Chiambretti vietato

Prepara un filmato sulla cerimonia conclusiva, trasmessa da Raiuno Prepara un filmato sulla cerimonia conclusiva, trasmessa da Raiuno Chiambretti vietato Non può entrare a Palazzo Ducale VENEZIA. Per qualche ora ieri al Lido c'è stata un po' di tranquillità, poi è arrivato Chiambretti: deve infatti preparare un intervento che precederà la tele-cerimonia conclusiva trasmessa da Raiuno (presentano Elena Sofia Ricci e Sergio Castellitto). E' un intervento filmato poiché a Chiambretti, fin dallo scorso anno, è interdetto l'ingresso al Palazzo Ducale, sede della premiazione finale. L'obiettivo, spiega Tatti Sanguineti, coautore dei programmi di Chiambretti, è quello di «far crescere la suspense sui Leoni assegnati dalla Mostra». A proposito di Leoni alla carriera: ieri si parlava con insistenza di un premio a Polanski. Pontecorvo non ha confermato né smentito: «Sono illazioni, sarà mantenuto il segreto fino alla serata finale. Solo in quell'occasione, con la complicità di Chiambretti, si sapranno i nomi dei vincitori». Ieri sera per la presentazione di «Dove siete? Io sono qui», diretto da Liliana Cavani, la delegazione della Rai era guidata da Elvira Sellerio, consigliere d'amministrazione della gestione Demattè-Locatelli, e da Carlo Fuscagni, direttore della prima rete, coproduttrice del film. Nel frattempo si è imprevedibilmente completata la giuria internazionale presieduta dall'australiano Peter Weir. «Quando ormai ritenevo di dover affidare l'assegnazione dei "Leoni" ad una giuria di sette membri - precisa Gillo Pontecorvo - sono improvvisamente arrivati il bosniaco Abdullah Sidran e l'attore della Guinea Mohamed Camara, che in Italia ha recitato ne "La casa del sorriso" di Marco Ferreri. Mi spiace che Camara sia state accolto con poca eleganza alla dogana italiana: e dire che lui, per venire a Venezia, ha lasciato la moglie che aveva sposato il giorno prima. Ed ora, malgrado l'austerity, l'ho pregato di far arrivare anche lei». Intanto Jack Valenti, da quasi trent'anni presidente dell'Associazione dell'industria cinematografica Usa, spiega la massiccia presenza alla Mostra veneziana di titoli americani: «La stagione 1993-94 sarà la più importante della storia della cinematografia americana, sia per quanto riguarda gli incassi, sia per il numero di spettatori. Non è il costo dell'opera, come sosten¬ gono gli autori europei, che determina il successo, ma la qualità del prodotto. C'è "Sleepless in Seattle" (Insonnia a Seattle) che, sebbene sia costato poco, ha già ottenuto incassi eccezionali». Il Parlamento Europeo è stato negli ultimi tempi sollecitato a modificare la normativa che regola la circolazione dei prodotti audiovisivi allo scopo di limitare le importazioni del «made in Usa» poiché oggi c'è una sproporzione negli scambi tra i due continenti. Le esportazioni americane verso l'Europa ammontano a 4 miliardi di dollari, quelle europee a soli 250 milioni. Che ne pensa Valenti, presidente delle industrie americane? «Non si può creare un'industria cinematografica prospera con dei vincoli restrittivi. Tutti i film parlano un linguaggio comune e tutti raccontano delle storie, quindi il cinema può sopravvivere soltanto quando c'è competizione». Negli Stati Uniti, però, non sono accolti nei grandi circuiti i film europei non girati in inglese... «La maggior parte degli americani conosce una sola lingua». Anche la stragrande maggioranza degli italiani, ma noi i film americani li doppiamo, mentre il mercato statunitense respinge le opere doppiate. Perché? «E' il pubblico che non accetta il film doppiato. Per superare questo handicap, il cinema europeo dovrebbe associarsi e creare, non una sala, ma una catena di sale per i suoi film, come noi abbiamo fatto in Gran Bretagna quando gli inglesi avevano abbandonato gli investimenti nelle sale cinematografiche. Oggi disponiamo di 450 schermi e il cinema è tornato il divertimento prediletto dagli inglesi. Anche in Italia abbiamo cercato di costruire sale o multisale, ma siamo stati scoraggiati da insormontabili vincoli burocratici». La polemica Usa-Europa è destinata a riaccendersi nei prossimi giorni, qui a Venezia: lo prevede anche Philippe Garrel, un raffinato regista parigino (45 anni) al quale la Mostra ha riservato una proiezione speciale del suo ultimo film, «La naissance de l'amour». «Ci penserà - dice - Jean-Luc Godard, tra qualche giorno, a parlare contro gli americani, il loro è soltanto un cinema alienante. Non so perché non abbiano messo in concorso il mio film. Forse per i selezionatori di Venezia è troppo fragile ed è costato troppo poco per competere coi film americani. In Francia si sta vivendo un momento drammatico e temiamo, con l'uscita di scena di Mitterrand, di dover emigrare perché senza le sovvenzioni dello Stato non si può realizzare quello che noi consideriamo il cinema d'autore. Anche quando sono a Roma non trovo nessun film da andare a vedere perché c'è solo Schwarzenegger». Emesto Baldo Leone alla carriera: Polanski candidato. Jack Valenti, boss del cinema Usa: «Per l'America sarà una stagione colossale» j I ! | Piero Chiambretti dovrebbe far crescere la suspense sui premi Il regista John Ford è morto il 31 agosto del 1973. Venezia gli ha resto omaggio nel giorno dell'inaugurazione proiettando, in «Finestra sulle immagini», il suo film «Missione in Manciuria» e un film tv inedito