Saga veneta per il trono del Portogallo

Saga veneta per il trono del Portogallo La monarchia non regna dal 1910, ma a Padova sarà il giudice a decidere chi sarà prossimo sovrano Saga veneta per il trono del Portogallo Due «eredi» l'un contro l'altro: la regina ha abdicato per me PADOVA. Da semplice imprenditore a Duca di Mongao e Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di Villa Vigosa. Un bel salto per Alberto Bianchi, romano, proposto per una delle massime onorificenze della monarchia portoghese niente meno che dal duca d'Otranto e di Lipari, al secolo Francesco Maria Mariano, padovano. Il titolo nobiliare, che l'imprenditore romano ha ricambiato con una robusta donazione, porta in calce la firma dell'erede diretta al trono portoghese, Donna Maria Pia di Sassonia-Coburgo-Gotha, figlia e nipote degli ultimi due re del Portogallo, Dom Carlos Primero e Dom Manuel Segundo, imparentata con re Baldovino dei Belgi e con la regina Elisabetta d'Inghilterra, dal '40 esiliata a Roma e ora, a 87 anni, ricoverata in un ospizio di Negrar, in provincia di Verona. Tutto liscio, dunque, se non che da Vicenza si fa vivo un altro erede al trono portoghese, «Sua Altezza Reale il Principe Dom Rosario, Duca di Braganza», come egli stesso si fa chiamare, al secolo Rosario Poidimani da Siracusa, un cinquantenne di professione agente finanziario internazionale: il quale accusa il rivale padovano di millantato credito e per questo ha deciso di denunciarlo all'autorità giudiziaria. Sarebbe lui, Poidimani, l'unico e solo erede, avendo ottenuto l'abdicazione proprio da Donna Maria Pia della quale «si occupa amorevolmente» dall'83, perché sia lui a provvedere alle questioni della monarchia, lontana dal regno ormai dal 1910. Anzi, il duca di Braganza dice di essere in possesso di una registrazione della viva voce della principessa che denuncia l'incontro avvenuto con il duca d'Otranto come «l'inizio della sua rovina». Un impostore, insomma? Poidimani sostiene di sì. E spiega: «La firma di Donna Maria Pia sotto l'assegnazione del titolo al signor Bianchi non può essere la sua. Sarebbe stata apposta a Lisbona il 3 giugno scorso, ma questo non quadra, perché la nobildonna stava a Negrar. Né avrebbe potuto nelle sue condizioni di salute firmare con mano tanto ferma. Oltretutto - continua il duca - ci sono altre incongruenze: un presunto riconoscimento da parte della segreteria dello Stato repubblicano portoghese, il che, sotto un atto di nobiltà monarchica, sarebbe un assurdo giuridico; e la firma di un colonnello della base Usa di Vicenza, Oliver Kenneth, già tesoriere di Maria Pia e qui spacciato per suo luogotenente in Italia, che però nega di aver mai firmato». Mariano, il duca d'Otranto e di Lipari, ha un'altra verità. Lui, discendente da una famiglia antica di mille anni che ha dominato la Sardegna, svolge oltre.al lavoro di piccolo editore quello di pubbliche relazioni per alcuni casati di sovrani senza territorio. Fra cui - dice - quello di Sassonia-Coburgo-Gotha. Appassionato di araldica, sa tutto della Real Casa portoghese e sostiene che è l'altro, non lui, il vero millantatore. «Donna Maria Pia il 3 giugno non era in ospedale, ma a Lisbona. Poidimani si informi - dice -. E poi, come fa a essere lui l'erede al trono, se Maria Pia ha una figlia legittima che ha sposato Miguel Berrocal e ha due figli maschi, Carlos, duca di Beja, e Beltrame, duca di Coimbra? Come fa, soprattutto, se la Costituzione monarchica portoghese vieta espressamente che il pretendente al trono possa essere di nazionalità straniera?». Sembra una storia dell'anno Mille, dove il Papa e l'antipapa si accusavano reciprocamente di eresia. Sulla carta, si sa: la Real Casa portoghese non domina più. Mario Lollo