Concerto-riconciliazione sabato a Polignano
Concerto-riconciliazione sabato a Polignano Concerto-riconciliazione sabato a Polignano Il ritorno di Modugno con diecimila in coro BARI. Diecimila persone in piazza, schiacciate dietro le transenne, arrampicate sugli alberi o a sbracciarsi sulle terrazze. Un attimo di silenzio prima che esploda la prima nota di «Ciao ciao bambina». La voce è potente quasi come vent'anni fa. Dal '58 «Mimi» non cantava a Polignano a Mare, il suo paese che l'amava e l'odiava per quel suo fingersi siciliano. Ma ora che è di nuovo qui, l'abbraccio è grande, amore vero. A tratti la voce è tremula, ma è sempre lui, il vecchio leone. Sabato per Domenico Modugno è stato un trionfo. Smoking, occhiali, barba, guarda la platea e stringe il microfono con due mani. Sono le 22,25, abbozza «Nel blu dipinto di blu», poi parte «Piove» e il pubblico, lì da 5 ore (i mezzo si nasconde anche Fred Bongusto) esplode. Ripropone «Volare» e invita tutti: «Se dovete fare oh oh dovete farlo forte». Intona «La donna riccia» subito dopo «Tu si 'na cosa grande». Ma il tripudio è per «'0 ccaffè». Canticchiano anche le ragazzine che vanno pazze per Vasco Rossi e Jovanotti e si sgola Michele Campanella, in tutta la sua discreta circonferenza. Lui Modugno l'ha conosciuto 50 anni fa, quando in paese gironzolava con la chitarra a fare le serenate e non gli aveva perdonato la patina siciliana che «mister volare» si era dato «per campare». Ma ora ne ricorda le canzoni, urla, ne anticipa le parole. «A questo punto lo spettacolo dovrebbe essere finito» gigioneg- già Modugno dopo aver cantato «La lontananza». Finito? Neanche per sogno. La gente fischia e lui di rimando: «Voi chiedete, io sono qui, possiamo stare insieme fino a domattina alle tre. Che cosa volete sentire?». Non accontenterà la voce stridula che a intervalli regolari chiede «Piange il telefono», una mini telenovela musicale annoverata nella sua peggior produzione. Su una terrazza zeppa di giovani ecco una «ola» da curva Nord quando partono le note di «Vecchio frac», e Michele Campanella sale su una sedia e si scatena in una danza in ecnjilibrio precario. Resiste, rischiando grosso, fino all'inizio di «Lu pisci spada», il brano che fece di Modugno «il siciliano». In realtà era brindisino. «Ho vis¬ suto, oltre che a Polignano, a San Pietro Vernotico» ha ricordato «e lì il dialetto somiglia molto al siciliano. Insomma io cantavo in brindisino». E poi spiega dal palco: «Dovevo mangiare, e avrei detto anche che ero giapponese». Alle 22,05 cade qualche goccia di pioggia, ma il pericolo è scacciato da «Se Dio vorrà», un inno romantico («Ritornerò... laggiù c'è la mia casa nascosta tra gli ulivi») che a «Mimi» ha sempre ricordato il suo paese natale. La scrisse con Garinei e Giovannini per lo spettacolo «Rinaldo in campo». Poi «Amara terra mia», «Meraviglioso» e una breve parentesi con «11 vecchietto dove lo metto». Racconta Modugno agli spettatori: «Mia madre è morta a 96 anni. Ne aveva 94 quando un giorno la chiamai al telefono e mi sentii dire: "Figghie mie, tengo nu' delore a u scinucchie", ho un dolore al ginocchio. E aggiunse: "Mi sa tanto che per me si sta preparando una brutta vecchiaia"». Risate. E dopo l'ultima, inascoltata richiesta di «Piange il telefono», gran finale con «Dio come ti amo». Ma alle 23,25 - un'ora esatta di concerto - aiutato dal bastone Modugno canta in piedi «Volare», punta il microfono sulla folla che risponde in coro. Don Michele rischia un pericoloso salto triplo all'indietro. E' il saluto di «mister volare» dopo un concerto in cui contava solo il cuore. Sergio Tarantino Domenico Modugno in concerto
Luoghi citati: Modugno, Polignano A Mare, San Pietro Vernotico
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