«Salvi perché figli di papà» di Maria Corbi

«Salvi perché figli di papà» «Salvi perché figli di papà» La mamma di Donatella: non c'è giustizia IL «BOIA» SUPERSTITE SROMA I', so che anche lui è scappato. Sono scappati tutti. Nessuno sta pagando per le atrocità di quella notte al Circeo». Maria Romanelli, la mamma di Donatella Colasanti - la ragazza sopravvissuta al massacro di 18 anni fa - ha la voce rotta dall'emozione. Non sta neppure molto bene, dopo aver subito un'emiparesi alcuni anni fa. Ed è anche preoccupata per la reazione che la notizia potrebbe provocare nella figlia, già provata. Non è cambiato molto nella famiglia di Donatella. I genitori abitano ancora nella palazzina del Laurentino in via Salvatore di Giacomo. E la signora Romanelli fa ancora la sarta. Molti dei vestiti di Donatella sono cuciti da lei. Le lunghe pause e i repentini cambiamenti d'umore e di argomento, rivelano la sofferenza di mamma Maria. «Sono figli di papà, quelli», riprende amareggiata. «Era chiaro che andava a finire così. Uno di quegli assassini addirittura non è mai entrato in carcere». Eppure non è questo l'aspetto che più l'angoscia. Dice di non provare odio per nessuno, «semmai è la giustizia che cercavamo», dice di provare addirittura compassione per i genitori «di quelli»: «i figli nascono cattivi da soli, non c'è bisogno della complicità dei genitori». Quello che la preoccupa, semmai, è il pensiero per una figlia che, dopo 18 anni, non ha dimenticato. «Ogni volta che le si ricorda il passato, è come se le si strappasse un pezzo di futuro». «Ma vi rendete conto quello che ha dovuto subire? Prima la violenza, poi le botte e poi una notte intera chiusa nel bagagliaio di un auto, accanto alla sua amica morta. Per questo Maria Romanelli chiede comprensione: «Lasciatela in pace a vivere la vita che faticosamente sta cercando di ricostruirsi». Della famiglia di Rosaria Lopez, l'amica di Donatella uccisa durante il massacro, i Colasanti non sanno più nulla. Per lungo tempo erano stati vicini, accumunati dalla tragedia. Dopo il processo avevano continuato a sentirsi: «Adesso non so più nulla, forse i genitori di Rosaria non ci sono più. Vorrei avere notizie di Giulia, l'altra figlia dei Lopez. Rimase molto scioccata. E non so se si sia mai ripresa». E Donatella si è ripresa? Il discorso torna alla nuova vita della ragazza. Fatta di un lavoro sicuro alla Regione Lazio e di sogni. Scrive poesie che poi recita in pùbblico. Una passione che la prende fino al punto di indurla a studiare recitazione. Ha pubblicato un libro di versi intitolato «Cammino nelle parole» ed è stata protagonista recitava le sue liriche - di un video proiettato durante una manifestazione sull'Isola Tiberina con ottime critiche. «Donatella - dice la signora Maria - ha ereditato l'amore per il teatro dal padre. Una pas¬ sione che la aiuta ad andare avanti. E' molto forte, ha reagito con coraggio, ma chi le potrà ridare quello che le è stato rubato in quella notte?». E soprattutto chi le potrà dare una vita normale con gli affetti a cui aspirano tutte le ragazze. Donatella, si duole mamma Maria, non si è mai sposata, né sembra abbia una una storia d'amore stabile. Cuore di madre dà la cólpa alla brutalità di quegli uomini, ma Donatella ha sempre negato che quell'esperienza abbia lasciato il segno: «Quanti hanno detto - spiegò in un intervista al settimanale "Oggi" - che non sarei più stata in grado di innamorarmi si sbagliano. Sono felice di poterli smentire». E che Donatella si sia lasciata alle spalle la sua storia lo pensa anche Carlo Merlo, il maestro di recitazione. E' stato lui ad averla introdotta nel teatro sperimentale, le è stato vicino per lungo tempo. Fino all'anno scorso, quando Donatella si allontanò. Con lui' l'allieva non parlò mai del suo passato. «Cercava in tutti i modi - ricorda adesso Merlo - di dimenticarlo, mettendo tutta la sua energia nell'arte e nello sforzo di guardare al futuro e di realizzare i suoi sogni». «La ricordo - aggiunge il maestro - piena di entusiasmo. Con una personalità particolare, creativa e ottimista. Chissà, se la vita fosse stata più generosa con lei, magari adesso sarebbe una protagonista, un'attrice brava e famosa». Delle lezioni a casa sua, Merlo non può dimenticare la forza di volontà, la grinta di Donatella. E anche l'amarezza di essere stata «sfruttata da tutti, dai giornali, ma anche da chi apparentemente ne aveva assunto le difese». L'allusione di Merlo è per i movimenti di femministe che all'epoca del processo fecero di Donatella il simbolo della violenza maschile sulle edonne. «Salvo poi abbandonarla», aggiunge ora Carlo Merlo. Ed è questo l'unico riferimento che il maestro le ha sentito fare sulla notte del Circeo. Donatella non vuole ricordare. Si è chiusa in casa di amici a Sezze Romano, ha fatto dire alla madre che si trovava a Taormina in vacanza. E' riuscita per lunghe ore a sfuggire all'assedio dei cronisti. Fino a che non l'hanno trovata. «Sembrano tutti impazziti», ha detto. «Lasciatemi in pace se no vi denuncio». E come darle torto. Maria Corbi La figlia è fuggita in montagna da amici per evitare i cronisti: «Lasciatemi in pace o vi denuncio» Lavora alla Regione e scrive poesie Sopra Donatella Colasanti. A destra, l'auto con il corpo di Rosaria Lopez

Luoghi citati: Regione Lazio, Sezze Romano, Taormina