INTER-JUVE COPPIA D'ATTACCO
«Ai giocatori chiedo che non si risparmino. Milan favorito ma ora rischia» INTER-JUVE COPPIA D'ATTACCO NON più solo Milan. Oggi si parte e lo slogan è questo. Per almeno tre motivi: perché il Milan ha perso la corazza olandese; perché vincere tre scudetti di fila è impresa che non riesce dai tempi del Grande Torino; perché, obiettivamente, la concorrenza si è fatta sotto. Ci aspettiamo un campionato più equilibrato e, di conseguenza, più nevrotico: la scadenza mondiale impone marce forzate, sarà difficile non risentirne. Ancora: più austerity, più tv, più zona, meno stranieri. Largo al made in Italy. Tre nomi su tutti, a parte i soliti: Simone, Panucci, Andrea Fortunato. La lotta per il titolo coinvolge, sulla carta, cinque squadre: Inter, Milan, Juventus, Parma, Lazio. Distacchi minimi. Nel fissarne l'ordine (qui a fianco), abbiamo tenuto conto delle operazioni di mercato, della classifica ereditata dall'ultima stagione e dei collaudi estivi. Bagnoli è alle prese con un rodaggio più complicato del previsto, da Jonk a Dell'Anno, e poi gli mancano Sosa e Bianchi, oltre a un affidabile terzino sinistro. Ma Bergkamp è un talento e il Berti d'agosto una garanzia. Capello attende con ansia il ritorno di Van Basten e Lentini. Nel frattempo, ha cercato di adeguare gli schemi alle caratteristiche di Savicevic. Il trapianto è in corso. Per ora, fumata grigia. Il Parma ha inserito Crippa e Zola, ma deve fare a meno di Asprilla, in Sud America come Sosa. Quanto alla Lazio, resta da dimostrare che nel cambio Riedle-Casiraghi ci abbia guadagnato. Difesa e centrocampo scoppiano di personale: il problema è l'equilibrio. Nessun dubbio sull'uomo chiave: Gascoigne. Una bomba: se esplode sull'obiettivo, saranno guai per gli altri, ma se scoppia in mano saranno dolori per Zoff. Le azioni della Juve sono in sensibile rialzo. La vena di Baggio, le fregole di Vialli, l'avvento di Fortunato, lo spirito di gruppo inculcato a suon di rinunce (Casiraghi, Di Canio): Trapattoni ha distribuito i compiti e scelto la formazione. Delle grandi, la Signora è l'unica ad aver lavorato a pieno organico, con idee chiare e riscontri lusinghieri. La Sampdoria degli scarti di lusso (Gullit, Platt, Evani), il Torino e la Roma si collocano nel cuore della zona Uefa. Il Toro avrebbe meritato un credito più robusto se solo avesse potuto disporre, fin da oggi, di Aguilera e Francescoli. Il Napoli formato austerity viaggia in incognito, così come l'Atalanta di Guidolin, il più giovane tecnico della A. Entrambe segnano l'ideale confine fra i quartieri residenziali e la periferia. Cagliari, Genoa e Foggia tirano il gruppo dei peones. L'Udinese è stata spolpata: se Vicini la salva, bisognerà farlo santo. Delle neo-promosse, la Reggiana potrebbe compiere il miracolo; Cremonese, Lecce e Piacenza hanno il destino segnato. Sul piano tecnico, diciotto squadre sono un lusso. Roberto Beccarrtini
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