Liliana Cavani il silenzio
Liliana Cavani, il silenzio Liliana Cavani, il silenzio Amore altruista fra due ragazzi sordi VENEZIA. Liliana Cavani, con «Dove siete? Io sono qui» (il titolo, dice la regista, è insignificante, appena un suono dai toni quasi fiabeschi, una frase colloquiale da gente che si chiama e si cerca in un'oscurità indefinita eppure invadente), ha fatto un film in apparenza molto semplice: due ragazzi (Gaetano Carotenuto, Chiara Caselli), tutt'e due sordi, si trovano davanti alla sfida di vivere, la affrontano, la vincono anche con l'amore. Un film meno semplice, nella sostanza. Il tema della sordità, della difficoltà sociale e esistenziale delle persone immerse nel silenzio, della comunicazione, dell'espressione e della cultura da loro conquistate con fatica e coraggio, non è gravato da pesi metaforici, non vuole alludere all'opacità del nostro mondo in cui tutti parlano e pochi ascolta-, no, non intende rappresentare una contrapposizione al frastuono collettivo né un'evocazione dei silenzi della meditazione o dell'eremitaggio, neppure ambisce a segnalare un handicap fisico divenuto sempre più frequente con l'invecchiamento della popolazione e con la perdita dell'udito provocata anche nei giovani dagli eccessi di rumore. Il tema, invece, acquista nel film una complessità, una densità, una geometria molto interessanti. Il ragazzo appartiene a una famiglia borghese, lavora in banca, è assediato dalla madre Anna Bonaiuto decisa a rimuovere la sordità del figlio forzandolo a ignorare l'handi¬ cap e a comportarsi da «normale»: una donna nella quale i consueti viluppi psicologici (ferini, amorosi, gelosi, possessivi) del rapporto madre-figlio vengono ingigantiti dalla condizione particolare. La ragazza appartiene a una famiglia popolana, ha imparato a parlare ma anche a esprimersi nella lingua dei segni, lavora come cameriera in una trattoria: la madre la difende, la ama, non le si impone. Appassionata allo studio, la ragazza si trova in difficoltà e smette di andare a scuola. Il ragazzo l'aiuta, la riporta al progetto di frequentare l'Università, e lei aiuta lui a riconoscersi: per un amore fatto anche di solidarietà e di altruismo. La ra- gazza incontra se stessa nel conflitto con il mondo esterno ma anche nella passione per la poesia latina. L'incontro del ragazzo con se stesso avviene anche attraverso la conoscenza dell'arte della danza giapponese Butoh. Il film è molto elaborato anche nello stile. Oltre che da momenti irrealistici, onirici o simbolici, il realismo è smentito o ampliato dalla eccezionalità anche figurativa e gestuale dei protagonisti, dal loro modo di emettere parole che è lento, faticato e atono, dalla violenza suscettibile o autodifensiva delle loro reazioni, dalla estrema tensione spesso avvertibile sulle loro facce. [1. t.] 1 1 Chiara Caselli, qui con Gaetano Carotenuto. I due ragazzi sono gli innamorati sordi di «Dove siete? lo sono qui» della Cavani
Persone citate: Anna Bonaiuto, Cavani, Chiara Caselli, Gaetano Carotenuto, Liliana Cavani
Luoghi citati: Venezia
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