Stallo a Ginevra: la guerra continua

Fallite le trattative, i musulmani non accettano la quota di territorio offerta da serbi e croati Fallite le trattative, i musulmani non accettano la quota di territorio offerta da serbi e croati Stallo a Ginevra; la guerra continua La Bosnia rifiuta ilpiano di pace Le trattative di Ginevra sono definitivamente naufragate. I due co-presidenti Owen e Stoltenberg hanno dichiarato chiusa la conferenza di pace sulla Bosnia. Lo scoglio è stato il contrasto fra bosniaci e croati e l'impossibilità da parte musulmana di accettare un compromesso che comunque ratificherebbe l'avvenuta «pulizia etnica». Nella conferenza stampa convocata alla fine, il presidente bosniaco (musulmano) Izetbegovic ha dichiarato che «coloro che più hanno tratto vantaggio dalla guerra hanno respinto il minimo del minimo che noi avevamo domandato». Si riferiva alla richiesta avanzata giorni fa ai croati perché rendessero un ulteriore 10% del territorio da essi occupato con le armi: ieri Izetbegovic era sceso al 4%, ma questo era sempre troppo per i croati - e anche per Owen e Stoltenberg. I co-presidenti avevano infatti fissato un termine ultimo per accettare o rifiutare il piano di pace da loro redatto dopo faticosissime trattative, e che prevedeva la tripartizione della Bosnia fra serbi, croati e musulmani: entro il 31 agosto ognuno doveva dire un sì o un no definitivo. Poi tutto era slittato perché l'altro giorno Izetbegovic non era arrivato in tempo (cause tecniche, si era detto). Ma alla ripresa della trattative era stato ribadito da Owen e Stoltenberg che non si poteva più negoziare nulla: prendere o lasciare, altrimenti la spartizione si sarebbe fatta a due, fra i soli serbi e i croati. Di fatto i serbi si sarebbero dimostrati disponibili, ancora ieri, a qualche limitata concessione che consentisse il collegamento via terra tra la repubblica bosniaca attorno a Sarajevo e tre zone musulmane isolate, nella parte orientale del Paese. Chiusura totale invece da parte croata alla richiesta di Izetbegovic per uno sbocco sull'Adriatico, nella zona del porto di Neum. «Sfortunatamente la guerra continuerà - ha detto ieri sera il presidente croato Franjo Tudjman - perché i musulmani hanno avanzato richieste che le altre due fazioni in lotta non possono accettare». Tudjman ha aggiunto che «ormai i partecipanti e i due co-presidenti ritengono che non serva a nulla continuare a trattare: qualunque accordo si raggiunga, i musulmani non l'accetteranno perché dicono di non voler subire gli esiti del genocidio e dell'aggressione». «C'è una parte di verità dal punto di vista morale in questa posizione - ha ammesso Tudjman - ma d'altronde è irragionevole non considerare la realtà e non tenere in conto gli enormi sforzi che sono stati profusi per arrivare a un accordo». Eventuali nuove trattative, ha concluso il leader croato, non potranno aversi che «tra settimane o mesi». Anche i serbi, per bocca di Karadzic, hanno riversato l'intera responsabilità del fallimento sui musulmani. La mancanza di una soluzione negoziale riporta d'attualità l'ipotesi di un intervento militare aereo dell'Alleanza atlantica. Di tale possibilità hanno parlato sempre ieri, proprio a Ginevra, il segretario generale dell'Orni, Boutros Boutros-Ghali, e il segretario generale della Nato, Manfred Woerner. Ieri l'ex premier britannico Margaret Thatcher e l'ex segretario di Stato americano George Shultz hanno chiesto in una lettera - firmata da più di altre 100 persone - al presidente degli Usa Clinton di ordinare subito attacchi aerei in Bosnia. Mentre a Ginevra si trattava, sui campi di battaglia non si smetteva di lottare. Il comandante in capo delle forze armate bosniache, generale Rasim Delie, ha accusato croati e serbi di usare migliaia di musulmani come «scudi umani» in combattimento. Radio Sarajevo ha anche riferito di un gruppo di caschi blu britannici rimasti intrappolati dal fuoco incrociato di musulmani e croati a Gornj Vakuf, nella Bosnia centrale. te. st.]

Luoghi citati: Ginevra, Sarajevo, Usa