Una vita dentro l'armadio

Una vita dentro l'armadio Una vita dentro l'armadio Vicenda straziante di madre e figlio VENEZIA. Terribile amore: un regista polacco di trentun anni sceglie come protagonista un musicista rock e come soggetto un racconto di Ian McEwan per raccontare portandolo all'estremo il legame rischioso tra madre possessiva e figlio succubo, l'atonia in cui il figlio può cadere quando con l'adolescenza viene a mancargli il forte, provvido e insano amore materno, la nostalgia perenne della puerilità protetta come d'un paradiso da cui si sia stati scacciati. «Rozmowa z czlowiekiem z szafy» (Conversazione con l'uomo dell'armadio) di Mariusz Grzegorzek, con Rafal 01brychski e Bozena Adamek, esaspera una simile classica condizione: orfano di padre, sempre vissuto con la madre in totale dipendenza, quando lei lo abbandona per risposarsi il protagonista ormai ragazzo si ammala d'una depressa inerzia o incapacità, e dopo un tentativo di vita autonoma fallito nella crudeltà del mondo e propria si chiude dentro un armadio. Lì, al riparo, senza muoversi, senza dover incontrare nessuno né fare qualcosa, mangiando quasi nulla, non uscendo per mesi, contemplando distrattamente l'immagine del Sacro Cuore sanguinante e incoronato di spine, ripetendo «Non sono adulto, non voglio esserr adulto, odio gli adulti», il ragazzo può sentirsi protetto, vegetare, non soffrire e ripercorrere, sognare, inseguire l'infanzia e la madre perdute. La storia è straziante: il momento più arduo è quello in cui la madre da troppo tempo vedova e il figlio ragazzino guardano insieme di notte pornofilm alla tv, con un turbamento che allude all'incesto possibile. Lo stile del film, nella fotografia bella di Jolanta Dylewska, è immaturo ma interessante, personale, efficace. Le brevi rotture della solitudine della coppia madre-figlio e poi del figlio, il rapido irrompere della realtà esterna, danno della società polacca un'immagine brutale e disperata. Il t.l

Persone citate: Adamek, Ian Mcewan, Mariusz Grzegorzek

Luoghi citati: Venezia