« Altri 500 milioni all'ex pci»
« « Altri 500 i all'ex pei» Di Pietro indaga sul filone dei contratti assicurativi Fs MILANO. Non c'è solo il filone Enel, quei 621 milioni arrivati al pci-pds da Panzavolta (presidente della Calcestruzzi) attraverso Primo Greganti. E non c'è solo il capitolo Ddr, con quel miliardo e 50 milioni transitato - come sostiene il giudicesTiziana Parenti - dalla Deutsche Bank di Berlino verso il conto Gabbietta di Greganti. A coinvolgere l'ex pei c'è anche una vicenda di contratti assicurativi per le Ferrovie dello Stato. Una torta da 715 miliardi sulla quale, come rivela il settimanale «Il Mondo», sta indagando Di Pietro. «L'inchiesta esiste», si limita a confermare il sostituto procuratore. Intanto, particolare dopo particolare, le anticipazioni del «Mondo» hanno ufficialmente aperto il nuovo capitolo «tangenti rosse». Perché è sul ruolo del pei nella gestione delle Fs, a partire dal 1986, quando cioè era presidente Lodovico Ligato, che Antonio Di Pietro indaga. E' proprio in quell'arco di tempo che le Fs stipularono contratti assicurativi per 715 miliardi che, grazie all'intermediazione della Centrofaro, furono accuratamente suddivisi tra varie compagnie in base a precisi accordi con i membri del consiglio d'amministrazione delle ferrovie. «Accordi destinati a far pervenire denaro ai- partiti politici a cui i diversi membri del consiglio appartenevano. Pei compreso». Parola di Pietro Marti, ex amministratore della Centrofaro, cognato di Aldo Molino, il broker e professore universitario ricercato nell'ambito dell'inchiesta Eni-Sai che è anche il regista dell'operazione Fs. Sono affermazioni pesanti, quelle che Marti, secondo «Il Mondo», ha fatto davanti a Di Pietro. Parole ma anche fatti. E nomi. Quello di Vittorio Brilli, uno dei broker contattati da Molino per l'operazione Fs. Chi è Brilli? Titolare di una piccola società romana d'assicurazione, l'Assibroker, ma anche intermediario dell'Unipol, la compagnia di assicurazione da sempre controllata dalle Coop. Ma soprattutto, rivela Marti nella sua deposizione a Di Pietro, «Brilli è uno stretto collaboratore di Renato Pollini, l'ex segretario amministrativo dell'allora pei». Vecchia conoscenza, Brilli, delle inchieste Mani pulite. Dallo scorso giugno è accusato di violazione della legge sul finanziamento dei partiti. E da chi è stata firmata l'accusa? Da Tiziana Parenti. Ebbene, insiste il grande accusatore Marti, Brilli nella suddivisione dei 715 miliardi di assicurazioni per le Ferrovie dello Stato «è il destinatario finale di 400-500 milioni lasciati dalla Centrofaro nella sua piena disponibilità». Spuntano altri 500 milioni di tangenti pro-pci nel calderone di Tangentopoli. Che fine hanno poi fatto quei 500 milioni? Non si sa. Fatto sta che dopo quel versamento, la Centrofaro di Molino firmò il contratto di esclusiva con le Fs per l'intermediazione delle polizze. E nel consiglio Fs, dove c'erano anche i rappresentanti del pei, nessuno si oppose all'approvazione della delibera. Morale della favola: insieme alle compagnie più note, alle Generali, all'Assitalia (assistite allora da un altro grande latitante di Tangentopoli, Gianfranco Troielli), alla Sai, alla Toro e all'Universo, anche l'Unipol fu ammessa al riparto della torta da 715 miliardi. Intanto, in vista del processo chiesto con rito immediato da Sergio Cusani, va avanti l'inchiesta Enimont. Ieri Di Pietro ha interrogato l'ex vicepresidente dell'Eni Alberto Grotti (agli arresti domiciliari). Nei prossimi giorni verranno ascoltati Sama e Garofano, ex amministratori Montedison, anche loro agli arresti domiciliari, [r.m.]
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