In fuga Izzo carnefice del Circeo

Doveva scontare l'ergastolo nel carcere di Alessandria, scomparso come i suoi due complici Doveva scontare l'ergastolo nel carcere di Alessandria, scomparso come i suoi due complici In fuga Izzo, carnefice del Circeo Non rientra dal permesso premio ALESSANDRIA. Anche l'ultimo dei carnefici del Circeo è evaso. Angelo Izzo, 38 anni, condannato all'ergastolo per aver seviziato e ucciso una ragazza durante un festino, ha scelto il giorno del compleanno per far perdere le proprie tracce. Lunedì ha lasciato il carcere di Alessandria, dove stava scontando la pena, per usufruire di un permesso di tre giorni, concessogli proprio in coincidenza con il compimento degli anni. «Vado a Roma, a trovare alcuni parenti» ha detto al direttore del carcere, uscendo dal penitenziario. Doveva rientrare ad Alessandria giovedì mattina, alle undici. Ma nessuno l'ha più visto. Il direttore del penitenziario ha atteso altre dodici ore, poi ha diramato il fonogramma di ricerca. In passato, Izzo aveva usufruito di altri permessi. E aveva sempre rispettato le consegne, rientran¬ do puntuale in carcere. Stavolta, invece, ha deciso di beffare la giustizia. Inutili i controlli da parte della questura nella capitale: l'ex picchiatore fascista, che in cella lavorava al computer e aveva una ricca biblioteca, si è reso «irrintracciabile». Sparito nel nulla. Proprio come gli altri due protagonisti della strage del Circeo: Andrea Ghira e Gianni Guido, ex rampolli della «Roma bene». Anche loro erano stati condannati all'ergastolo nella sentenza di primo grado, emessa, tra gli applausi della folla, nove mesi dopo l'uccisione di Rosaria Lopez. Ma Andrea Ghira non aveva mai sentito pronunciarlo quel verdetto: aveva tagliato la corda, forse con la complicità della famiglia, già il giorno dopo il «festino di morte». Cinque mesi dopo il primo processo, Angelo Izzo e Gianni Guido avevano tentato l'eva¬ sione dal carcere di Latina insieme con altri due detenuti. Avevano sequestrato e ferito un agente e si erano asserragliati per tre ore nel magazzino dell'autorimessa del penitenziario. Li aveva convinti a desistere, dopo tre ore di lunghe trattative, il procuratore della repubblica De Paolis. Un sì strappato in cambio della promessa di trasferimento. E il giorno dopo la fallita evasione, i due amici hanno cambiato destinazione, le loro vite si sono separate. Izzo è finito nelle prigioni di Frosinone, Guido nel penitenziario di Cassino. Quattro anni dopo quest'ultimo riconquista titoli e colonne sui giornali. Nel gennaio dell'81 Guido, conosciuto anche come «il pariolino», riesce a scappare dal carcere di San Giminiano. Una fuga rocambolesca, favorita, accerterà il processo, dalla negligenza del direttore e del capo delle guardie. Fugge in Sud America, con i soldi della famiglia. Lo arrestano quattro anni dopo a Buenos Aires: si faceva chiamare André Mariani, «cittadino francese», di professione venditore di automobili. Da Roma arriva la richiesta di estradizione: deve scontare 38 anni di reclusione (l'ergastolo per l'omicidio del Circeo è stato commutato in una condanna a 30 nel processo d'appello), compresi gli otto inflitti per la doppia evasione. Ma riesce ancora una volta a beffare gli agenti, scappando dall'ospedale. La polizia argentina indaga anche sui famigliari del ragazzo che, per due mesi, si erano trasferiti nel Paese sudamericano, ma senza provare nulla. E di Gianni Guido si perde ogni traccia. «Missing», proprio come Ghira. Mancava soltanto Izzo. Da ieri il trio è ricompo¬ sto. [r. cri.] I neofascisti portarono le 2 ragazze nel villino isolato e le stuprarono Rosaria fu annegata nella vasca da bagno Donatella si salvò fingendosi morta I■ A destra Donatella Colasanti, sopravvissuta nel bagagliaio (a fianco) in cui morì Rosaria Lopez. Sopra il loro carnefice, Angelo Izzo