Panico all'Onu «il 7 settembre finiscono i soldi »

Un piano draconiano di risparmi: zero straordinari, addio alle traduzioni e al 25 per cento del personale Un piano draconiano di risparmi: zero straordinari, addio alle traduzioni e al 25 per cento del personale Panico alPOnu, «il 7 settembre finiscono i soldi » Sono «morosi» 177 Paesi su 184, la maglia nera spetta agli Stati Uniti NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Se i Paesi membri non pagheranno i soldi che devono all'Onu, la prossima Assemblea generale si svolgerà in un'atmosfera da bancarotta, con le casse vuote e i debiti che rischieranno di travolgere tutto. E il segno più visibile sarà il venir meno di tutta una serie di servizi che il Palazzo di Vetro assicura. Non saranno permessi, per esempio, i meeting dopo le 6 di sera o durante il fine settimana, per evitare di pagare gli straordinari al personale; i documenti eventualmente votati in quei meeting verranno resi immediatamente disponibili solo in inglese a francese, mentre per le versioni russa, cinese, araba e spagnola (tutte lingue «ufficiali» dell'Orni), si dovrà aspettare che l'ufficio traduzioni le produca nei suoi orari ordinari; lo stesso personale inca- ricato di curare il lavori dell'Assemblea generale verrà ridotto del 25 per cento, e insomma dovunque sarà possibile si dovrà risparmiare allo spasimo, anche se questo comporterà delle «prestazioni ridotte» da parte dell'organizzazione del Palazzo di Vetro. «L'Onu è abituata a vivere alla giornata, l'affanno per i soldi non è certo una novità», ha detto l'altro ieri il segretario generale Boutros Ghali, presentando il suo piano di risparmio alla commissione Bilancio. «Ma questa volta - ha aggiunto - la situazione è senza precedenti ed è diventata intollerabile». I conti parlano chiaro: fra gestione normale e mantenimento delle varie operazioni di pace attualmente in corso, l'Onu spende 310 milioni di dollari al mese, e in cassa attualmente ne sono rimasti 380. Una volta effettuati i pagamenti dovuti alla fine di agosto, di quella somma resteranno 70 milioni di dollari, quanto basta per vivere circa una settimana. A partire dal 7 settembre quindi, non ci sarà più un centesimo. Dei 184 Paesi membri, solo sette sono in regola con i pagamenti. Tutti gli altri sono «mo¬ rosi», per un totale di più di 2 miliardi di dollari: un miliardo e 200 milioni come mancati contributi alle operazioni di pace, 848 milioni come contributo «ordinario». Per delicatezza, Boutros Ghali non ha espressamente nominato i sette Paesi «bravi», ma si sa che tutti quelli più importanti sono fra gli inadempienti, e primi fra tutti gli Stati Uniti, che devono all'Onu 248 milioni di dollari come contributo alle operazioni di pace e 518 milioni di dollari come contributo ordinario. La strana circostanza per cui il debito di Washington ordinario è superiore a quello straordinario è dovuta alla politica seguita per anni da Ronald Reagan, che di fronte a un'Onu ormai dominata dai Paesi del Terzo Mondo, usi a sfornare documenti su documenti contro gli Stati Uniti, decise di «punirla» negandole il proprio contributo. Quello era anche il tempo in cui gli Stati Uniti abbandonarono l'Unesco. Poiché invece le operazioni di pace sono state decise di solito con il consenso (e spesso con la spinta) degli Stati Uniti, c'è sempre stata una maggiore disponibilità a pagare, e così il debito americano, in questo campo, è di «soli» 248 miliardi. Il piano di austerità scatterà con il primo settembre. Non sono ancora disponibili i calcoli fatti di quanto esso consentirà di risparmiare, ma nessuno si aspetta, ovviamente, che possa compensare il pagamento dei circa 90 mila «caschi blu» attualmente impiegati in varie zone del mondo, e men che meno la nuova spesa che bisognerà affrontare per i 40 mila nuovi soldati che l'Onu dovrebbe inviare in Bosnia-Erzegovina se le parti in causa, quando martedì prossimo torneranno a riunirsi a Ginevra, si dichiareranno d'accordo sul piano di spartizione. Che fare? L'unica soluzione che è venuta in mente è stata quella di «delegare» la cosa alla 'Iato, e infatti Boutros Ghali ha già programmato di incontrar ;i con il segretario generale dell'alleanza atlantica, Manfred Woerner, subito dopo il sì alla spartizione della Bosnia da parte di serbi, croati e musulmani. Franco Pantarelli Uffici chiusi alle 18 per consumare meno elettricità Il segretario dell'Onu Boutros Ghali e un'immagine della sala dell'Assemblea (FOTO UPI]

Persone citate: Boutros Ghali, Franco Pantarelli, Manfred Woerner, Ronald Reagan

Luoghi citati: Bosnia, Bosnia-erzegovina, Ginevra, Stati Uniti, Washington