Il Leoncovallo divide la Lega E Bossi attacca Formentini di Giovanni Cerruti

Critiche al sindaco: «Perché non hai ancora chiuso quel covo come promesso alle elezioni?» Critiche al sindaco: «Perché non hai ancora chiuso quel covo come promesso alle elezioni?» Il Leoncovallo divide la Lega E Bossi attacca Formentini MILANO. Umberto Bossi la racconta così: «Quando sono a Milano mi avvicinano al ristorante, o ai semafori, o qui davanti alla sede della Lega e mi dicono: e allora cosa fa quel Formentini a Palazzo Marino? In campagna elettorale avevate promesso di mandar via quelli del Leoncavallo e invece sono ancora lì a tirar bottiglie rotte dietro ai passanti e a far cagnara fino alle cinque mattino...». Un raccontino di maniera per giustificare l'ultima sortita d'agosto, comizio a Boario l'altra sera, sintetizzata da questo titolo de II Giornale: «Bossi dà la sveglia a Formentini». E Formentini, il sindaco, ieri mattina si è svegliato proprio male. Ore 7,15, il caffè e quel titolo: «Non ho fatto un salto sulla sedia - racconta - solo perché mi avevano appena telefonato per dirmelo». Si è letto il Bossi da comizio in Val Camonica, tutto nervo, toni forti, ordini e ultimatum: «Ho telefonato a Formentini e gli ho detto che bisogna spazzarli via!». Quelli del Leoncavallo, s'intende, i cento che se ne stanno in quel Centro Sociale di semiperiferia e diventano migliaia le sere dei concerti-live a 5 mila lire. Da almeno dieci anni l'incubo di tre sindaci e sette questori. «Ma noi siamo dei panzer e non abbiamo incubi», parte Bossi. E poche balle: «Noi non vogliamo delinquenti che danneggiano la proprietà privata e rompono i coglioni alla gente, noi vogliamo che i cittadini possano andare in giro tranquilli e dappertutto di giorno e di notte». Quelli del Leoncavallo, che già annunciano querela? «Sono frequentatori di sedicenti centri sociali che servono da copertura a spacciatori di droga, malavita, e a raccogliere facile manovalanza utile ad azioni terroristiche». E Formentini? «Sta lavorando bene, molto bene. Mica ce l'ho con lui...». Il Bossi del giorno dopo si corregge appena e insiste ancora: «Ce l'ho con Mancino. Formentini incontra un muro di gomma, deve vincere le resistenze di chi vuole metterci in difficoltà e approfittare di quelli del Leoncavallo che fanno comodo al pds, alla de e al ministero dell'Interno pieno zeppo di fascisti». E allora, dice Bossi, «tocca a me buttar giù quel muro, ben sapendo che fino alle prossime elezioni qualsiasi cosa chiederà Formentini incontrerà sempre muri, dal Leoncavallo alle privatizzazioni. Il Leoncavallo è un problema di questura e Viminale!». Da Palazzo Marino, un imbarazzato Formentini ha risposto a Bossi con tutta la diplomazia possibile: «Le sue critiche non mi disturbano né mi condizionano. Condivido le posizioni della Lega, ma come sindaco debbo agire tenendo conto di tempi e ritmi. Raccolgo gli stimoli delle forze di opposizione, a maggior ragione quelli di Bossi, e dico che il Leoncavallo è un problema che esiste, è una situazione di palese violazione della legalità, però ho un mio disegno e lo espliciterò al momento opportuno». Nel pomeriggio, una telefonata con Bossi: «Non ce l'avevo con te!». Ma forse non basta. Il capo della Lega e il sindaco della Lega ammettono d'aver imboccato un terreno minato. «Lo so dice Bossi - già in campagna elettorale non siamo stati molto furbi con questa storia del Leoncavallo». Cita una frase di Aldo Aniasi, il sindaco socialista della Milano fine '60: «Ai miei tempi c'era l'albergo Commercio occupato dagli anarchici e mi sono lasciato trascinare nella vicenda. Un sindaco non deve mai fare il questore». Ed è stato questo l'errore di Formentini in campagna elettorale: «Subito dopo la mia elezione il problema sarà risolto!». Da giorni, alla sede della Lega di via Arbe, arrivano chiamate di cittadini indignati e il centralinista di turno risponde: «Chiamate in Comune» (poi le riferisce a Bossi). Ma arrivano anche chiamate di altro tipo: come mai Giorgio Strehler è stato riconfermato «Ila direzione artistica del Piccolo Teatro? Come mai la città è ancora piena di «vu' cumprà»? Come mai non sono ancora iniziati i lavori per il depuratore di Nosedo? Insomma Formentini è sindaco, la Lega è al governo, ma per i milanesi (o quantomeno per i leghisti del tutto e subito) non sarebbe cambiato un bel niente. Formentini capisce e smorza: «Sono sindaco da due mesi e mezzo, mica da una vita!». Bossi è d'accordo, però a mettere in difficoltà Formentini ci si è messo pure lui. In campagna elettorale con gli insulti a Nando Dalla Chiesa, poi con la marcia dei sindaci leghisti contro l'elezione di Valentino Castellani a Torino, poi ancora con l'investitura come «authority» fiscale e infine il Leoncavallo. Bossi nega qualsiasi polemica: «Invenzioni dei giornali». Formentini passa e chiude: «Non intendo commentare dichiarazioni che esulano dai compiti dell'amministrazione civica». Giovanni Cerruti E ora il leader chiama in causa Mancino «Marco lavora ma trova un muro di gomma» Il primo cittadino: ho un piano, vedrete Sopra, il sindaco di Milano Marco Formentini con Umberto Bossi A sinistra, una manifestazione organizzata dal centro «Leoncavallo»

Luoghi citati: Boario, Milano, Torino