«Posse» il cowboy è cattivo e nero di Alessandra Levantesi

20 «Posse»/ il cowboy è cattivo e nero «La nascita dell'amore» e i senza destino di Garrel VENEZIA. Si può diventare padri e rimanere figli? Costruire una famiglia per poi abbandonarla compulsivamente? Veder morire le persone care e attaccarsi con più tenerezza alla vita? Giornale intimo, annotato saltuariamente nel tentativo di fissare un fuggevole presente prima che si trasformi in passato, «La nascita dell'amore», programma speciale e applauditissimo della Mostra, aggiunge un nuovo capitolo al romanzo multibiografico che il quarantacinquenne regista Philippe Garrel va realizzando di film in film, su una generazione di ex giovani scopertisi improvvisamente adulti; e con grande sforzo. Poiché Garrel preferisce procedere per contraddizioni, eccolo dividersi nelle figure di due protagonisti, Paul sempre avvolto in un cappotto chiaro e Markus nero vestito. Paul fa l'attore, è sposato, ha un figlio, ha lasciato la moglie incinta per Ulrika che sofferente per la recente morte del suo primo amore non vuole ricominciare, torna a casa dopo la nascita della bambina, poi parte per 0 Marocco in solitudine, al ritorno conosce la giovanissima Maria ed è di nuovo pronto ad abbandonare la famiglia. Markus è scrittore, convive con una donna che è stanca del suo egoismo, che lo tradisce e poi lo molla. Lui la segue a Roma, la supplica di tornare e intanto filosofeggia sulla vita, la rivoluzione mancata, un'umanità che ha perso il destino e ormai ha soltanto destinazioni, sui libri che progetta e non scrive mai. Sarà perché Paul è Lou Castel e Markus è Jean-Pierre Leaud (bravissimi), che abbiamo conosciuto giovani ribelli degli Anni Sessanta nei film di Bellocchio e Truffaut; sarà perché il bellissimo bianco e nero è firmato da Raoul Coutard, mitico operatore di «A bout de soufflé», la trama di questo impalpabile succedersi di non eventi acquista una coinvolgente suggestione di nostalgia. «La nascita dell'amore» significa che gli incontri sono tutti banali, l'importante succede dopo e il dopo è la vita nel suo svolgersi incessante. Per cui la nascita dell'amore è possibile a dirsi e a raccontarsi. Esiste solo per l'uomo la possibilità di fissare frammenti dell'esistenza e dargli una parvenza di eternità: Garrel non fa forse il regista per questo? Da mezzogiorno a mezzanotte. Pur facendo parte del nutrito gruppo di film americani che affollano gli schermi della mostra, «Posse. La leggenda di Jessie Lee» (Notti veneziane) gioca la carta antihollywoodiana. Infatti si pro¬ clama orgogliosamente il primo western nero della storia, evidenziando la colpevole negligenza delle centinaia di prodotti Made in Usa nel trascurare la componente afroamericana nell'epopea della frontiera. Magari può sembrare strano che la rivendicazione passi, invece che attraverso la figura positiva del buon cowboy, per quella negativa del bandito Jessie Lee e della sua «Posse» (banda). Ma dopo aver visto il film del regista e interprete Mario van Peebles (quello di «New Jack City») risulta chiara la filosofia: solo mettendosi contro la legge iniqua dei tiranni si può ottenere la vera giustizia per gli oppressi. Figlio di un pastore (l'interpreta il padre di Mario, Melvin) barbaramente ucciso alla Martin Luther King mentre predicava la non violenza e l'istruzione come armi per conquistare l'indipendenza dall'uomo bianco, Jessie anticipa le posizioni estremiste alla Malcolm X impugnando la pistola. E a capo di un gruppo di disertori, siamo nel 1898 ed è in corso la guerra ispano-americana, torna con propositi di vendetta alla cittadina natale di Freemansville, comunità utopica fondata nell'Ovest da schiavi neri affrancati. Prendendo a modello il western europeo metastorico di Sergio Leone in spregio a quello storicistico americano, Van Peebles ha realizzato un film barocco e baracconesco, la cui valenza politico-militante è subissata da sparatorie, scazzottaggini, cruente scene d'azione. E la cui commestibilità spettacolare viene in parte annullata dai pretenziosi movimenti di macchina. Infatti, nonostante il 12% della popolazione statunitense sia nera, gli incassi sono stati scarsi. Alessandra Levantesi Una scena di «Posse. La leggenda di Jessie Lee» Dice il regista: «E' un film che rivendica la partecipazione dei neri all'epopea del West. Un dato storico cancellato dalla storia stessa»

Luoghi citati: Marocco, Roma, Usa, Venezia