« La mia legge funziona» di Mario Gozzini
« « La mia legge funziona» Gozzini: questo caso non muta la validità delle nuove regole ROMA. «Prima di concedere i permessi, si devono fare i igorosi controlli, ecco, si tratta, nel caso Izzo, di accertare se il magistrato di sorveglianza che ha concesso il permesso ha rispettato tutte le regole previste dalla legge e se poi il pm ha interposto ricorso al Tribunale di sorveglianza di Torino. Per quel che riguarda l'esterno, quando il permesso è in atto, io credo che sia un difetto della legge quello di non prevedere controlli, controlli che possono essere di polizia, cioè imporre che il condannato in permesso si rechi a firmare al commissariato una volta o due al giorno; oppure affidarlo alla sorveglianza del servizio sociale del ministero della Giustizia». Così, in un'intervista al «Tgl», Mario Gozzini, padre della legge che ha migliorato le condizioni nelle carceri italiane, ha difeso la sua riforma. Cosa può significare il caso Izzo per l'ordinamento carcerario italiano? «Io mi auguro che non implicherà niente, nel senso che anche l'indubbio impatto negativo che questo caso avrà sull'opinione pubblica non conduca ad ulteriori restrizioni, perché le restrizioni sono state già fatte nel '91 e nel '92 con due leggi che hanno azzerato, per una gran parte dei condannati, i benefici previsti dall'ordinamento. Qui c'è un problema di fondo: opinione pubblica, Parlamento e governo devono scegliere se vogliono un carcere punitivo, vendicativo, oppure vogliono un carcere secondo Costituzione che tenda alla rieducazione del condannato». [r. cri.] Mario Gozzini «padre» della legge che ha migliorato le condizioni dei carcerati in Italia
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