Gli occhiali di Hollywood

^::t^;i^^Hi La moda del made in Italy contagia anche i divi più famosi Gli occhiali di Hollywood Persol in Usa soppianta i Ray-Ban ^::t^;i^^ LE AZIENDE CHE TIRANO N MILANO ELL'anno della crisi qualcuno corre controcorrente. E' la Persol, leader degli occhiali da sole, che ha raddoppiato lo stabilimento di Chivasso, e sta ultimando la ristrutturazione del nuovo palazzo uffici al centro di Torino, showroom e giardino d'inverno al piano terra, cupola apribile in vetro sul tetto, per provare dal vivo le lenti. Il segreto? Una politica commerciale più aggressiva, che in cinque anni, partendo da Beverly Hills, ha posizionato negli Stati Uniti il marchio Persol ai vertici della hit parade dell'occhiale da sole, una costante ricerca sulla qualità e gli «utili tutti reinvestiti», come spiega Guido Balocco, 42 anni, azionista di maggioranza, presidente e amministratore delegato del grappo. Il quale aggiunge, anche a nome del socio di minoranza (49%) Franco Vaccari (ex padrone di Nordica, oggi padrone di Dolomite): «Sia chiaro, non facciamo i filantropi, ma vogliamo crescere. Il nostro obbiettivo non sono i profitti a breve, ma la patrimonializzazione della società e il suo sviluppo. Quest'anno fattureremo circa 60 miliardi, vogliamo raggiungere entro il 1997 i 100, 120 miliardi». Testimonial delle lenti di Chivasso sono Carol Alt e Alberto Tomba. Indossano Persol Cindy Crawford e Sharon Stone, De Niro e Glenn Close. Sono Persol gli occhiali di Schwarzenegger in «Terminator», di Tom Cruise in «Cocktail». Un paio di Persol ha sempre a potata di mano Jack Nicholson, e Persol sono gli occhialoni nerissimi che nascondono lo sguardo di Yasser Arafat. Persol indossava Mastroianni in «Divorzio all'italiana», e non rinuncia ai Persol Catherine Deneuve, nonostante firmi una personale linea di occhiali. Racconta Balocco: «Negli Stati Uniti, dove eravamo fornitori dell'ente spaziale, abbiamo iniziato quattro anni fa a rifornire gli ottici ai Hollywood e, a poco a poco, i Persol sono diventati di gran moda. Nei dicembre 1991 abbiamo aperto una filiale e un piccolo negozio a Beverly Hills. Oggi, vendiamo più pezzi a Los Angeles che a Milano». Un supplemento di «Forbes» sugli stili di vita di ieri e di oggi scrive che i Persol hanno soppiantato i gloriosi Ray-Ban Aviators. Persol ha antiche tradizioni. Fondata nel 1917 da Giuseppe Ratti per la nascente aeronautica, l'azienda piemontese mise a punto gli occhialoni rotondi per i primi aviatori e i primi corridori d'automobile. Coi Persol, D'Annunzio trasvolò su Vienna, coi Persol guidava Tazio Nuvolari per le strade d'Italia. Negli Anni Trenta, il gruppo estese la produzione ai semplici occhiali da sole per tutti, mantenendo tuttavia la qualità della lente come carta vincente. Già allora attentissimo al mercato, Ratti depositò dopo la marcia su Roma il marchio «Dictator», che tuttavia non fu mai sfruttato. Ma non perse mai di vista la ricerca. «Le lenti cattive arrecano danno alla vista - spiega Balocco, entrato in azienda 15 anni fa come marito di una nipote di Ratti -. Per noi la ricerca è importantissima, e collaboriamo a diversi istituti uni¬ versitari. Abbiamo finanziato una spedizione di oculisti sull'Himalaya per la misurazione dell'impatto dei raggi ultravioletti. Abbiamo una linea speciale per lo sport, con lenti in cristalli polarizzanti che tolgono ogni riflesso». L'ultima nata è la lente alla melanina, che sostituisce il pigmento naturale che l'occhio perde col passare dell'età. Per questo, nonostante l'accelerata espansione nei mercati esteri, dove le prossime frontiere sono la conquista del Far East e una filiale a Hong-Kong, Praga e in Spagna, la società mantiene la produzione a Chivasso. Dice Balocco: «Abbiamo molti brevetti ad alto contenuto tecnologico, preferiamo produrre in casa, restare industriali in Italia. E del resto, dopo il raddoppio dello stabilimento di Lauriano, dove lavorano 260 persone, abbiamo capacità per poter raddoppiare la produzione, salendo fino ai tre milioni di pezzi l'anno». Valeria Sacchi Guido Balocco