Contesa da dieci millenni di Aldo Cazzullo

La Gerico biblica ora capitale della pace Contesa da dieci millenni La Gerico biblica ora capitale della pace DA GIOSUÈ' AD ARAFAT IL Signore ha messo Gerico nelle tue mani. Togliti i sandali dai tuoi piedi, perché il luogo dove stai è sacro». Contrariamente a Giosuè, Arafat non troverà l'angelo del Signore a attenderlo, quando, nei giorni che i cristiani chiamano Natale, entrerà nella sua nuova capitale. Ne visiterà la sinagoga, dove Dio (o la Storia) ha lasciato un segno premonitore: un mosaico del VI secolo, con l'Arca dell'Alleanza, il candelabro delle 7 braccia, lo sciofar, il corno che abbatté le mura della città, e una scritta in ebraico antico. Dice: «Shalom al Israel», la pace su Israele. Attorno a queste case basse e bianche adagiate verso l'ansa del Giordano, a due passi dal Mar Morto, gli uomini si danno battaglia da dieci millenni. Con Baalbek, in Libano, Gerico (ma gli arabi la chiamano al Riha) è la più antica città del mondo. Era inevitabile che fosse anche la più contesa. Simbolo della guerra e della vittoria dei giusti nell'Antico Testamento, sta per diventare capitale della pace, e del nascituro Stato palestinese. L'immagine di Gerico che ci appartiene è quella dipinta e scolpita dagli artisti della cristianità, la stessa che Lorenzo Ghiberti fissò nell'oro per la Porta del Paradiso del Battistero di Firenze. «Voi prodi guerrieri di Israele girerete attorno alla città per sei giorni. Il settimo giorno sette sacerdoti suoneranno le trombe di corno, e tutto il popolo proromperà in un grande grido di guerra. Allora le mura crolleranno». Così la Bibbia. Ma quando la presero gli israeliti, Gerico esisteva già da quasi 4 mila anni. Le fondamenta più antiche - naturalmente, un santuario - sono state datate dagli archeologi inglesi con il carbonio 14: 7800 avanti Cristo. Mille anni dopo i suoi abitanti costruirono le prime mura, di mattoni crudi. La guerra l'aveva già distrutta tre volte, quando arrivò il popolo eletto. Da allora sulla città pen¬ de il giuramento che Giosuè impose ai suoi: «Maledetto l'uomo che si alzerà e ricostruirà Gerico! Sul suo primogenito ne getterà le fondamenta, sul figlio minore ne erigerà le porte». Invece gli ebrei ci tornarono. A Gerico visse Elia, e dopo, quando il profeta salì al cielo su un carro di fuoco, Eliseo. Passò di qui un'altra guerra, stavolta sulle armi devastatrici di Nabucodònosor (587 a.C). Vi entrò Gesù, sulla via di Gerusalemme; e in cima a un sicomoro, come quelli che oggi rinfrescano i giardini dei ricchi palestinesi, che svernano a Gerico per fuggire la neve di Gerusalemme, vide un uomo basso, Zaccheo, un peccatore: «Scendi subito, perché oggi mi devo fermare in casa tua». Antonio la regalò a Cleopatra, Augusto la restituì a Erode, che ne fece la sua Versailles. Ma sulla città incombeva un altro esercito. Spazzata via dalle legioni di Tito, Gerico fu ricostruita, un po' più in là, da Adriano. Nel 724 il califfo Hisham vi eresse un palazzo d'inverno: sono gli archi che si vedono ancora. Poi la presero i Crociati e sull'altura di fronte, il Monte della Quarantena, là dove Gesù fu tentato da Satana, i Templari costruirono il loro castello. Oggi Gerico risuona degli echi delle tante ere che ha attraversato; come se ogni pietra portasse il segno del passaggio di un guerriero o di una divi¬ nità. La strada che da Gerusalemme scende al Mar Morto la attraversa tutta; dove piega a angolo retto c'era un cinema, ora fantasma. Chiusi anche i ristoranti, dove d'estate venivano a cena gli israeliani. Paura dell'Intifada e dello sguardo duro del cameriere palestinese. All'uscita del villaggio c'è la stazione dei bus. Qui era diretto il pullman che i terroristi di Abu Nidal incendiarono, sei anni fa, alla vigilia delle elezioni; morirono un'israeliana di 26 anni e i suoi tre bimbi, i laboristi pagarono con la sconfitta. Vengono ancora, invece, gli arabi ricchi di Gerusalemme Est e di Ramallah, che in quest'oasi assediata dal deserto si sono fatti la seconda casa. Le fonti d'acqua dolce fanno crescere banane, datteri, pompelmi. Ci vivono 6 mila persone, tra il mercato e il municipio che tra poco batterà bandiera palestinese. Per il momento, Gerico è pavesata dei vessilli con la stella di David. Li hanno portati ieri Shamir e i suoi, i falchi del Likud, come monito: «Questa è la Terra Santa, terra di Israele». La destra estrema ha già mandato un messaggio a Arafat: «Non mettere piede a Gerico, ne va della vita». Ma gli ultra che hanno occupato la sinagoga vi hanno trovato ben altro monito. «Shalom al Israel». Aldo Cazzullo Nella sinagoga un mosaico dice «Shalom al Israel» In un'incisione il crollo delle mura di Gerico

Persone citate: Abu Nidal, Arafat, Erode, Gesù, Lorenzo Ghiberti, Shamir, Zaccheo