«La casa del sorriso» Raitre sotto il segno di Ferreri di Lietta Tornabuoni

«La casa del sorriso» Raitre sotto il segno di Ferreri TBVU'&TIVU' «La casa del sorriso» Raitre sotto il segno di Ferreri UNA bionda svedese con i denti da Dracula, un principe romano professore di chitarra, un istituto-ricovero dove i vecchi vengono maltrattati con naturale brutalità, una storia d'impossibilità amorosa fatale quanto le vicende esemplari di Tristano e Isotta o di Romeo e Giulietta: «La casa del sorriso» con Ingrid Thulin e Dado Ruspoli, premiato con l'Orso d'oro al FilmFest di Berlino nel 1991, mai visto alla tv, inaugura stasera alle 22,50 sulla Terza Rete della Rai la prima retrospettiva di film di Marco Ferreri, uno dei registi italiani più originali e innovatori, di maggior talento, d'irriducibile intelligenza, d'anticonformismo esigente e sarcastico, spesso anche molto divertente. E' un avvenimento. La rassegna, che andrà in onda sino al 10 ottobre tutte le domeniche, ogni domenica con due film (uno a mezzogiorno, uno alle 22,50), ogni film preceduto da una conversazione di Vieri Razzini con l'autore, I prevede tredici titoli. MancaI no, magari per questioni di censura, i film di Ferreri che suscitarono a suo tempo scandalo per la loro oltranza sessuale o trasgressività, «La grande abbuffata», «L'ultima donna», «Storie di ordinaria follia», «Storia di Piera». Non mancano alcuni dei film di Ferreri più belli o più raramente visibili: «El cochecito», scritto con Rafael Azcona, girato in Spagna nel 1960; «L'ape regina» del 1963, con Ugo Tognazzi e Marina Vlady; l'ammirevole «Dillinger è morto» del 1969 con Michel Piccoli; «L'udienza», con Enzo Jannacci e Claudia Cardinale negli immediati dintorni del Vaticano; «La cagna» con Marcello Mastroianni e Catherine Deneuve, tratto dal testo di Ennio Flaiano. Non manca un inedito diretto per la televisione, «Il Banchetto di Platone», versione fedele e insieme personale d'uno dei dialoghi cruciali della maturità del filosofo greco. Non mancano le opere (anche «La donna scimmia», anche «Ciao maschio» con Gerard Depardieu) che consentono di cogliere l'attenzio¬ ne speciale di Marco Ferreri (milanese, 65 anni, abitante a Parigi, film più recente «Diario di un vizio» con Jerry Cala) per la mutazione dei ruoli e delle identità sessuali nelle società contemporanee, per i cambiamenti portati dal pensiero femminista, per la nuova condizione psicologica e comportamentale di uomini e donne. Ma il cinema molto bello di Ferreri compone un ritratto del presente che registra eventi ed evoluzioni senza chiavi d'interpretazione moralistiche né ideologiche, senza volontarismi interventisti, con realismo, ironia, curiosità, compassione: l'occasione per rivedere i suoi film risulta anche per questo non soltanto preziosa, ma importante per definire un atteggiamento esistenziale consigliabile. La retrospettiva, che era pronta da due anni e aveva continuato a venir posposta e rinviata in nome dell'audience, viene finalmente trasmessa adesso, e in orari non troppo stravaganti: chissà se è un segno. Lietta Tornabuoni ani |

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