La scure di Pagani su Telepiù di Maria Corbi

Un anno di tempo per trasmettere via cavo o satellite. Tre ore al giorno «in chiaro» ma senza pubblicità Un anno di tempo per trasmettere via cavo o satellite. Tre ore al giorno «in chiaro» ma senza pubblicità La scure di Pagani su Telepiù Ridotte a dm le pay tv, coro di proteste ROMA. Un Consiglio dei ministri, quello di ieri importante per gli scenari televisi prossimi venturi. Scendono infatti da nove a otto i network privati nazionali: sei circuiti televisivi via etere più due reti a pagamento. Scomparirà così una delle tre reti del circuito «Tele + » che, fra l'altro dovrà sempre in base al decreto sull'emittenza reiterato ieri - abbandonare entro un anno la diffusione via etere. Un duro colpo per Tele + che se vorrà continuare a entrare nelle case degli italiani con film e sport dovrà in breve tempo riorganizzarsi tecnicamente per trasmettere via cavo o via satellite. Un cambiamento impossibile in un tempo così breve. Almeno secondo Tele-tche si sente perseguitata. La vede diversamente il ministro delle Poste e Telecomunicazioni Pagani secondo cui, non si «tratta di vietare le pay tv, ma di indicare il loro naturale campo di sviluppo, che non sta nelle frequenze terrestri ma, così come avviene nei Paesi più avanzati, a partire da Usa e Gran Bretagna, nel cavo o nel satellite». E poi, aggiunge il ministro, dodici mesi sono più che sufficienti. Entrambe le modifiche introdotte dal governo ieri erano state già concordate in commissione alla Camera, ma non al Senato. Fino all'entrata in vigore del nuovo piano delle frequenze, previsto entro tre anni, non saranno date altre concessioni. Quindi i network nazionali privati rimarranno sei, le tre reti Fininvest più Telemontecarlo, Rete A e Videomusic. Ma fino a che non si procederà al riordino dell'etere continueremo a vedere anche le televisioni prive della concessione (Rete Capri, Elefante e Tele + ). Dalla riunione di ieri è uscito anche un pacchetto di misure per le tv locali per cui resta confermato il termine del 30 novembre '93 per la presentazione delle domande di eoncesI sione. «E non ci sarà nessuna sanatoria - ha fatto sapere Pagani - o proroga per le emittenti che non rispetteranno tale scadenza». Più complesso ottenere l'autorizzazione. Oltre ai requisiti richiesti dalla legge 223 del '90 è stato introdotto l'obbligo di realizzare un telegiornale dal 30 novembre prossimo, la presentazione dei bilanci, e un'organico non inferiore a tre dipendenti. Limiti adottati da Pagani per evitare la polverizzazione delle emittenti e per «fare in modo che le tv locali siano imprese serie e di una certa consistenza». Non è stato invece recepito un altro emendamento appor¬ tato dalla Camera, che concedeva alle tv locali con fatturato inferiore a 200 milioni alcuni sgravi, nonché la possibilità di consorziarsi. E' stata però introdotta la categoria delle «tv comunitarie», quelle che non hanno interessi commerciali, per le quali sono previsti alcuni benefici. Parte delle quote, poi, del canone di abbonamento alla radiotelevisione spettanti alle amministrazioni statali, circa 300 miliardi, verranno utilizzate a sostegno dell'emittenza televisiva e radiofonica locale Molte emittenti locali non hanno i requisiti richiesti, né riusciranno a mettersi in rego¬ la. E così scompariranno liberando frequenze. Ma Pagani avverte, caso mai qualcuno avesse dei progetti in proposito, che queste andranno a confluire «nel demanio di frequenze di disponibilità dello Stato». «Verranno utilizzate per la ricerca di nuove tecniche di comunicazione». Giudizi contrastanti dalle associazioni di televisioni locali. Secondo Sergio Rogna, consigliere di «Terzo Polo», «il nuovo decreto legge di Pagani è positivo perché recepisce la volontà della Camera di sostenere le tv locali, ma è insoddisfacente e crea squilibrio per la parte che autorizza le emittenti nazionali prive di concessione a trasmettere per altri tre anni». Nel panorama delle regole televisive il prossimo appuntamento a Palazzo Chigi è con l'approvazione del regolamento sulle pay tv che giovedì Pagani ha trasmesso al Consiglio di Stato. Le nuove regole limitano a due il numero delle pay tv a cui saranno consentite tre ore di trasmissione giornaliere in chiaro senza pubblicità, con l'esclusione della fascia del «prime time». Quando il regolamento avrà il via del Consiglio dei ministri, forse entro ottobre, il primo a farne le spese sarà Biscardi con il suo «Processo». Maria Corbi Il ministro Maurizio Pagani: «Il decreto non vuole vietare le pay tv». Sotto, l'amministratore delegato di Tele+, Mario Zanone Poma, che

Persone citate: Biscardi, Elefante, Mario Zanone Poma, Maurizio Pagani, Sergio Rogna

Luoghi citati: Gran Bretagna, Pagani, Roma, Usa