«Solo» 13 gli yanomami uccisi il caso è chiuso
«Solo» 13 gli yanomami uccisi, il caso è chiuso Rilievi da satellite: l'attacco è avvenuto in Venezuela, non in Brasile. E i garimpeiros sono liberi «Solo» 13 gli yanomami uccisi, il caso è chiuso Ritrovati i superstiti, la strage per recuperare un vecchio fucile SAN PAOLO NOSTRO SERVIZIO" Un vecchio fucile da caccia vale la vita di 18 indios Yanomami. Venti giorni dopo che la notizia della strage di uomini, donne e bambini di questo antico popolo dell'Amazzonia ha fatto il giro del mondo, gli antropologi sono riusciti ad appurare le cause del massacro e il numero esatto delle vittime, fortunatamente minore di quanto si fosse temuto all'inizio (secondo i primi calcoli del Funai, la fondazione nazionale di assistenza agli indios, i morti erano più di settanta). Ma d'ora in avanti, le autorità brasiliane se ne laveranno le mani: le rilevazioni via satellite hanno infatti dimostrato che il villaggio dove è avvenuto il massacro, Haximu, è in territorio venezuelano, quindici chilometri oltre il confine. E poco importa che gli assassini siano dei «garimpeiros», cercatori d'oro brasiliani. Due giorni fa, la polizia federale ha rilasciato gli unici tre sospetti arrestati sinora. A scoprire la verità è stato un antropologo francese, Bruce Albert, che da oltre vent'anni fa la spola tra Parigi, Brasilia e la foresta amazzonica, studiando la cultura millennaria degli Yanomami, l'unico grande popolo indigeno del mondo ad aver mantenute intatte sino a oggi le proprie tradizioni e la propria lingua. Poco dopo che la prima notizia del massacro è stata trasmessa al Funai da una suora che vive tra gli indios, Albert ha iniziato a percorrere i villaggi vicini alla ricerca di eventuali testimoni e sopravvissuti. Lunedì mattina è riuscito a rintracciarli, una cinquantina di indios che, dopo una settimana di cammino nella foresta, si erano rifugiati a Toototobi, un villaggio nello stato di Amazonas. Molti di loro, tra cui una quindicina di donne e bambini, portano ancora i segni dell'attacco dei garimpeiros: ferite di fucile e di coltello, soprattutto alle braccia e alla testa. Nella loro lingua, parlata da pochissimi bianchi, hanno raccontato quello che era successo. La prima strage risale alla metà del luglio scorso, quando un gruppo di cercatori d'oro attaccò alcuni Yanomami per cercare di riprendersi una vecchia doppietta che era stata rubata dal loro accampamento. Nell'agguato, i garimpeiros massacrarono cinque indios, che reagirono coi loro archi, uccidendo uno degli aggressori. Quindi, per evitare nuovi scontri, gli Yanomami abbandonarono la loro grande capanna collettiva, lo «shabono», e si trasferirono altrove nella foresta. I garimpeiros, però, ritrovarono le loro tracce un mese dopo, e attaccarono il villaggio di Haximu mentre quasi tutti gli uomini erano fuori a cacciare. Le vittime questa volta furono tredici, quasi tutte donne e bambini, e i corpi vennero decapitati e mutilati a colpi di machete. Adesso, la responsabilità di catturare gli assassini passa alla polizia venezuelana, ma in quella terra senza legge che è l'Amazzonia, sono in pochi a credere che, alla fine, qualcuno pagherà per il massacro. E nuove minacce contro il futuro degli Yanomami potrebbero giungere ora proprio dal Parlamento brasiliano, che a ottobre comincerà un processo di revisione costituzionale che potrebbe rimpicciolire le riserve indigene. Il sottosuolo delie terre Yanomami è ricchissimo d'oro e fa gola a molti: negli ultimi anni almeno 2 mila indios, un quinto di questo popolo, sono stati uccisi dalle malattie e dalle pallottole. Gianluca Bevilacqua
Persone citate: Bruce Albert, Gianluca Bevilacqua
Luoghi citati: Brasile, Brasilia, Parigi, San Paolo, Venezuela
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