Salvi: «Un pm non può parlare delle inchieste su cui lavora»

Salvi: «Un pm non può parlare delle inchieste su cui lavora» Salvi: «Un pm non può parlare delle inchieste su cui lavora» LE MAZZETTE AL PDS BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO I signori vogliono fare due domande sulla Parenti. «Ah, la nota magistrata...» Cesare Salvi, giurista e senatore pds, in piedi, davanti a uno stand. Festa dell'Unità, Bologna. Ha appena finito di piovere. Anche a Milano tira una brutta aria. L'avviso di garanzia al cassiere del partito, Marcello Stefanini, le polemiche nel pool dei magistrati, la guerra delle interviste. Che ne dicono nel pds? «Queste sono domande un po' delicate. Come giurista ho un'idea ben precisa in argomento». Quale? «Si sa, ci sono regole fissate dal Csm, per cui un magistrato non può parlare dell'inchiesta che ha sotto oggetto. Francamente, la questione è assolutamente chiara. I magistrati non possono parlare delle inchieste che stanno trattando. Come politico, invece, mi interessa molto di più che facciano presto e che chiudano la vicenda». E voi farete nulla? «Ogni cosa può essere interpretata come un'ostilità. Adesso è fondamentale ricostruire l'imita del pool». La Festa spedisce un messaggio a Milano. «Sono davvero preoccupato continua Salvi - che si perda la fiducia dei cittadini nella magistratura. Sarebbe sbagliato. Mi auguro che i dissensi rientrino e che la magistratura faccia il suo dovere fino in fondo». Eppure, la polemica non è di quelle destinate a spegnersi così in fretta. Piove a Bologna, e il pds sembra quasi in vacanza, mentre passano le prime bufere di tangentopoli. «Ma no», dice Salvi, l'uomo che a Botteghe Oscure si occupa di istituzioni, «il pds si sente tranquillo, non abbiamo paura di niente». Quello che preoccupa, invece, ripetono tutti, è la guerra delle interviste fra i magistrati di Milano. Quasi un ritornello. Anche Guido Calvi, legale di Stefanini adesso si unisce al coro: «Beh, le dichiarazioni della Parenti mettono a rischio la solidità e l'integrità del pool. Mi sembrano sproporzionate e spero che non siano dettate da risentimenti personali. Dopo tutto quello che il pool ha fatto di buono, non vorrei che ci fossero questioni private, o solo un problema di piano, perché lei si lamenta di lavorare al quinto e gli altri sono tutti al quarto. Ci piacerebbe che il livello dell'inchiesta restasse alto e non si scendessero i gradini verso il pettegolezzo». Eppure, qualche crepa si avverte anche qui, qualche piccolo segnale, magari. Stefanini passa a salutare la Festa, raccogliendo applausi e consensi. Ad Alfredo Antonaros, scrittore, che doveva par- tecipare a un dibattito, queste manifestazioni non sono piaciute troppo: «Rinuncio all'invito», fa sapere. E spiega: «Fare di personaggi indagati dei martiri e degli eroi, prima che le indagini abbiano fatto il loro corso, mi sembra un atteggiamento comprensibile, ma, per quanto mi riguarda, non condividibile. Questi comportamenti rappresentano il persistere di arroganze e certezze d'impunità. E' la stessa logica di Craxi e Andreotti». Alla Festa, quest'ultima pole¬ mica non ci voleva. Ma tant'è. Francesco Riccio, il responsabile della kermesse di Bologna, ribatte che «l'accoglienza affettuosa dei militanti al compagno Stefanini è comprensibile. Non ha nulla a che vedere con atti di ostilità verso i giudici o con atteggiamenti di arroganza politica». E adesso i giornalisti circondano Salvi: «Fare paragoni fra Andreotti e Stefanini è francamente troppo. La presunzione di innocenza vale per tutti. Ma Andreotti è indagato per con- corso in omicidio e associazione per delinquere di stampo mafioso. Mi pare che per Stefanini la posizione sia diversa. Poi, Andreotti è l'espressione del sistema politico di tangentopoli, Stefanini è l'onesto, stimato dirigente di un partito che è sempre stato all'opposizione di questo sistema di potere». Già, ma le polemiche non finiscono qui. Il settimanale «Il Mondo» tira fuori un'inchiesta di Di Pietro sulle ferrovie e le assicurazioni che vede coinvolto il pei. Ri¬ sposta di Salvi: «Mi pare che anche qui ci sia una non notizia. I termini della questione sono sempre gli stessi, non c'è nessun coinvolgimento del pei e poi del pds in tangentopoli. Noi abbiamo piena fiducia nella magistratura, e si facciano tutte le inchieste. Certo, non si può non notare la sproporzione dei fatti di cui si parla, il livello probatorio quasi inesistente e i fatti di cui si parlava alcuni mesi fa con altri gradi di certezze. E poi, sulle Ferrovie sono già state fatte indagini. Brilli fu arrestato e poi scarcerato. Vengono riciclati come fatti nuovi, storie vecchie». E i soldi venuti da Berlino Est? «Era il rientro di un investimento. Mi domando dove sia il reato». Giornalista: non si parla di reato, si parla di rapporti finanziari con i Paesi dell'Est. «Ma queste cose sono sui libri di scuola. Che ci siano stati rapporti del pei con i Paesi dell'Est lo sa qualsiasi italiano fin da bambino». I giornalisti insistono: la Parenti proseguirà però con una rogatoria in Germania perché è convinta che ci sia reato. E Salvi: «Questo deve provarlo lei. Allo stato non c'è nulla di illecito». Pierangelo Sa pegno Cesare Salvi, deputato pds

Luoghi citati: Berlino Est, Bologna, Germania, Milano