Il cuore di Boris infiamma l'Est di Lorenzo Del Boca

Ritrovato dopo 50 anni l'organo espiantato al monarca amico e vittima di Hitler Ritrovato dopo 50 anni l'organo espiantato al monarca amico e vittima di Hitler Il cuore di Boris infiamma l'Est Nuovi funerali per lo zar di Sofia UN MITO NELLA TECA SOFIA DAL NOSTRO INVIATO In centomila per seppellire il cuore del re, spappolato da un infarto, chiuso in una teca di cristallo, sigillato con due fettucce di argento massiccio. Una cerimonia abbastanza simile a quella di cinquant'anni fa, il giorno del «primo» funerale di Boris III, zar di Sofia, ultimo regnante sul trono di Bulgaria. Tutto in pompa magna, con il patriarca bulgaro, le tiare e gli aspersori, i canti dell'ortodossia cristiana e gli incensi speziati. Un tuffo nella storia. Una specie di remake di quel 28 agosto 1943, quando c'era la guerra ma non ancora i comunisti e quando la Bulgaria era uno Stato satellite della Germania. Re Boris era un personaggio popolare e generalmente amato: senza capelli ma con i baffi, le orecchie appena a sventola e gli occhi svegli. Come quelli della sua gente, obbligata a parlare contemporaneamente con l'Oriente e l'Occidente: abituata da sempre a trattare con gli arabi del Bosforo e con i tecnocrati di Berlino. Stravagante, se vogliamo, perché in occasione della nascita del figlio, decretò che gli insegnanti per quell'anno dovevano attribuire ai loro allievi un punto in più per ogni materia scolastica. Con il risultato che nessuno venne bocciato mentre quelli già bravi con il massimo dei voti si ritrovarono con l'undici in pagella. E, tuttavia, sbaglierebbe chi pensasse a lui come a un sovrano avventato o insipido. Seguiva con avidità le scoperte e le innovazioni industriali che cercava di importare in Bulgaria. Un Paese immenso come il suo - così poco popolato e con confini distanti - aveva bisogno di una rete di comunicazione facile per cui si lanciò nell'avventura dei treni seminando la campagna di binari al punto da essere soprannominato «il ferroviere». L'acciaio era in Germania e le locomotive anche. Per ottenere aiuto, la sua diplomazia doveva parlare tedesco. Forse persino troppo: perché le intese commerciali diventarono intese politiche e le intese politiche finirono per trasformarsi in un'acquiescenza ai progetti di Hitler. Quando Boris III cercò di frenare per riprendersi un minimo di autonomia era probabilmente troppo tardi. Le cronache registrano, alla fine dell'agosto 1943, un «coloquio tempestoso» fra il dittatore nazista e il re di Bulgaria. Che, poche ore dopo, morì. Morte misteriosa. I tedeschi dichiararono che era stato assassinato da un commando di agenti dell'Intelligence Service inglese. Il figlio Simeone, erede legittimo al trono che vive a Madrid, non ci crede: suo padre, quel giorno, si era rifiutato di ubbidire a Hitler che pretendeva due divisioni di suoi soldati da mandare sul fronte russo e la consegna di migliaia di ebrei che da secoli vivevano nelle periferie di Sofia. Comunque, la versione ufficialmente accreditata fu quella della morte per infarto. I medici, come non era abituale, praticarono l'autopsia sul cadavere del sovranno ed estrassero il cuore per sottoporlo poi agli esami necroscopici e verificare quali fossero le cause della morte. Ma tutto ciò era appannaggio di qualche dozzina di pettegoli di corte. La gente della strada non sapeva niente: piangeva perché era morto un re tutto sommato consapevole del suo ruolo, che non aveva soggezione ma che non manteneva mutili distanze con i sudditi. E piangeva perché, forse inconsapevolmente, sentiva che i disastri della seconda guerra mondiale stavano per materializzarsi in catastrofe. Da quel momento il re e il suo cuore presero strade diverse. Boris III venne sepolto in una tomba del monastero dedicato a Ivan Rilrski, un eremita del 1300 che si era opposto alla dominazione turca predicando il cristianesimo. Il cuore finì per essere conservato (e dimenticato) nei dipartimenti di medicina legale. Chi aveva tempo di pensare alle autopsie? I furori della guerra, i bombardamenti, la fine della monarchia e l'arrivo di una classe politica dirigente dichiaratamente stalinista. Un colpo di spugna sul passato: occorreva guardare al sole dell'avvenire. Le residenze reali diventarono uffici, le figure di marmo di antichi sovrani vennero sostituite pari-pari con statue di Lenin va¬ riamente atteggiato con il dito all'insù. La gente di campagna non aveva motivo di opporsi al nuovo corso. Ma cosa c'entrava tutto quello con la simpatia per re Boris? Per cui dai villaggi bulgari era continuo il pellegrinaggio verso la tomba del sovrano morto. Il regime non poteva tollerarlo. Prima ordinò che la salma fosse spostata a palazzo Vrania a sedici chilometri da Sofia dove avrebbe dovuto essere più complicato arrivarci ma, visto che la folla era la stessa, scoperchiò la tomba, bruciò il cadavere e disperse i resti nell'Iskar che in quel punto è un fiume ancora arzillo prima di allargarsi dopo Sofia e diventare più pigro. Fine di una devozione pacifica e tuttavia pericolosa. Vendetta della storia: caduto il comunismo sovietico e crollati come un castello di carte - i comunismi satelliti, la Bulgaria ha eletto un nuovo Parlamento - democratico ancorché litigioso - e ha ritrovato il cuore di quel re. Il suo, senza ombra di dubbio, come storici accreditano e memorialisti assicurano. Con i segni tipici dell'infarto. In cinquantanni: due date e due avvenimenti che sembrano riprodotti in carta carbone. Il monastero di Ivan Rilrski disteso su una superficie quattro volte più grande del Duomo di Milano, preso d'assalto da una marea di gente, è sembrato singolarmente piccolo. A Sofia è tornata la moglie di Boris IH, una Savoia, Giovanna, sorella di Mafalda (eroina morta di stenti in un campo di concentramento nazista) e di Umberto II (il «re di maggio»). Compostamente ha seguito il funerale del cuore del marito: si è fatta benedire, ha baciato la mano del patriarca Maxim, per un paio di volte ha dovuto farsi aiutare dal fazzoletto per nascondere la commozione ma non ha permesso che la vedessero in lacrime. Giovanna, adesso, vive in Portogallo. E' una signora vicina ai novant'anni che sfodera un'invidiabile lucidità. Ricorda a memoria date e avvenimenti. Parla ancora in bulgaro ai microfoni della televisione. E dichiara di cucinare la «mussaka», mescolando in un pasticcio profumato la carne tritata e le melenzane affettate. Lorenzo Del Boca La gente ne aveva fatto un eroe per questo il governo comunista fece bruciare il suo corpo Boris III di Bulgaria ai tempi del fidanzamento con Giovanna di Savoia, nella foto scattata pochi giorni fa