Una fuga con troppi misteri per il carnefice del Circeo

Tra pochi mesi Izzo avrebbe usufruito della semilibertà. Un'ipotesi: arruolato dal terrorismo nero Tra pochi mesi Izzo avrebbe usufruito della semilibertà. Un'ipotesi: arruolato dal terrorismo nero Una fuga con troppi misteri per il carnefice del Circeo ROMA. Lo cercano in tutta Italia, ma forse lui è già al sicuro in Sud America. Magari assieme agli altri due torturatori del Circeo, Andrea Ghira e Gianni Guido. Eppure, ora dopo ora, l'evasione di Angelo Izzo, condannato all'ergastolo per aver seviziato e ucciso una ragazza diciotto anni fa, assume i contorni di un mistero. C'è qualcosa di strano in questa fuga, dicono al carcere di Alessandria, dove Izzo giovedì mattina sarebbe dovuto rientrare dopo tre giorni di permesso: «Soltanto una persona molto impaurita o un fesso avrebbe potuto comportarsi in questa maniera». Già, perché per Izzo i tempi della libertà non erano poi così lontani a dispetto dell'ergastolo. Soprattutto ora che era diventato «collaboratore della giustizia», poteva contare su una maggior clemenza dei giudici. Ne aveva parlato anche alla madre, che adesso ricorda: «Sapeva che tra pochi mesi sarebbe uscito dalla prigione, almeno di giorno. Perché questa follia?». Già, perché. Tra gli agenti del carcere alessandrino spunta un'altra ipotesi: che Izzo «abbia dovuto agire contro la sua volontà». In altre parole, sia stato costretto all'evasione. Rapito. Ma da chi? Forse da terroristi neri. Negli ultimi anni il «pariolino», com'era stato soprannominato ai tempi della strage del Circeo, aveva dato fastidio a parecchi. Dopo una decina d'anni spesi nel tentativo di evadere (ci aveva provato tre volte), l'ex picchiatore con simpatie fasciste si era convertito al ruolo di collaboratore della giusti- zia. Fu interrogato dai giudici di mezza Italia e, in particolare, da tutti quei magistrati che indagavano sui rapporti tra alcuni gruppi dell'estrema destra e la criminalità organizzata. La lunga permanenza nei bracci speciali di molti penitenziari della penisola (ne ha girati 24 in 18 anni), fianco a fianco con detenuti accusati di delitti di mafia, ne avevano fatto un prezioso informatore per le inchieste su Cosa Nostra: due anni fa era stato interrogato anche da Giovanni Falcone e da Paolo Borsellino. Gli indizi di reciproca collaborazione fra i neofascisti e le cosche, soprattutto quelle siciliane, emersero in vari procedimenti giudiziari, come quello sull'uccisione del colonnello Russo o dell'omicidio dell'onorevole Piersanti Mattarella. Non tutto filò liscio, per la verità. In un paio di casi, Izzo finì imputato per calunnia. Per esempio, per l'omicidio dell'onorevole democristiano: aveva indicato come esecutori dell'omicidio i terroristi «neri» Giusva Fioravanti e Francesca Mambro. Ma fu smentito da un altro pentito eccellente, Tommaso Buscetta. Si rivelò del tutto inaffidabile anche nell'inchiesta sulla strage di Bologna e per l'omicidio Pecorelli. Tuttavia, il nuovo corso, gli è valso una doppia riduzione di pena, sempre giustificatadalla buona condotta: il primo sconto (315 giorni) accordato dal tribunale di sorveglianza di Roma, il secondo (270) da quello di Torino. E anche i primi permessi di uscita. All'inizio, sotto sorveglianza. Poi senza più controllo. ««Il primo permesso gli è stato concesso dopo 15 anni dall'ingresso in carcere - spiega Pietro Fornace, presidente del Tribunale di sorveglianza di Torino -: bisogna tenere conto che la legge Gozzini li consente dopo dieci anni di reclusione. Si può anche rimanere sconcertati, ma sono le norme che prevedono permessi e forme di libertà per chi collabora e si comporta bene». E Izzo, negli ultimi anni, si è distinto come detenuto modello. Così, quando ha presentato richiesta per poter uscire lunedì 23 agosto, in occasione del suo trentottesimo compleanno, nessuno ha trovato da ridire. «Vado a Roma, dalla mia famiglia», ha detto al direttore del carcere di Alessandria. ((Angelo è arrivato per il suo compleanno - racconta la madre Angela -. Siamo stati insieme, abbiamo organizzato una piccola festa e poi, mercoledì sera, è ripartito dicendo che tornava ad Alessandria. Era normale, non c'era nulla in lui che potesse farci presagire questo gesto di follia. Questa fuga non ha senso ma è anche vero che mio figlio è molto provato dalla carcerazione. Diciotto anni sono lunghi. Angelo era pentitissimo per quello che ha fatto, ma è anche consapevole di aver pagato il conto con la giustizia. Ora mi auguro una cosa sola: di tornare a sentire presto la sua voce». PìerPaolo Luciano Sopra Angelo Izzo, condannato all'ergastolo per il massacro del Circeo è evaso da due giorni. Non è rientrato in carcere dopo tre giorni di permesso. A destra Rosaria Lopez, la ragazza seviziata e uccisa nella villa di San Felice nell'estate di 18 anni fa