come hanno rivelato i fatti - si è schierato dalla parte dei ladri invece che da quella delle guardie. In America e altrove apprezzano assai la capacità manifestata dagli italiani di usare il bisturi sul loro stesso corpo, tanto che qualcuno giunge ad attribuire il singolare boom della Borsa di Milano proprio a Tangentopoli, all'effetto buono dell'amputazione, all'uscita dal rischio di cancrena. Ma i risparmiatori nostrani sono giustamente molto, ma molto, più sospettosi. Per troppi lustri hanno dolorosamente incarnato il parco buoi, prateria di conquista di truffatori e bancarottieri. Adesso bisogna convincerli con i fatti che Mani pulite è finalmente vincente su Mani forti. Alberto Staterà
Persone citate: Agazzi, Alberto Staterà, Bava, Berlanda, Bertuzzi, Caradonna, Guido Rossi, Jarach, Marco Bava, Roberto Calvi
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