Orsi sul sentiero di guerra di Furio Colombo

Società' e Cultura Allarme in California, l'amico pacifico adesso attacca i turisti Orsi sul sentiero di guerra Yoghi è diventato cattivo? Colpa dell'uomo fNEW YORK UE STA mattina alle cinque un orso ha fatto la prima colazione con me. La prima colazione ero io». Con questo biglietto spiritoso il tredicenne Joshua Isaacs ha avvertito la madre di venirlo a prendere al Bear Valley Community Hospital, a Big Bear City, due miglia dal Lago Big Bear, lungo la Statale 18 che si chiama anch'essa Big Bear (Grande Orso). Siamo nel cuore della Foresta Nazionale di San Bernardino in California, dove il solo turismo permesso è il campeggio e la grande attrazione, oltre agli alberi secolari, sono gli orsi. La valle è grande come mezzo Piemonte, i campeggi sono una trentina ogni anno, quasi tutti di ragazzi, scuole o gruppi di boyscouts. Sono campeggi avventurosi e abbastanza duri, molto ambiti proprio per questo dai ragazzini. Ma sono anche costosi, perché il rapporto fra adulti e bambini è di uno a tre. Dalla natura della foresta di San Bernardino si impara molto, ma non c'è da scherzare. La zona è pattugliata (un po' come si vede in Jurassic Park) da esperti del Dipartimento di Caccia e Pesca dello Stato di California, e dalle guardie forestali con cappellone che compaiono in tanti film, in tante vignette. E soprattutto accanto al famosissimo Orso Yoghi, che tutti i bambini conoscono e amano perché dà buoni consigli su come non provocare incendi e non sporcare le foreste. L'orso bruno infatti non ha cattiva fama, o non l'aveva fino al 4 agosto 1993. All'alba di quel giorno, mentre tutti dormivano a Camp Wasewagen, istruttori e ragazzi, ciascuno nel suo sacco a pelo, chi all'aperto, chi sotto la tenda, è comparso un gigantesco orso bruno. Il fuoco ormai si era spento, il vento tirava in favore dell'orso. Lui sentiva gli odori. Nessuno al campo ha sentito lui. Pare che si sia diretto subito verso il sacco a pelo di Joshua Isaacs che era fuori con la testa e le spalle. Lo ha bloccato con una zampa sul petto, e gli ha preso tra le fauci la testa. Per quanto se ne sa in questa valle gli orsi non hanno esperienza di contatto fisico con esseri umani. Forse l'orso in questione è rimasto stupito dalla forma e dalla resistenza di quel piccolo cranio. Non ha chiuso le mascelle. La preda si è svegliata all'istante e ha lanciato un urlo come quello del piccolo Macauley Culkin in Mamma ho perso l'aereo. Quest'urlo ha bloccato l'orso e ha svegliato tutti. Con le torce accese gli adulti hanno cominciato a spingere indietro la bestia, che però ha perso l'equilibrio e ha graffiato in profondo, con le zampe e con i denti, la vittima che aveva prescelto. L'orso è fuggito ed è cominciata la corsa in jeep verso 1'«Ospedale degli Orsi», nella «Città degli Orsi», per salvare il piccolo Joshua, che in quel momento sembrava in pericolo. Non lo era. Le ferite erano tante, ci sono voluti più di cento punti, ma non c'era pericolo di vita. Molta meraviglia. Nessun medico, nessuna infermiera ricordava di avere mai curato qualcuno dalle ferite di un orso. La fama degli orsi (appunto ritrosi e poco socievoli, ma niente affatto pericolosi) pare che sia fondata, e gli esperti lo ripetono. Parola di Kevin Barry Brennan, uno di quegli uomini tutto fatti e niente chiacchiere che pattugliano su e giù la foresta a bordo di un fuoristrada, e che di episodi del genere non ne aveva mai visti. Si sono fatte due ipotesi. Che gli adulti e i bambini del campeggio Wasewagen avessero commesso l'imprudenza di lasciare in giro del cibo. Si è dimostrato che non era vero. Dopo cena era piovuto per ore, una pioggia torrenziale che avrebbe ripulito anche resti imprudentemente lasciati. La seconda ipotesi era che l'orso fosse venuto con una idea fissa in testa. Con quel tipo di animali, spiega Brennan, ci sono solo due idee fisse, il miele (o ogni altra cosa dolce) e vendicarsi di qualcosa. Il povero Joshua Isaacs è stato per qualche giorno sospettato di avere provocato l'orso, di avere molestato dei piccoli in qualche passeggiata, di avere gettato pietre verso orsi visti a distanza. Nessuno ha potuto confermare questa possibilità. Ma restava ai medici una sola preoccupazione. Se l'orso avesse la rabbia? Questo sospetto, che contava moltissimo nella cura di Joshua Isaacs, ha messo in movimento pattuglie di specialisti, che non si sono dati pace finché non hanno ritrovato l'orso e non l'hanno abbattuto. Bisognava farlo, occorreva l'esame clinico. La bestia, identificata con sicurezza dal tipo di unghiate che aveva lasciato sul corpo della sua vittima, è risultata sanissima. La storia sarebbe finita qui, con molte riprese televisive del bambino spiritoso che racconta la sua avventura mentre cerca di liberarsi dall'abbraccio della madre, se la notte seguente, verso le quattro, all'altro capo della foresta, circa venti miglia lontano, non fossero comparsi due orsi, uno più grande e uno più piccolo, in un campeggio di boy-scouts. Erano tutti molto più giovani - in quel campeggio - e anche colpevoli. Uno dei bambini, dopo avere mangiato cioccolato, prima di dormire, non si era lavato le mani, un obbligo rigoroso in quella zona. Si è svegliato quando uno degli orsi gli stava leccando le dita. Ma quando ha cercato di scansarsi l'orso lo ha tenuto a terra con la zampa, ferendolo al petto. E qui si ripete la scena che lascia stupiti e confusi tutti coloro che - da esperti - si sono occupati della materia. L'orso ha preso in bocca la testa del piccolo, e ha ceduto soltanto alle urla, alle torce, al fracasso contro le pentole degli adulti risvegliati. Il problema è: gli orsi non mangiano esseri umani, non è fra i loro comportamenti. Anche il piccolo boy-scout se l'è cavata, anche lui ha detto bravamente in televisione che «non vede l'ora di tornare al campeggio». Ma i medici parlano di un brutto shock e di cure abbastanza lunghe che richiederanno anche rimpiazzi di pelle. Si discuteva di questo strano comportamento degli orsi, in uno Stato pieno di foreste, e di natura intatta, la California. Una delle risposte era questa. I due orsi sono parte di una famiglia che l'altra estate è stata imprudentemente viziata da un gruppo di campeggiatori troppo waltdisneyani. Dopo avere adocchiato da lontano l'orso madre con i due piccoli (anche allora, come hanno raccontato dei testimoni, erano di diversa statura) i bambini del gruppo preparavano per loro ogni giorno una «merenda», stabilendo un'abitudine che i rangers giudicano estremamente pericolosa. Invece di abituarsi alla caccia, i due giovani orsi si sono abituati ad essere nutriti. E a pretendere. Ma un anno dopo? Se ne discuteva quando è accaduto il terzo episodio, molto più grave dei primi due. I forestali, messi sul chi vive, hanno cominciato a ispezio¬ nare una per una le «cabine» (casette estive) occupate da cacciatori, tagliatori di legna o avventurosi solitari della valle. In uno dei rifugi hanno trovato la porta sfondata. Sul pavimento di tronchi giaceva, senza vita, il ventiquattrenne Colin McClelland. I rangers si sono subito resi conto di due fatti strani. Il primo (si vedeva dallo squasso intorno al cadavere) era che l'attacco era avvenuto dentro la casa e che era l'attacco di un orso. «Gli orsi non entrano mai, non abbattono mai una porta, non è né il loro temperamento né il loro istinto», hanno detto i rangers. Il secondo lo han¬ no svelato i medici legali. L'orso o gli orsi - prima hanno ucciso McClelland. Poi, in notti successive, sono venuti a mangiarlo. La vicenda si è conclusa con la solita frase del portavoce dei rangers: «Non è tipico. Non è normale. Non so spiegare». Ma ormai la gente era in allarme, i reporters hanno cominciato a fare il giro degli ospedali. Hanno subito avuto un sospetto: queste notizie girano poco, dati i grandi interessi turistici della zona. Era stato il pericolo mortale corso da due bambini, il gran numero di persone coinvolte nei due campeggi a creare le prime notizie. Poi era ar- rivata la scoperta del corpo di McClelland. Ce n'erano altri? I cronisti hanno rintracciato almeno diciotto feriti, fra cui alcuni gravi, non solo nella foresta di San Bernardino, ma in altri celebri luoghi abitati da orsi (e per questo molto desiderati dai turisti) come la foresta di Cotopaxi, 100 miglia a Sud di Denver, in Colorado. Da quel momento stanno cercando altri morti. E si parla di una «rivolta degli orsi». Ecco alcune teorie che girano fra gli appassionati dell'argomento. Gli orsi si sono accorti che, da un anno all'altro, il numero di coloro che attraversano le loro fore¬ ste si va moltiplicando. Prima erano pochi, erano esperti e sapevano come trattare la natura. Adesso sono tanti e sconsiderati. Gli orsi hanno deciso di porre rimedio da soli, con alcune azioni esemplari. Adesso la gente diventerà più riflessiva. Questa è la tipica versione di chi - dopo Walt Disney e dopo Spielberg - attribuisce alle bestie un proprio giudizio. Ma una interpretazione più semplice e vicina alla natura è questa: fra i tanti nuovi visitatori ci devono essere anche tanti stupidi, il tipo di adulti che sono capaci di sciocchezze infantili e di cattivo esempio. C'è chi fa circolare i racconti degli scherzi fatti agli orsi, come legare una pentola di miele a un lungo filo e, appena l'orso si avvicina, farla saltare via bruscamente. Ci sarebbe, poi, il disorientamento creato dagli imprudenti «buoni», che abituano gli orsi, per un'intera estate, a essere nutriti senza fatica. E poi scompaiono all'improvviso, provocando forse una memoria vendicativa, da sfogare sul prossimo essere umano che passerà nella zona. C'è anche la teoria del campo magnetico. Ci sono linee ad alta tensione che una volta non passavano nella foresta. Che sia il campo magnetico a fare impazzire gli orsi? Quasi tutte le teorie puntano ad assolvere gli orsi e a dare la colpa agli esseri umani. Per una volta hanno ragione sia gli animalisti che i «razionali». Se l'orso, che prima non attaccava, ora attacca, qualcuno gli ha fatto perdere la testa. E' difficile che il colpevole sia un altro orso. Ma ora si sa che gli orsi bruni - dalla California al Colorado - sono sul sentiero di guerra. E che è meglio prenderli sul serio. Furio Colombo Sfondata la porta di un rifugio, tornavano la notte per mangiare la loro vittima Qui accanto: una coppia di orsetti. Nella foto grande: un cucciolo. Sopra: Un orso «amico» dell'uomo. In alto a destra: il famoso Yoghi

Luoghi citati: California, Colorado, Denver, Piemonte