«Firmate o faremo a metà coi croati»

A Ginevra Izetbegovic chiede ancora una revisione dei confini ma l'accordo è imminente A Ginevra Izetbegovic chiede ancora una revisione dei confini ma l'accordo è imminente «Firmate, o faremo a metà coi croati» / serbi minacciano i musulmani che rifiutano la pace ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Come aveva annunciato a Sarajevo il presidente bosniaco Izetbegovic ha chiesto ieri a Ginevra il 10 per cento in più di territorio per la futura repubblica musulmana che dovrebbe far parte dell'Unione delle repubbliche bosniache. Ma i due copresidenti della conferenza di pace lord Owen e Thorvald Stoltenberg gli hanno chiaramente fatto capire che i cambiamenti delle mappe geografiche sono possibili soltanto se accettati dalle tre parti. Il leader serbo Karadzic ha immediatamente rinnovato le minacce che se i musulmani non accetteranno l'accordo la Bosnia verrà spartita tra serbi e croati. «Abbiamo avuto dai nostri Parlamenti l'assenso per accettare il piano globale - hanno detto serbi e croati - eventuali modifiche sono possibili soltanto con accordi bilaterali». Il primo incontro a due, senza la presenza dei due copresidenti, è stato quello tra Karadzic e Izetbegovic. «L'accordo potrebbe essere firmato già domani» ha dichiarato Nikola Koljevic, capo del Parlamento dei serbi bosniaci, ma ha aggiunto che Izetbegovic sta bloccando le trattative. «Izetbegovic chiede sempre nuove concessioni a spese dei croati e dei serbi. Evidentemente non tiene alla pace», ha affermato il presidente croato Tu- djman che ha tuttavia prospettato un accordo per oggi. Intanto nella giornata di ieri le tre parti hanno raggiunto un accordo su cinque punti. Prima di tutto la cessazione del fuoco immediato e su tutto il territorio della Bosnia. Poi la costituzione di una commissione mista per il ripristino dei servizi nelle città. Una linea rossa tra Pale, sede dei serbi, e Sarajevo, nonché la cessazione dell'incitamento all'odio e alla violenza dei rispet¬ tivi mass media. «Se i musulmani rifiuteranno il piano di pace proposto, la guerra in Bosnia continuerà, nel qual caso le forze serbe potrebbero tagliare il Paese in due parti», ha dichiarato al suo arrivo a Ginevra lord Owen. In un'intervista alla Bbc, Owen ha approvato l'annuncio del presidente Clinton secondo il quale gli americani si impegneranno di persona in Bosnia: «E' la dichiarazione più positiva che gli Stati Uniti abbiano fatto negli ultimi mesi». Ma l'ambasciatrice americana presso l'Onu, Madeleine Albright, ha smentito che gli Usa hanno promesso di fornire la gran parte dei soldati per le nuove forze terrestri dell'Onu necessarie in Bosnia. «Washington sta esaminando le possibilità di appoggio al piano che sarà accettabile per le tre parti in Bosnia, ma per il momento non ha promesso l'invio di truppe», ha dichiarato la Albright, smentendo quanto ha scritto il New York Times, secondo il quale il segretario di Stato americano Christopher aveva promesso al presidente bosniaco Izetbegovic di mandare più della metà dei 30 mila Caschi Blu che andranno in Bosnia. A mandare nuovi soldati sarà invece la Bussia. «Il mio governo è pronto a inviare altri soldati in Bosnia per aiutare l'attuazione del piano di pace», ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Andrej Kozirev, ma non ha voluto precisare il numero dei Caschi Blu russi che raggiungeranno il contingente già stazionato nelle Repubbliche dell'ex Jugoslavia, perché la decisione spetta all'Onu. La disponibilità russa è stata confermata dal segretario generale delle Nazioni Unite Boutros Ghali che stamane dovrebbe incontrare il segretario generale della Nato Manfred Woerner. A Mostar infuriano ancora i combattimenti tra le forze croate e quelle musulmane. Dopo sei giorni i musulmani hanno rilasciato ieri il comandante Angel Morales e i 60 Caschi Blu spagnoli che hanno preso in ostaggio con il convoglio umanitario dell'Alto Commissariato per i profughi giunto nella parte di Mostar controllata dalle truppe musulmane mercoledì scorso. Ingrid Badurina Mostar: un soldato croato protetto da sacchetti di sabbia a 50 metri dalle postazioni musulmane (foto epa]

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